Un armistizio al posto di un trattato di pace. Un Paese diviso in due sfere di influenza tra loro contrapposte. Il rischio di un’escalation perenne che potrebbe rianimare il conflitto in qualsiasi momento. L’incubo nucleare a minacciare la pace regionale e, di riflesso, quella globale. Nel caso in cui la guerra in Ucraina dovesse avviarsi verso la cosiddetta soluzione coreana, potremmo immaginarci qualcosa del genere. Con uno scenario che andrebbe a ricalcare quanto accaduto nella penisola coreana dopo la Guerra di Corea (1950-1953).

Se così fosse, l’Europa si troverebbe a fare i conti, sul suo fianco orientale, con una contesa militare congelata da un cessate il fuoco, senza una pace effettiva, ma soprattutto con l’enorme problema politico-territoriale tra Kiev e Mosca rimandato a data da destinarsi. Nella speranza, va da sé, che durante questa sorta di calma apparente ucraini e russi rispettino gli accordi.

Mappa di Alberto Bellotto

Non è l’esito migliore possibile ma rimane sempre meglio della condizione attuale, fanno notare alcuni analisti. È una condizione da evitare perché gli equilibri in campo sono troppo fragili, sostengono altri. Certo è che in Ucraina si continua a combattere da oltre un anno. Non si vedono vincitori ma soltanto sconfitti. Gli uomini cadono come foglie, da una parte e dall’altra, sia soldati che civili innocenti. Per di più la frustrazione comincia ad aleggiare nell’aria. Soprattutto tra le fila russe, dove i mercenari del gruppo Wagner hanno iniziato a lamentarsi ai quattro venti per un presunto, debole, appoggio del Cremlino, mentre a Kiev, secondo alcune indiscrezioni, Volodymyr Zelensky starebbe faticando a trattenere i suoi dal compiere raid e blitz oltre il confine russo.

Gli Stati Uniti e i partner occidentali sostengono il governo ucraino a distanza, inviando aiuti militari, informazioni di intelligence e fornendo addestramento alle sue truppe. Dall’altro lato, la Russia non ha alleati degni di nota tranne la Bielorussia, dato che la Cina ha escluso categoricamente di supportare militarmente Vladimir Putin.

Unendo tutti questi punti prende forma il pantano nel quale stanno combattendo i due sfidanti. Ma quanto potrà durare, ancora, questa guerra ormai diventata una guerra di logoramento? Nessuno è in grado di rispondere alla domanda. Allo stesso tempo nessuno intende fare un passo indietro.

Il paragone con la penisola coreana

I contesti sono differenti ma il contenuto di fondo è simile. Il conflitto coreano, per certi versi, richiama la guerra in Ucraina. Il braccio di ferro tra Pyongyang e Seoul non è mai formalmente finito: è stato sospeso da un armistizio firmato nel 1953, che ha interrotto i combattimenti senza però partorire alcun trattato di pace formale.

Oggi la penisola coreana è spezzata in due tronconi. Al di sopra del 38esimo parallelo, la linea che di fatto funge da confine ufficiale tra le Coree, troviamo la Corea del Nord guidata da Kim Jong Un, vicina all’orbita geopolitica cinese; al di sotto ecco la Corea del Sud fedele alleata degli Stati Uniti.

La speranza che un altro armistizio possa porre fine alle ostilità russo-ucraine, e creare due entità distinte in seno all’attuale Ucraina, si basa su tre idee. Innanzitutto, né la Russia né l’Ucraina sembrerebbero più essere in grado di ottenere una vittoria totale. In secondo luogo, le posizioni politiche dei due Paesi sono troppo distanti per rendere possibile un accordo di pace. In terza battuta, sia Kiev che Mosca stanno subendo gravi perdite che potrebbero rendere allettante un cessate il fuoco.

Mosca parla ancora la lingua militare della vittoria. Putin si paragona a Pietro il Grande, lo zar che vinse la Grande Guerra del Nord dopo aver combattuto la Svezia per 21 anni, ma la realtà è che il presidente russo ha già fallito in Ucraina. Al netto delle perdite in termini di vite umane, i suoi uomini sono stati respinti da Kiev e Kharkiv. Combattono in quattro regioni ucraine, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, le stesse annesse dal Cremlino con un referendum unilaterale, ma non riescono più a sfondare. Zelensky parla da settimane di una controffensiva, ha ottenuto nuovi aiuti e promesse dal blocco occidentale, ma la sua mossa potrebbe, non solo non bastare per respingere i russi, ma peggio, provocare una risposta nucleare. Molto meglio congelare il conflitto in attesa di tempi migliori.

Congelare il conflitto: perché l’ipotesi prende quota

Non è un caso che i funzionari statunitensi stiano ragionando sul fatto che la guerra tra Russia e Ucraina possa trasformarsi in un conflitto congelato, dalla durata indefinita – molti anni o forse decenni – sulla falsa riga di altri scenari analoghi. Il sito Politico ha scritto che all’interno dell’amministrazione Biden sarebbero iniziati i primi discorsi che andrebbero proprio in questa direzione.

Le opzioni discusse per un “congelamento” a lungo termine avrebbero intanto preso in considerazione il dilemma di quali confini ufficiosi dovrebbero essere stabiliti per convincere Mosca e Kiev a rispettarli. Le discussioni, sebbene provvisorie, avrebbero avuto luogo all’interno di varie agenzie statunitensi e alla Casa Bianca.

Perché anche Washington sta accarezzando l’idea di una soluzione coreana? Si tratta di uno scenario che potrebbe rivelarsi il risultato più realistico a lungo termine, dato che né Kiev né Mosca ammetteranno mai la sconfitta. Per di più, congelare il conflitto sta diventando un’idea concreta, visto che gli Usa hanno la sensazione che l’imminente controffensiva ucraina non riuscirà ad infliggere un colpo mortale alla Russia.

Un conflitto congelato – in cui i combattimenti si interrompono, ma nessuna delle due parti viene dichiarata vincitrice, né concorda sul fatto che la guerra sia ufficialmente finita – potrebbe inoltre rivelarsi un risultato politicamente appetibile per gli Stati Uniti e i sostenitori dell’Ucraina. Soprattutto in una prospettiva a lungo termine.

In termini concreti, di fronte a uno scenario del genere cesserebbero gli scontri militari, diminuirebbero i costi per sostenere Kiev e, last but not least, Washington potrebbe tornare a concentrarsi sull’Indo-Pacifico e sul contenimento della Cina.

Che significa risolvere la crisi ucraina mediante la soluzione coreana? Dare forma ad un’Ucraina divisa in due Stati distinti. Uno protetto dalla Russia, l’altro dal blocco occidentale, proprio come accaduto nella penisola coreana alla fine della Guerra di Corea, con la Corea del Nord sotto l’ombrello di Urss (e Cina) e la Corea del Sud riparata dagli Stati Uniti.

Uno dei valici della Dmz tra Corea del Sud e del Nord (Foto:EPA/JEON HEON-KYUN)

Dubbi e criticità

Nonostante la soluzione coreana possa portare ad un congelamento del conflitto, in un simile scenario resterebbero dubbi e rischi. Intanto, applicare il modello coreano all’Ucraina – ammesso e non concesso che sia possibile, vista la determinazione di russi e ucraini nel perseguire i loro obiettivi militari – porterà sul tavolo le stesse criticità presenti in Asia.

Corea del Nord e Corea del Sud, infatti, sono ancora in guerra tra loro. Da quelle parti niente è stato risolto, e i test missilistici di Kim continuano a spaventare il mondo intero. Nordcoreani e sudcoreani non sparano più colpi di cannone ma, è bene ricordarlo, il conflitto si è trasformato in una crisi permanente. Una crisi, per altro, che necessita una corretta gestione, onde evitare la rottura di fragili equilibri.

Se non altro, un cessate il fuoco consentirebbe anche ai partner dell’Ucraina di aiutare Kiev a ricostruire il Paese. La Corea del Sud è uscita devastata dal conflitto coreano, ma adesso è una nazione prospera e avanzata; la Corea del Nord, in seguito al crollo dell’Unione sovietica, ha invece subito dure conseguenze economiche, frutto di sanzioni e isolamento internazionale. C’è chi ipotizza qualcosa di simile per Ucraina e Russia, anche se Mosca non sarebbe affatto isolata come Pyongyang.

Nel frattempo, secondo quanto riportato dal The Korea Times, il ministro del Territorio, delle Infrastrutture e dei Trasporti sudcoreano, Won Hee Ryong, ha promesso di condividere con l’Ucraina il know-how della ricostruzione postbellica della Corea del Sud. Un altro indizio che spinge verso il congelamento del conflitto ucraino. 

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