La pressione dei militari russi stipati lungo il confine orientale dell’Ucraina. L’intesa, ancora mancante, per un possibile incontro chiarificatrice tra il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri russo, Segej Lavrov. La telefonata effettuata da Joe Biden al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nella quale l’inquilino della Casa Bianca avrebbe detto al suo omologo che l‘invasione di Mosca è “praticamente certa”. La crisi ucraina continua a tenere il mondo con il fiato sospeso, soprattutto perché, ad oggi, non si capisce come potrebbe evolversi la vicenda.



Da Mosca continuano a ripetere che non c’è nessuna intenzione di lanciare un’invasione, ma il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, ha spiegato che ci sono circa 112.000 militari russi al confine, e che il loro numero raggiunge quota 130mila se si includono anche le unità navali e aeronautiche. Da Washington, al contrario, sono certi che Vladimir Putin non abbia alcuna voglia di fermarsi; non a caso Biden avrebbe detto a Zelensky che le forze russe potrebbero presto “saccheggiare Kiev” e che l’invasione russa è ormai imminente. In mezzo a tutto questo resta da capire se e quando Stati Uniti e Russia si incontreranno per chiarire i punti più spinosi della vicenda.

Biden e l’invasione “imminente” di Mosca

A proposito di Biden, non sappiamo se le parole del presidente americano siano basate su reali dati di fatto, magari frutto di un lavoro d’intelligence, o se quelle frasi siano state utilizzate soltanto per spingere Mosca a uscire allo scoperto e, allo stesso tempo, convincere Kiev a non abbassare la guardia. In ogni caso, la presunta previsione di Biden ha avuto come principale effetto quello di gettare ulteriore benzina sul fuoco. Previsione, tra l’altro, rilanciata da un funzionario ucraino al corrispondente dell’emittente Cnn Matthew Chance. Secondo questa versione, Biden avrebbe suggerito al presidente ucraino di prepararsi “all’impatto”.

Mappa di Alberto Bellotto

Il presidente americano sarebbe persino stato invitato da Zelensky a mantenere la calma e ad abbassare i toni, dal momento che, dal punto di vista di Kiev, la situazione non desta questo livello di preoccupazione. Lo stesso Zelensky ha esortato l’Occidente a non scatenare “il panico” nella crisi con la Russia. La nota ufficiale diramata dalla Casa Bianca dopo il colloquio telefonico tra i due leader non menziona l’episodio e lascia intendere, al contrario, che Biden sia molto fiducioso circa una risoluzione della crisi con gli strumenti della diplomazia. Biden ha inoltre rimarcato che, nonostante la partenza dei familiari del personale dell’ambasciata, la rappresentanza diplomatica degli Stati Uniti a Kiev “rimane aperta e pienamente operativa”. Le parti hanno quindi discusso “gli sforzi diplomatici coordinati sulla sicurezza europea”, rimarcando il principio secondo il quale “nessuna decisione sull’Ucraina va presa senza l’Ucraina”.

Situazione di stallo

Tutto tace sul fronte della diplomazia. L’ambasciatore americano in Russia, John Sullivan, ha spiegato che sul tavolo non vi è alcun accordo per l’incontro Blinken-Lavrov, dopo il faccia a faccia di una settimana fa a Ginevra organizzato per cercare di allentare le tensioni sulla crisi ucraina. “Aspetteremo di vedere quali saranno la reazione e la valutazione del governo russo sulle risposte scritte. E poi, come ha osservato il segretario Blinken, mi aspetterei che ci sia una discussione – una conversazione telefonica o forse un incontro, non so, non è stato concordato”, ha affermato Sullivan. “Non sarei sorpreso se ciò accadesse in un tempo relativamente breve. Ma questo dipende dal governo russo, dalla sua risposta ai documenti che Usa e Nato hanno presentato”, ha quindi aggiunto lo stesso ambasciatore.



A proposito di Lavrov, il ministro russo ha detto che la risposta della Nato alle proposte di Mosca per un trattato di sicurezza europeo è “così ideologica” e si concentra così tanto sul cosiddetto “scopo speciale” ed “eccezionalismo” dell’Alleanza Atlantica che “mi sono sentito persino un pò imbarazzato per coloro che l’hanno scritto”. “Rispetto al documento che ci è stato inviato dalla Nato, la risposta americana è quasi un modello di decenza diplomatica”, ha aggiunto.

Gelida la contro replica di Jens Stoltenberg. Il segretario generale della Nato, intervenendo a un evento dell’Atlantic Council ha spiegato che “se la Russia vuole meno Nato ai suoi confini, allora in realtà ha ottenuto esattamente il contrario. E se useranno di nuovo la forza contro l’Ucraina, otterranno ancora più Nato ai loro confini”. Sull’escalation Stoltenberg ha ammesso che per ora non c’è alcuna certezza dei piani di Mosca ma anche che “l’Ucraina può imporre costi alla Russia se dovesse scattare l’invasione”. Come se non bastasse, Stoltenberg ha sottolineato che un conto è la difesa reciproca degli alleati Nato – prevista dall’articolo 5 del trattato dell’Atlantico del Nord – e “un altro è la questione di quale sostegno dare all’Ucraina”,  definito “un partner importante, non un alleato”. “Su questo tra gli alleati ci sono visioni diverse, non lo nascondo”, ha aggiunto, ancora, il segretario Nato, specificando che “alcuni sono contrari a fornire equipaggiamenti militari”, mentre altri, come gli Stati Uniti “stanno fornendo addestratori” militari. La Nato “non prevede di dispiegare truppe da combattimento in Ucraina” ma “le conseguenze sono diverse se la Russia invade un Paese alleato o se invade un Paese partner”, ha concluso Stoltenteberg.

Intanto dal Pentagono è arrivato un messaggio forte e chiaro: gli Stati Uniti non useranno le truppe in Ucraina a scopo di combattimento. Lo ha spiegato, nel dettaglio, il capo dello stato maggiore congiunto Usa Mark Milley, dichiarando che una guerra a Kiev avrebbe “conseguenze spaventose” e causerebbe “un significativo numero di vittime civili”. Certo è che, ha aggiunto ancora Austin, “il conflitto in Ucraina non è inevitabile”. Come se non bastasse, anche se non conoscono ancora la decisione di Vladimir Putin, gli Usa hanno un “ferreo impegno” verso gli alleati Nato.

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