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La guerra in Siria ha da sempre un attore fondamentale, le cui operazioni servono a capire in mantiene molto chiara le dinamiche del conflitto: Israele. Lo Stato ebraico è coinvolto in Siria dall’inizio della guerra. Gli “obiettivi iraniani”, come definito dai vertici delle Israel defense forces (Idf), sono il nucleo fondamentale della sua strategia. Ma gli obiettivi sono stati diversi e, negli anni, non è stato disdegnato il supporto alle milizie ribelli del Sud sia per colpire Bashar al Assad sia per avere un valido alleato nel fase post-bellica.

Ma la guerra non è andata come previsto: Assad resiste e non sembra intenzionato a cedere il potere. E in ogni caso, Israele, e con esso la coalizione internazionale a guida statunitense, si trovano a dover assistere a una pesante sconfitta strategica. Una sconfitta che, nei loro piani, può essere limitata soltanto facendo ritirare l’Iran e le forze alleate dal territorio siriano. È Teheran il vero obiettivo di Israele e degli Stati Uniti. E ogni raid in Siria (e forse anche in Iraq come confermato di recente dalla Difesa israeliana) aveva questo scopo.

L’ultimo raid è avvenuto in questi giorni, proprio mentre la Russia riprendeva i suoi bombardamenti sulle postazioni jihadiste di Idlib. Come scrive La Stampa, “l’aviazione israeliana ha compiuto questo pomeriggio un massiccio raid sul Wadi Ayoun, vicino a Masyaf, e nell’area di Harf Bnamra, fra le provincia siriane di Hama e Tartus. L’obiettivo sembrano essere installazioni militari iraniane individuate dell’intelligence nelle scorse settimane”. 

Secondo gli analisti israeliani, l’obiettivo dei raid erano delle costruzioni che, in base alle immagini satellitari, erano da considerare delle basi per nuovi missili terra-terra. La società israeliana di immagini satellitari, la ImageSat International, ha rilasciato proprio in queste ore le foto scattate dal satellite di un sito distrutto in Siria, a sud della città di Masyaf. Una base che sembra essere quella oggetto dell’ultimo raid ad Hama.

I media statali siriani hanno riferito il raid c’è stato, ma che la contraerea ha intercettato diversi missili nei pressi di Wadi Al Uyun. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, gli aerei da guerra sono entrati nello spazio aereo libanese. Mentre altri attacchi, probabilmente sempre israeliani, sono stati segnalati nella città di Banias. Secondo i media, si tratterebbe anche in questo caso di obiettivi militari, in particolare di un centro di ricerca.

Non una novità in questo conflitto. Israele ha sempre colpito qualsiasi sito militare considerato parte della cosiddetta “infrastruttura iraniana”. Come confermato di recente da un alto ufficiale delle Idf, le forze armate dello Stato ebraico, soltanto nell’ultimo anno e mezzo, hanno colpito più di 200 obiettivi in Siria, utilizzando circa 800 tra missili e colpi di mortaio. Un numero considerevole, visto che, formalmente, Israele non ha dichiarato guerra. Ma la sostanza ormai supera di gran lunga la forma, in questo difficile conflitto.

Ma perché Israele ha colpito proprio ora? La tregua, cercata e voluta da Vladimir Putin dopo gli incontri con Benjamin Netanyahu e i funzionari iraniani, è finita? Probabilmente, e questo rientra da sempre nella strategia del governo israeliano, Netanyahu ha voluto inviare un segnale. Proprio mentre le forze russe e siriane possono scatenare l’offensiva su Idlib, spazzando via il “santuario di Al Qaeda” in Siria, Israele riporta alla luce il suo vero problema : l’Iran. 

Netanyahu vuole garanzie da Putin sul ritiro dell’Iran e delle forze ad esso collegate. Ma il Cremlino ha già detto che, pur avendo fatto il possibile, non può costringere la Repubblica islamica a ritirare le proprie forze dal territorio siriano. Per Putin non è essenziale avere l’Iran in Siria. Anzi, per certi versi ora può anche essere controproducente per Mosca, visto che la presenza iraniana di fatto sostiene il gioco di Israele e Stati Uniti per colpire o rimanere in Siria mentre le forze russe e di Damasco sono intente a sconfiggere la sacca jihadista di Idlib.

Ma la Russia non può fare tutto. E adesso, il rischio della ripresa dei raid israeliani getta una nuova ombra sull’ultima offensiva per far finire la guerra al fianco di Assad. L’Iran non sembra affatto interessato a ritirarsi dalla Siria. E con il possibile allargamento dei bombardamenti israeliani anche in Iraq, la situazione appare molto meno limpida.

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