Le operazioni militari sarebbero ancora in corso, tuttavia oramai anche il governo siriano ha ufficialmente annunciato la riconquista, a distanza di più di sei anni, della strategica città di Saraqib. Come spiegato nei giorni scorsi su InsideOver, si tratta di una località strategica posta all’interno della provincia di Idlib, l’unica ancora parzialmente fuori dal controllo di Damasco ed in mano a diverse sigle islamiste. Qui convergono sia l’autostrada M5 che la M4, le due più importanti del paese. Avere in mano Saraqib, per le truppe fedeli al presidente Assad vuol dire mettere più di un piede in territori che fino a pochi mesi fa sembravano non alla portata per una rapida riconquista da parte dell’esercito.
L’ingresso a Saraqib
La svolta definitiva per la presa della città, è arrivata nel tardo pomeriggio di giovedì. Dopo quasi 24 ore di totale assedio, con Saraqib circondata da tutti i lati dall’esercito siriano, le avanguardie governative hanno iniziato il loro ingresso nel centro di questa località. Poi, in tarda serata, sui social sono stati diffusi video e documenti che attestavano la presenza di uomini con la bandiera della Repubblica siriana all’interno di Saraqib. Durante la nottata infine, anche l’agenzia ufficiale Sana ha annunciato la ripresa di questa cittadina, mostrando anche altre foto come prova di quanto accaduto. Tuttavia, come detto ad inizio articolo, le operazioni militari non sono ancora finite: i soldati, in particolare, sono impegnati in queste ore nella bonifica di strade ed edifici da mine ed altri materiali bellici che potrebbero essere stati lasciati dagli islamisti prima di indietreggiare.
L’avanzata verso Saraqib è stata repentina ed anche forse non del tutto aspettata. Già da gennaio da Damasco, dopo consultazioni con le forze russe, è arrivato l’ordine di preparare una nuova avanzata all’interno della provincia di Idlib dopo la conquista, avvenuta ad agosto, della cittadina di Khan Sheykhoun. La direttrice in cui l’esercito è avanzato, è stata quella dell’autostrada M5 e dunque dell’arteria che collega Damasco con Aleppo. Questo ha comportato la ripresa, a fine gennaio, della città di Maarat al Numan, la seconda più importante della provincia di Idlib. Successivamente, le truppe fedeli ad Assad hanno proseguito l’avanzata verso Saraqib.
Nella riconquista delle due cittadine, l’esercito siriano ha usato due strategie diverse. A Maarat al Numan, in particolare, si è proceduto con l’accerchiamento del centro abitato senza tuttavia attuare un vero e proprio assedio e lasciando una via di fuga ai miliziani islamisti ancora presenti all’interno di questa località. A Saraqib invece, per alcune ore è stato posto in essere un accerchiamento totale della città, con un assedio durato poche ore. La differenza nei due casi sopra richiamati, potrebbe essere derivata dalla necessità di aggirare i posti di blocco installati dai turchi la settimana scorsa ed evitare che la presenza delle truppe di Ankara potesse favorire il fronte nemico.
Assad non ha tenuto conto delle minacce di Erdogan
La conquista di Saraqib è anche simbolica proprio perché qui si sono concentrati le attenzioni della Turchia e, alle porte di questa città, lunedì scorso si è verificato uno degli episodi più pericolosi degli ultimi mesi di conflitto. Infatti, il repentino posizionamento di truppe turche attorno a Saraqib ha portato ad uno scontro diretto con i soldati siriani. L’esercito di Damasco ha colpito alcuni reparti turchi, uccidendo almeno 8 soldati di Ankara. A seguito di questo episodio, Erdogan ha promesso un’azione mirata a non permettere ulteriori avanzamenti da parte di Assad, intimando la Russia a “non intromettersi”.
Tuttavia, a parte qualche scambio di colpi di artiglieria tanto a Saraqib quanto a nord di Aleppo, non c’è stata alcuna vera reazione turca. Al contrario, l’esercito siriano ha continuato ad avanzare fino alla ripresa di una delle più importanti città della provincia di Idlib. I posti di guardia turchi posizionati in zona, sono adesso interamente circondati dai soldati siriani. Ankara ha inviato rinforzi nei giorni scorsi in quanto ha sempre temuto che, con l’avanzare della guerra ad Idlib, verso i propri confini possa riversarsi un nuovo flusso imponente di profughi. Inoltre, i turchi non vorrebbero perdere l’influenza che hanno all’interno di questa provincia visto che da anni qui sono presenti diverse milizie da loro pagate ed addestrate. Anche per questo, dopo gli accordi del 2018 con la Russia in cui sono state istituite le “de escalation zone“, Ankara è riuscita ad ottenere la presenza di alcuni propri soldati ad Idlib.
In poche parole, Erdogan non vede di buon occhio una repentina avanzata siriana. Sulla battaglia di Saraqib, le minacce verso Assad non sono state efficaci, difficile dire cosa accadrà nei prossimi giorni. E quali saranno, in particolare, le mosse che verranno decise a Damasco e ad Ankara.