Non è la prima volta che, all’interno delle dinamiche riguardanti la guerra civile in Siria, una stessa località passa più volte di mano da uno schieramento all’altro nel giro di poche settimane. Questa volta è toccato alla strategica cittadina di Saraqib, posta nella convergenza delle autostrade M5 ed M4, le due più importanti della Siria. Conquistata dall’esercito lo scorso 7 febbraio, nella serata di questo mercoledì i gruppi islamisti filo turchi sono riusciti a sfondare nuovamente le linee del fronte ed a riprenderla nelle proprie mani. Ma se per adesso i siti filo jihadisti esultano, in realtà c’è già chi parla di mera “vittoria di Pirro”: il costo, in termini di uomini e mezzi, per le milizie islamiste è stato salatissimo e potrebbe essere pagato con la sconfitta in altre aree della provincia di Idlib, l’ultima ancora fuori dall’orbita del presidente Assad.
La riconquista di Saraqib ad opera delle milizie
Questa località non è solo strategica da un punto di vista militare, bensì anche sotto il profilo politico e simbolico. Quando tra il 2015 ed il 2017 all’interno della provincia di Idlib si sono fronteggiati i vari gruppi islamisti, Saraqib è stata tra le poche città in cui negli scontri non ha prevalso Tahrir Al Sham, l’ex Fronte al Nusra. Al contrario, qui sono sempre state molte radicate le sigle islamiste filo turche, non direttamente ricollegate ad Al Qaeda in Siria ma ugualmente radicalizzate sotto il profilo ideologico e pericolose sotto quello terroristico. Non è un caso che quando l’esercito siriano a gennaio ha ripreso ad avanzare in questa parte della provincia di Idlib, ad Ankara il governo ha reagito mostrando non poco nervosismo. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha inviato decine di uomini e mezzi, esponendoli più di una volta al fuoco siriano e russo tanto da far registrare tra i soldati più di 10 morti in pochi giorni.
Le truppe di Ankara hanno supportato già da metà febbraio i miliziani islamisti contro l’esercito di Damasco, nel tentativo di riprendere Saraqib. Dopo le prime sortite successive all’ingresso dei soldati siriani, nei giorni scorsi è partito l’assalto vero e proprio. Grazie anche alle nuove armi fornite dalla Turchia, i combattenti islamisti hanno lanciato diversi attacchi lungo le linee del fronte soprattutto nella località di Nayrab, porta di ingresso occidentale di Saraqib. Tale cittadina è caduta all’inizio di questa settimana, con i gruppi filo turchi che sono riusciti quindi ad avanzare verso l’autostrada M5 e dunque verso la periferia di Saraqib. La svolta è arrivata mercoledì, quando l’esercito siriano ha dovuto ritirarsi da diversi villaggi attorno la città per evitare eccessive perdite di uomini e mezzi. E così, poche ore dopo, Saraqib è tornata nuovamente nelle mani delle milizie.
L’avanzata dell’esercito siriano a sud di Idlib
Come detto, per gli islamisti e per la stessa Turchia la riconquista di Saraqib sta rappresentando una vittoria simbolica, ma sotto il profilo strategico/militare paradossalmente la situazione ad Idlib per loro appare peggiorata dopo la battaglia per il nuovo ingresso in questa città. A Saraqib sono stati uccisi dai raid decine di miliziani, molte unità nonostante l’appoggio turco sono state decimate e ridimensionate. Per riprendere questo territorio, gli islamisti hanno dovuto lasciare scoperto un altro importante fronte, quello a sud di Idlib tra la provincia di Hama e la piana di Al Ghab. Si tratta di una zona che dall’inizio del conflitto ha rappresentato una roccaforte per molti gruppi jihadisti, in cui l’esercito siriano ha sempre faticato nelle varie battaglie di questi anni per via dell’asperità del territorio.
Ed invece, avanzando da Maarat al Numan, le truppe di Damasco nel giro di 48 ore hanno ripreso in mano una vasta area spingendo per la prima volta dopo 7 anni le truppe di Damasco nelle zone montuose a sud dell’autostrada M4 e della strategica città di Jisr al-Shughur. Questo sta permettendo all’esercito di accorciare notevolmente la linea del fronte all’interno della provincia di Idlib ed accerchiare altri territori strategici. L’impressione è che sia i comandi siriani che quelli russi, hanno considerato sacrificabile Saraqib se il prezzo da pagare per gli islamisti era quello di una totale ritirata dalle località meridionali della provincia di Idlib. L’esercito siriano adesso sta continuando ad avanzare da sud, ma non è escluso che nelle prossime ore possa lanciare un contro attacco su Saraqib.