Previsto da diversi giorni, il nuovo tentativo dei ribelli di rompere l’assedio governativo ai quartieri orientali ad Aleppo è partito nella mattinata di venerdì con ben quattro attacchi kamikaze contro le prime linee dell’esercito siriano; la situazione è in costante evoluzione, l’unico dato certo al momento è che nella seconda città siriana la battaglia infuria tanto nelle zone orientali che in quelle occidentali, sotto il controllo di Damasco.[Best_Wordpress_Gallery id=”325″ gal_title=”Infuria la battaglia di Aleppo”]I comandi russi e siriani già dalla metà di questo mese hanno messo in conto la possibilità di un assalto dei ribelli, guidati dai terroristi del gruppo fondamentalista di Al Nusra, nota filiale siriana di Al Qaeda; che i generali lealisti sul campo sapessero dell’iniziativa jihadista, è ben riscontrabile da quanto successo negli ultimi due giorni, con l’esercito siriano che è avanzato nelle colline sovrastanti il ‘complesso 1070’, ossia il quartiere residenziale popolare in fase di costruzione prima dell’inizio della guerra, il quale costituisce l’avamposto principale dei ribelli nel corridoio a sud di Aleppo che consente agli uomini di Assad l’accerchiamento dei terroristi asserragliati nelle zone orientali della città. Una mossa, quella relativa all’avanzamento nelle alture vicine il complesso 1070, che testimonia l’attenzione dei generali russo – siriani verso il settore più delicato della battaglia per la definitiva riconquista della seconda città del paese; pur tuttavia, l’attacco di Al Nusra è avvenuto più a nord di quanto preventivato, precisamente nel quartiere Al Assad, zona fino ad oggi risparmiata dai combattimenti.Una volta partita la controffensiva ribelle, aerei russi e siriani si sono alzati in volo per dare copertura aerea ai soldati ed ai volontari che adesso cercando di resistere agli assalti jihadisti; la situazione è, come detto, molto confusa e le uniche certezze riguardano al momento il fatto che su Aleppo si sta scatenando un’autentica pioggia di fuoco: razzi hanno colpito le zone controllate dal governo, esplosioni sono state udite in vari punti della città, l’azione degli uomini di Al Nusra appare martellante.È in essere al momento, tra le altre cose, anche una guerra a colpi di propaganda da ambo i lati; se i ribelli mostrano video in cui si vedono le immagini di propri uomini camminare nel quartiere filo governativo di Al Assad, i comunicati dell’esercito siriano attestano invece poche e non significative variazioni delle zone controllate. E’ ancora presto per poter affermare con certezza chi in questo momento sta avendo la meglio: le scene sembrano le stesse dello scorso mese di agosto, quando i ribelli hanno rivendicato l’avanzata su Aleppo, mentre i governativi hanno approfittato della presenza jihadista in alcune aree della città per distruggere interi reparti avversari, come nel caso della battaglia per la riconquista dell’accademia militare non lontana dal quartiere del complesso 1070.
“Gli attacchi sono iniziati questa mattina, venerdì 28 ottobre 2016 – ammette un comunicato dell’esercito siriano diffuso sia tramite il sito del Ministero della Difesa che tramite le pagine social – L’azione è stata condotta dal Fronte Fatih al-Sham (precedentemente conosciuto fronte al-Nusra) e da altre organizzazioni terroristiche, che sono etichettati come “moderati” da molti governi. È stato anche coordinato con un attacco ISIS contro la Syrian Air Force Academy (base aerea di Kweris)”.“Tutti gli attacchi sono stati sventati – continua il comunicato – i terroristi non sono stati in grado di ottenere alcun avanzamento di rilievo e sono state inflitte massicce perdite”. Da parte di molti analisti, viene data per scontata la presenza dei migliori reparti e dei mezzi più importanti da parte del fronte ribelle; sembra un vero e proprio ultimo assalto che, in caso di sconfitta, priverà i jihadisti delle loro principali forze. Damasco scommette proprio su questo: la strategia siriana sembra quella di cercare di perdere meno terreno possibile, grazie anche all’aiuto degli Hezbollah trasferiti nei giorni scorsi sul fronte aleppino, per fare in modo che i rivali dopo questi assalti rimangano con meno mezzi a disposizione, facilitando un’eventuale controffensiva lealista.