Se negli anni Cinquanta e Sessanta la corsa con l’Unione Sovietica era quella verso lo spazio, il decennio 2020-2029 sarà caratterizzato da un’altra competizione, quella per l’intelligenza artificiale. Negli Stati Uniti, infatti, il maggior timore sembra essere diventato quello di essere soppiantati dalla Cina come punto di riferimento mondiale per le tecnologie di nuova generazione. Una paura che sta portando la politica statunitense a chiedersi come ovviare a questo, momentaneo, svantaggio. La “soluzione” è stata proposta in una conferenza della National Security Commission on Artificial Intelligence (commissione per la sicurezza nazionale sull’intelligenza artificiale) dal leader dei democratici al Senato Chuck Schumer, che ha sottolineato la necessità di creare una nuova agenzia federale per sviluppare tecnologie all’avanguardia.
Servono maggiori investimenti
La capacità di investimento di questa agenzia, stando alle stime dello stesso Schumer, dovrebbe essere di circa 100 miliardi di dollari, così da poter stanziare fondi contemporaneamente allo sviluppo di computer quantistici, di robot, di reti 5G e, soprattutto, di un’intelligenza artificiale realmente affidabile. Qualora il Congresso dovesse approvare la nascita di questa agenzia i fondi sarebbero investiti nelle università, nelle aziende (anche start up) operanti in questo campo e in altre agenzie governative specializzate nello sviluppo di nuove tecnologie. Una proposta che è arrivata poco dopo la presentazione di un rapporto preliminare della commissione per la sicurezza nazionale sull’intelligenza artificiale guidata da Eric Schmidt, ex-amministratore delegato di Google, e da Robert Work, vice segretario alla Difesa dal maggio 2014 al luglio 2017. Nei primi studi e approfondimenti, fatti dalla commissione, è emerso che la burocrazia e i pochi investimenti finanziari da parte del governo federale potrebbero creare intoppi futuri alla ricerca e sviluppo sull’intelligenza artificiale.
I “punti deboli” degli Stati Uniti
Proprio l’IA sarà cruciale nel “confronto” con la Cina e nonostante che nel rapporto viene sottolineato come l’amministrazione Trump (al pari di quella Obama) stia affrontando gli aspetti negativi, ma permane comunque il rischio concreto di vedere gli Stati Uniti scalzati dalla loro leadership tecnologica. I maggiori fondi stanziati dal governo di Pechino stanno permettendo alle aziende cinesi (tutte controllate dallo Stato) di fare incredibili passi in avanti nel campo dell’intelligenza artificiale, specialmente nell’integrazione di questa nei computer e nei sistemi di bordo dei mezzi e dei velivoli delle forze armate. Proseguendo su questa strada il rischio per gli Stati Uniti è perdere la supremazia militare e industriale, oltre a quella universitaria. L’istruzione, infatti, non è un “campo di battaglia” da sottovalutare nel futuro perché più investimenti disponibili comportano una maggiore attrazione per studenti e ricercatori nel campo delle tecnologie. Il primo campanello d’allarme è il calo delle domande di ammissione da parte degli studenti cinesi, che fino a qualche anno fa costituivano la colonna portante di molti atenei e che ora, -anche per motivi politici–, stanno iniziando a spostarsi verso università asiatiche. Nel rapporto di Schumer e Work viene evidenziato anche questo potenziale problema, soprattutto perché molte persone di nazionalità cinese hanno raggiunto negli anni posizioni di vertice in molte aziende operanti nelle nuove tecnologiche americane.
Un futuro di cooperazione?
Expertise che è considerato necessario negli Stati Uniti, anche se sono molti i timori da parte degli esponenti politici di entrambi gli schieramenti sulla possibilità che gli stessi cinesi facciano spionaggio industriale a favore del governo di Pechino. La soluzione, allora, potrebbe essere gettare le basi per favorire la cooperazione tra i diversi Paesi interessati a creare un’intelligenza artificiale affidabile e ben integrata con gli attuali sistemi. Da vedere se e in quale modo sarà possibile instaurare una collaborazione in un tema delicato come quello dell’IA, specialmente negli aspetti relativi al mondo militare e a quello della sicurezza nazionale.
Certo è che se non dovesse esserci una cooperazione tra Stati Uniti e Cina, per Washington l’unico modo per rimanere al passo di Pechino è tramite l’aumento degli investimenti e lo snellimento della burocrazia interna al Dipartimento della Difesa, dove molti progetti e programmi rimangono bloccati o vengono rallentati nel lungo processo decisionale.