Sia in Ucraina che in Israele oramai sono tutti concordi su un punto: lo Stato ebraico fornirà aiuti militari a Kiev. In particolare, come sottolineato su Repubblica, il governo del premier Benjamin Netanyahu è pronto a girare all’esercito ucraino tecnologia anti drone. Forniture con le quali Kiev potrà difendersi dagli attacchi dei droni russi (e iraniani) perpetuati su molti fronti.
Per l’Ucraina però l’arrivo di sistemi anti drone altro non è che un primo passo. I vertici della Difesa ucraini hanno più volte lasciato intendere di aspettarsi di più da Israele. E, in particolare, di voler chiedere i sistemi di difesa contro missili balistici. Su questo punto però, non è detto che arrivi il via libera del primo ministro israeliano.
Il sostegno di Israele a Kiev dall’inizio della guerra
Due giorni dopo l’inizio del conflitto, l’allora premier Naftali Bennett si è recato a Mosca per incontrare Vladimir Putin. Un’immagine che ben può sintetizzare la posizione israeliana sulla guerra: lo Stato ebraico, il terzo Paese più russofono al mondo dopo l’emigrazione dall’area ex sovietica, vuole mantenere buoni rapporti sia con Mosca che con Kiev. E provare, a poco alla volta, a guidare un fronte diplomatico capace di portare a una mediazione.
Nei mesi successivi però qualcosa è andato storto. Tra la Russia e Israele i rapporti hanno iniziato a incrinarsi. Prima la fuga del rabbino capo di Mosca dalla federazione per il suo rifiuto di sostenere pubblicamente le operazioni belliche di Putin. Poi altri episodi che hanno acuito le tensioni tra le parti. Ma soprattutto, in Israele non hanno ben visto l’uso da parte russa dei droni iraniani per bombardare l’Ucraina. Segno quest’ultimo di rapporti molto intensi tra Mosca e Teheran.
Bennett prima e Netanyahu poi, subentrato alla guida del governo a gennaio, hanno quindi cambiato leggermente posizione. Pur mantenendo una certa equidistanza tra le parti, anche perché Israele ha tutto l’interesse a mantenere buoni rapporti con la Russia per via della questione legata alla presenza iraniana in Siria, lo Stato ebraico ha iniziato a inviare maggior supporto all’Ucraina. Prima sotto forma di aiuti umanitari. Poi anche militari, seppur limitati alla fornitura di elmetti e giubbotti antiproiettile.
La possibile fornitura di dispositivi anti drone rappresenterebbe quindi un ulteriore salto di qualità. Kiev avrebbe in mano la tecnologia israeliana, una delle più avanzate in materia, per mettere fuori uso i temibili droni iraniani usati da Mosca. Garantendo quindi maggiore protezione per i propri soldati schierati nelle profonde trincee del Donbass. Fonti israeliane hanno reso noto al portale d’informazione Axios che la vendita di sistemi anti drone all’Ucraina è cosa fatta: Netanyahu ha già deciso, di intesa con i suoi più stretti collaboratori, di procedere con la fornitura a favore di Kiev.
Perché Kiev vuole maggiori forniture
Se in Israele si parla di passo in avanti nel sostegno all’Ucraina, da Kiev invece si rimarca come dal governo di Netanyahu ci si aspetti ancora di più. Sempre su Axios, fonti ucraine hanno fatto sapere di avere già in dotazione importanti sistemi anti drone. Tanto che l’Ucraina, allo stato attuale, ritiene di essere in grado di intercettare almeno tra il 75% e il 90% dei droni lanciati dalla Russia.
Kiev preme per forniture giudicate ancora più importanti. A inizio guerra, lo stesso presidente Zelensky aveva chiesto il sistema Iron Dome. Ossia le batterie di difesa aerea che Israele attiva quando riceve piogge di missili nemici dalla Striscia di Gaza. Con l’arrivo in Ucraina dei Patriot statunitensi e con il prossimo invio dei sistemi Samp-T da parte di Italia e Francia, questa esigenza sembrerebbe superata.
Ma Kiev starebbe premendo ugualmente per ottenere da Israele sistemi di difesa contro i missili balistici. Secondo la stampa israeliana, Netanyahu vorrebbe rifletterci a lungo prima di dare concrete risposte. Fornire all’Ucraina simili sistemi, significherebbe cambiare radicalmente la strategia e la posizione dello Stato ebraico nel conflitto. Dare a Kiev tecnologia contro i droni, non dovrebbe pregiudicare i rapporti con la Russia. Ma girare invece sistemi contro i missili balistici, potrebbe far perdere a Israele il ruolo di “terzo”. La scelta quindi non è delle più semplici. E, di conseguenza, la risposta non è delle più scontate.