Nonostante il radicalismo e il credo in una dottrina estremista e violenta, pare che in Iraq gli jihadisti e, in particolare, i cosiddetti foreign fighters, stiano perdendo quella convinzione ideologica e quella fede che avevano manifestato solo fino a qualche mese fa. Molti dei ribelli giunti dall’estero per unirsi al Califfo Al Baghdadi chiedono di essere trasferiti altrove o, semplicemente, si rifiutano di combattere. È quanto emerge dalla documentazione rinvenuta lo scorso mese dalle forze governative irachene in una vecchia base di Daesh, in un quartiere di Mosul. Il dossier, reso noto dall’Independent, fa riferimento a 14 combattenti “problematici” del battaglione Tariq Bin Ziyad. Le forze antiterrorismo irachene hanno scoperto i documenti in una casa nel quartiere di Al Andalus, impiegata come sede amministrativa della milizia islamista.Tra gli islamisti è maturata una certa disillusioneAl suo apice, l ‘Isis ha attirato migliaia di nuove reclute e controllava circa un terzo del territorio iracheno. I combattenti, giunti in Iraq – e poi in Siria – da decine di paesi stranieri, hanno assunto la caratteristica, anche nell’immaginario collettivo, del militante accecato dalla fede e pronto a morire in nome di Allah. Tuttavia, le pesanti sconfitte militari incassate negli ultimi mesi, hanno generato all’interno dell’universo islamista una certa disillusione. In Iraq, i combattenti del califfato islamico sono ormai assediati nella parte occidentale di Mosul, la più grande città controllata da Daesh e capitale “autoproclamata” del Califfato.I Foreign Fighters si rifiutano di combattereLe testimonianze contenute nel rapporto citato dall’Indipendent parlano chiaro: “Non vuole combattere, vuole tornare in Francia” – si legge, in relazione ad uno dei cinque cittadini francesi di origine algerina menzionati nel rapporto – “Afferma di voler compiere un’operazione di martirio in Francia. Si dichiara malato, ma non dispone di un certificato medico”. Questo sembra accertare i dati raccolti dalle autorità francesi, che parlano di un drastico calo del numero dei Foreign Fighters che si recano in Siria e in Iraq per unirsi all’organizzazione terroristica. Di settecento cittadini francesi non si hanno più notizie: tra questi ci sono anche 275 donne e 17 minori.Il file trovato dalle forze governative irachene farebbe riferimento al 2015 e, in buona parte, allo scorso anno.Al di là dei dati anagrafici, nella documentazione è specificato il paese di origine, quello di residenza, la data di nascita, il gruppo sanguigno, le armi possedute: oltre a ciò, nel file è indicato il numero di mogli, bambini e bambine “schiave” che ogni jihadista ha a propria disposizione. Secondo le autorità irachene, si tratterebbe di una documentazione autentica. Interessante è la lucida meticolosità con cui i terroristi raccolgono i dati relativi ai propri adepti.Ribelli islamisti giunti dall’Europa, Francia in particolareI francesi non sono gli unici Foreign Fighters menzionati. Vengono citati, tra gli altri, anche due militanti kosovari, i quali si sarebbero rifiutati di combattere e avrebbero chiesto il trasferimento in Siria. Degli oltre 4 mila combattenti stranieri che hanno lasciato i Paesi dell’Unione europea per raggiungere l’Iraq e la Siria, circa un terzo sarebbero tornati in patria, secondo un rapporto del Centro Internazionale dell’Aja specializzato nella lotta al terrorismo. Il 14% risulta deceduto in battaglia, mentre il restante risiede ancora all’estero o in un’ubicazione sconosciuta.“La gente crede che siano i più motivati; ma ci sono un sacco di combattenti stranieri che hanno scoperto che l’esperienza nell’Isis non era quella che si aspettavano” – osserva Aymenn al-Timimi, analista specializzato in gruppi militanti radicali. Le truppe irachene hanno affrontato una raffica di autobombe suicide e una feroce resistenza durante il primo mese delle operazioni militari volte a riconquistare Mosul. Tuttavia, i progressi nelle ultime settimane sono stati molto rapidi.  Alla fine del mese scorso, il primo ministro Haider al-Abadi ha affermato che i militanti dell’Isis sarebbero “crollati in fretta”.La battaglia di MosulDopo tre mesi di violenti combattimenti strada per strada, durante i quali Daesh ha impiegato migliaia di autobombe guidate da autisti suicidi votati al martirio, le truppe di Baghdad affermano di aver completato  la riconquista di tutta la parte orientale di Mosul e dei cinque ponti sul fiume Tigri che collegano ai quartieri occidentali, ancora nelle mani del Califfato. Lo scollamento e la disillusione che si fanno largo tra le file degli jihadisti, benché la guerra sia ancora lunga, può essere un fattore determinante nella capitolazione delle truppe del Califfo.

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