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Prima erano stati i media russi, poi gli ucraini, ora è arrivata la conferma della Cnn che attraverso le immagini satellitari della Maxar Technologies è riuscita a individuare la cosiddetta “linea Wagner”. Si tratta di una prima trincea scavata dalla compagnia di contractor di Yevgeny Prighozin (lo “chef di Putin”) e che in base alle informazioni si estendere per circa due chilometri nei pressi della città di Hirske, oblast di Luhans’k.

Le immagini mostrano che il sistema di fortificazione si compone di quattro linee di piramidi di cemento divise su due tracciati. Dietro il tracciato più interno vi è poi una trincea scavata nella terra. I canali russi parlano di una linea difensiva che dovrebbe estendere lungo tutta la cosiddetta “linea Wagner” fino a includere anche gli accessi a Lisichansk e Lugansk, tutti in Ucraina orientale. Il percorso della trincea, almeno secondo le immagini rilasciate da media vicini al gruppo di Prighozin, dovrebbe arrivare a circa 200 chilometri. Distanza che appare ancora molto lontana dalla realizzazione visto che al momento si passa da immagini che hanno rilevato la presenza di blocchi di cemento su poco meno di due chilometri a un massimo di 24 chilometri (come riportato dal Corriere della Sera). E le operazioni non sembrano procedere con celerità. Tuttavia, al netto delle tempistiche, quello che conta sono i messaggi insiti in questa ostruzione, che certamente rappresenta più che simbolicamente il cambiamento della guerra in Ucraina.

L’obiettivo sembra essere evidente: frenare un’eventuale avanzata dell’esercito di Kiev, con le forze russe che dovrebbero colpire i mezzi ucraini rimasti fermi in attesa della demolizione della trincea. I blocchi e gli scavi sarebbero dunque una barriera (solo una seconda barriera, tende a sottolineare il gruppo Wagner) all’eventualità di una nuova controffensiva ucraina che, stando agli analisti Usa, dovrebbe essere realizzata al massimo entro le prossime sei settimane. Cioè prima che le condizioni meteorologiche rendano difficile questo tipo di operazioni. I russi puntano invece proprio a questo: evitare che l’esercito ucraino possa mandare avanti le sue truppe sperando che l’inverno congeli la possibilità di spostare colonne di uomini e mezzi nel territorio occupato.

Molti osservatori, in larga parte statunitensi e britannici, disquisiscono sull’utilità di questa linea di difesa da molti definita una sorta di “Maginot” dello chef di Putin. Di certo, a prima vista, l’infrastruttura difensiva non sembra esente da perplessità. La prima critica riguarda la lunghezza minima dell’attuale tracciato: sembra molto difficile che si possa concretizzare l’obiettivo propagandistico dei centinaia di chilometri, e questo comporterebbe la possibilità per i mezzi ucraini di semplicemente scavalcare la trincea in un punto in cui non è stata costruita – anche se secondo alcuni questo sarebbe proprio il vero obiettivo russo, ovvero incanalare le forze di Kiev verso i punti lasciati liberi. Altri dubbi, e questi vengono sottolineati anche da parte ucraina, riguardano l’apparente inadeguatezza di questi blocchi piramidali di cemento, che sembrano ben lontani dalle trincee conosciute in Europa durante le guerre mondiali, pur se apparentemente simili. Il dubbio è che la sua costruzione rappresenti un metodo di difesa che può al limite fermare l’avanzata per qualche giorno, ma non rappresentare un ostacolo insormontabile.

Il segnale più importante, più che tattico, appare però sotto il profilo strategico e politico. Innanzitutto, la scelta di costruire una fortificazione difensiva in una guerra nata come espressamente offensiva. Dall’invasione al timore di una controffensiva, la svolta sembra essere certificata proprio dalla nascita di questa trincea. Questo induce a credere che in questa fase del conflitto il desiderio di Mosca sia quello di blindare il più possibile quanto conquistato in questi mesi di invasione, stabilizzando l’occupazione di territori annessi e ritenuti una sorta di “linea rossa” tracciata anche fisicamente nell’oblast di Luhansk con questa trincea.

Questo sarebbe in linea con le nuove linee-guida dettate dal generale Sergey Surovikin, attualmente al comando delle operazioni. Come spiegato da Gian Micalessin su Il Giornale, l’obiettivo dell’uomo scelto da Mosca è quello di paralizzare l’Ucraina sia da un punto di vista infrastrutturale che militare. Da un lato bombardando i siti strategici, come centrali elettriche e snodi ferroviari, per scoraggiare il governo di Kiev e la popolazione, dall’altro lato bloccare fisicamente l’avanzata delle truppe ucraine fermando l’arrivo dei rifornimenti e la possibilità di nuove, devastanti, controffensive. Ipotesi che si è già vista nei mesi precedenti e più di recente anche a Kherson.

La mossa della “linea Wagner” ha però anche un chiaro sapore politico. Dall’inizio della guerra, il gruppo paramilitare russo, vera legione straniera di Vladimir Putin, è sostanzialmente l’unico segmento dell’invasione, insieme ai ceceni di Ramzan Khadyrov e altre unità d’élite, ad avere ottenuto risultati concreti rispetto agli obiettivi fissati dai comandi di Mosca. La stessa intelligence britannica, in uno dei suoi recenti aggiornamenti sulla situazione ucraina, ha pubblicamente affermato che la compagnia di sicurezza privata sta ottenendo anche in questi giorni dei successi sul campo: vittorie che rappresentano le uniche degne di nota delle forze russe da luglio.

Questa situazione induce il capo di Wagner, Prighozin, a chiedere e ottenere sempre maggiore spazio: perché Putin ha bisogno di vittorie, ma anche perché questa guerra intestina di fatto eleva lo status di Prighozin e dei suoi contractors rispetto alle forze armate. Lo “chef di Putin” ha da tempo alzato il tiro, prima palesando pubblicamente la sua figura e poi accusando direttamente i generali russi, e ha ottenuto sempre maggiore spazio anche nell’opinione pubblica. Ora, questa mossa della trincea “Wagner” ha anche il sapore propagandistico, non a caso rilanciato da canali Telegram molto vicini alle mosse dei mercenari del Cremlino. Tutto questo, naturalmente, salvo che le forze ucraine arrivino nelle sue vicinanze e con il rischio che un passaggio della linea potrebbe trasformarsi in un boomerang d’immagine.

Non è un caso che alcuni media abbiano rilanciato le dichiarazioni dello stesso capo del gruppo militare che sosteneva che la trincea non fosse “necessaria” perché “la presenza di un’unità Wagner in prima linea è già di per sé un muro inespugnabile”. Sta di fatto, però, che quei blocchi di cemento indicano non solo che la linea di difesa, pure se a suo dire non “necessaria”, è stata costruita, ma che porta anche il sigillo dei contractors.

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