Il governo di Israele ha dato il via alla costruzione della barriera sottomarina che delimita il mare della Striscia di Gaza.
L’iniziativa, voluta fortemente dal governo di Benjamin Netanyahu, prevede la costruzione di un “molo impermeabile unico al mondo”, come definito dal ministro della Difesa, Avigdor Lieberman.
Secondo quanto rivelato dai media israeliani, la barriera sarà composta da tre diversi strati, di cui uno interamente subacqueo. Un muro che bloccherà ogni passaggio da e verso Gaza vicino alla costa. Gli altri due livelli saranno costituito da una barriera di cemento corazzato e da un terzo strato, ancora più in alto, di filo spinato. Non si conoscono né la profondità né la lunghezza, ma dovrebbe essere completata entro il 2019.
Israele e la difesa della costa
La decisione di costruire una barriera marina è da molti anni oggetto di studio da parte della Difesa israeliana. Lo spunto per la sua realizzazione lo si è avuto nel 2014, con l’operazione Margine di protezione delle Israel defense forces (Idf). L’operazione, che ebbe luogo nell’estate del 2014, vide morire sul campo circa 70 israeliani (66 soldati) e almeno 2mila palestinesi di cui molti, donne e bambini.
In quell’occasione, alcuni sommozzatori di Hamas, l’organizzazione che controlla Gaza, tentarono di raggiungere il kibbutz di Zikim e furono uccisi dalle forze di sicurezza israeliane dopo un conflitto a fuoco che vide addirittura l’impiego delle forze navali israeliane. Israele si scoprì del tutto vulnerabile nella difesa delle coste, tanto che cinque sommozzatori (poi uccisi) misero in scacco tutto il sistema di protezione della comunità al confine della Striscia.
Nel tempo, Israele ha deciso di dare un grande slancio al settore marittimo. La protezione delle coste contro Hamas e contro Hezbollah è divenuta parte integrante della politica strategica israeliana. A questo, si è unita la scoperta dei ricchissimi giacimenti di gas dei fondali delle acque territoriali. E per questo, oltre all’arrivo delle piattaforme estrattive, sono arrivate sia l’Iron Dome navale che l’aumento del budget destinato alla flotta militare.
Hamas, dal canto suo, ha notevolmente ampliato la propria capacità marittima, proprio perché consapevole che via mare Israele è molto più vulnerabile che via terra. Le cifre date dalla Difesa israeliana parlano anche di un milione di potenziali sommozzatori tra le fila di Hamas. Un numero certamente eccessivo. Ma che l’organizzazione palestinese abbia incrementato la sua strategia navale, è risaputo. Anche perché Israele ha molti più interessi via mare di prima. E il muro che circonda Gaza via terra sta diventando sempre più inespugnabile.
Il muro di Gaza
Il confine con Gaza diventa ogni giorno più instabile. Da settimane, migliaia di palestinesi stanno manifestando davanti alla recinzione costruita da Israele. Il numero dei morti tra i palestinesi ha già superato i 120 e i feriti sono almeno 13mila.
La barriera terrestre, lunga circa 65 chilometri, è un muro sia sotterraneo che superficiale che circonderà la Striscia di Gaza, una volta completato, distruggendo i tunnel di Hamas e, al contempo, bloccando ogni tipo di accesso dei palestinesi in territorio israeliano se non attraverso i valichi.
Questa scelta strategica di Israele, se è perfettamente coerente con gli obiettivi del governo di Netanyahu, dall’altro lato sta rendendo impossibile la vita nella Striscia, condannando Gaza al collasso. Hamas, d’altro canto, non sta facendo nulla per trovare una soluzione di compromesso. E la scelta di organizzare ancora manifestazioni vicino al recinto di confine significa di fatto dare il via libera all’aumento del numero dei morti.