“L’Isis voleva cancellare la presenza cristiana e invece i jihadisti se sono andati, mentre noi siamo tornati”. È un “messaggio di speranza e di vittoria”, per monsignor Bashar Matti Warda, arcivescovo caldeo di Erbil, la riconsacrazione della chiesa di San Giorgio a Telskuf, nella Piana di Ninive, in Iraq.

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Questo luogo di culto cristiano, come tanti nella regione irachena martoriata da due anni di brutale occupazione jihadista, era stato profanato e distrutto dagli estremisti islamici. La furia delle bandiere nere si era abbattuta su altari e statue, come quella della Vergine, a cui i jihadisti hanno tagliato la testa.

Dopo il restauro dell’edificio, che è stato possibile grazie al contributo di 100mila euro offerto dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, nel quadro del “Piano Marshall” lanciato dalla stessa Ong per favorire il ritorno dei cristiani a Ninive, la chiesa ha riaperto i battenti e l’8 dicembre, in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, sull’altare di San Giorgio è stata nuovamente celebrata la Messa.

Un traguardo, questo, che poco più di un anno fa sembrava irrealizzabile. Dopo essere stato riconquistato dai peshmerga curdi, Telskuf si presentava come un villaggio spettrale, con gli edifici crivellati dai colpi, le strade coperte dalle macerie, le case vuote e i negozi abbandonati. Oggi, in questa cittadina che dista circa trenta chilometri da Mosul hanno fatto ritorno due terzi delle 1500 famiglie che nell’agosto del 2014 avevano dovuto lasciare in fretta le proprie abitazioni per sfuggire alla ferocia dell’Isis.

E ora che la chiesa di San Giorgio è tornata a splendere, “più bella e gloriosa” di prima, anche altri potrebbero convincersi a tornare. “La riapertura della chiesa rappresenterà un potente incentivo per il ritorno dei cristiani in questa cittadina e in tutta la regione”, conferma monsignor Warda. “Il restauro di San Giorgio e la ripresa delle attività della chiesa”, ha spiegato il presule, “è un segnale forte e positivo” per i cristiani iracheni provati da guerra, violenze e atrocità.

“La riapertura della nostra chiesa è un potente simbolo e rafforza la nostra determinazione a ricostruire i nostri villaggi”, ha continuato l’arcivescovo di Erbil, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito al restauro del luogo di culto cristiano. “Grazie a voi possiamo lodare Dio, che ha preservato la presenza cristiana in questa terra”, ha affermato con gratitudine il monsignore.

Ci sono diversi modi di sostenere i cristiani che soffrono. 
Questi sono tre progetti, tutti con un unico obiettivo: non lasciare soli i cristiani di Aleppo

Iban: IT67L0335901600100000077352 Banca Prossima
Causale: ilgiornale per i cristiani

 

Sabato scorso, dopo che l’esercito di Baghdad ha ripreso il controllo degli ultimi territori rimasti in mano ai jihadisti nelle province occidentali di Ninive e al Anbar, al confine con la Siria, il primo ministro iracheno, Haidar al Abadi ha annunciato la fine della guerra contro l’Isis. “La vittoria è stata ottenuta grazie all’unità di tutti gli iracheni nella lotta contro un nemico che non pensava che avremmo visto questo giorno”, ha detto il primo ministro ai microfoni delle tv locali. Quel giorno, invece, è arrivato e nella Piana di Ninive, dopo anni di silenzio, tornano a suonare le campane.

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