Un mistero che dura ormai da 39 anni e che forse adesso sta per avere le prime risposte. Era il 22 settembre del 1979 quando il satellite americano Vela 6911 registrò due fasci di luce tra l’Atlantico Meridionale e l’Oceano Indiano, nei pressi delle Isole del Principe Edoardo.
Due lampi che avevano messo in allarme la comunità scientifica e cui nessuno era riuscito a dare una spiegazione. E in questi giorni, uno studio pubblicato da Science & Global Security ha gettato una nuova luce: forse si è trattato di un test nucleare. Ma quello che è ancora più interessante è che il test potrebbe essere stato realizzato da Israele.
L’incidente del Vela 6911
Il 22 settembre 1979 due sensori ottici posizionati sul satellite statunitense Vela 6911 rivelarono un doppio lampo di luce che sembrava caratteristico di un’esplosione nucleare, noto anche come Event 747. Come riporta il sito americano, “un’anomalia tra l’ampiezza dei due segnali durante il secondo impulso condusse un gruppo di esperti governativi statunitensi istituito per valutare l’evento alla conclusione, a metà del 1980, a concludere che la spiegazione più plausibile fosse l’impatto di un piccolo meteoroide sul satellite, i cui detriti riflettevano la luce del sole nel campo visivo dei sensori”.
Una spiegazione argomentata ma che non lasciò mai soddisfatta la comunità scientifica, tanto che il dibattito non si è fermato fino ai giorni nostri, come dimostra lo studio appena pubblicato.
Lo studio del team americano
“Data la geometria del satellite, e considerando che la maggior parte della superficie comprendeva pannelli solari, gran parte dei detriti da qualsiasi collisione sarebbero stati portati via dal campo visivo dei sensori. Quindi, una collisione di meteoroidi appare molto meno probabile di quanto si pensasse in precedenza. Il doppio flash è invece coerente con un’esplosione nucleare“. Queste lo conclusioni dello studio.
Lo studio, realizzato da Lars-Erik De Geer e Christopher M. Wright, si basa su analisi di campioni e di documenti che prima era stato impossibile leggere e analizzare. I documenti non erano tutti disponibili, soprattutto perché molti ancora classificati. Ma c’è anche uno studio, realizzato sulle tiroidi di alcune pecore australiane, nelle quali è stato rivenuto un quantitativo di iodio-131 che è compatibile con una nube radioattiva di bassa intensità risalente al periodo dell’incidente.
Israele al centro dei sospetti
Ma di cosa si è trattato esattamente? I test atomici non erano segreti. Le potenze nucleari testavano i loro ordigni pubblicamente e i video delle deflagrazioni nelle isole del Pacifico e di altre aree degli oceani sono visibili a tutti. Quindi, secondo molti esperti, quello che è avvenuto nel 1979 è stato, a tutti gli effetti, un test illegale.
Secondo Nick Wilson, professore all’Università di Otago, in Nuova Zelanda, la ricerca pubblicata su Science & Global Security “aggiunge prove al fatto che si sia trattato di un test illegale di armi nucleari, ed è molto probabile che sia stato condotto da Israele con l’assistenza del regime di apartheid in Sud Africa“.
Come riporta Fox News, Wilson, un epidemiologo di fama nazionale oltre che membro dell’Associazione medica per la prevenzione della guerra, ha affermato che il test, se confermato, avrebbe violato il Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari del 1963. Proprio per questo motivo, ha esortato le Nazioni Unite a svolgere un’indagine completa partendo dai risultati ottenuti da questo studio.
Una conclusione cui è giunto anche l’esperto di armi nucleare americane Leonard Weiss, accademico della Stanford University, che ha già scritto che le “nuove” prove “rimuovono praticamente ogni dubbio” sull’incidente del Vela 6911: il lampo era stata la conseguenza di un’esplosione nucleare a resa limitata. Weiss ha aggiunto che ci sono “prove circostanziali crescenti” che il test sia stato condotto da Israele in quanto è “l’unico Paese che aveva le capacità tecniche e la motivazione politica per effettuare un test così clandestino”.
L’ambasciatore israeliano in Nuova Zelanda, Itzhak Gerberg, ha detto al quotidiano locale Herald che le accuse nei confronti di Israele partono “semplicemente un assunto ridicolo che non regge”. Ma adesso le prove iniziano a essere molte. E il “segreto” delle armi nucleari israeliane comincia a essere sempre evidente.