Non solo gli scontri lungo le linee del fronte ed i quotidiani aggiornamenti dai campi di battaglia, a dare un’idea di quanto sta accadendo a Tripoli ci stanno pensando anche le evoluzioni che arrivano all’interno del mondo mediatico libico. Ogni guerra viene combattuta anche con le armi della propaganda e quando queste ultime iniziano ad apparire appannaggio di una parte precisa, allora si ha a che fare con un preciso sintomo indicativo sulla direzione assunta dal conflitto.

Quella tv vicina al Gna spenta improvvisamente

La Libia non è esente dalle leggi non scritte di ogni guerra, in cui la componente mediatica ha un valore fondamentale. Il conflitto in questi anni ha generato la nascita di diverse testate giornalistiche, sia nella parte occidentale che in quella orientale del paese nordafricano. Ed ognuna ha raccontato la guerra dalla prospettiva di una determinata parte in causa. Così, non è difficile imbattersi in quotidiani con sede a Tripoli che chiamano il generale Haftarwarlord“, mentre allo stesso tempo i siti radicati in Cirenaica non esitano ad apostrofare come terroristi tutti coloro che combattono al fianco del premier Al Sarraj. 

Proprio tra chi, a livello mediatico, ha sostenuto in questi anni il capo dell’esecutivo stanziato a Tripoli negli ultimi giorni sono state notate non poche defezioni. A cominciare dalla tv Al Naba. Quest’ultima è stata fino a poco tempo fa un’emittente libica stanziata però ad Istanbul. Ritenuta vicina ai Fratelli Musulmani, Al Naba ha dato ampio spazio soprattutto alle posizioni di Fayez Al Sarraj. Adesso, come dichiarato ad AgenziaNova da una fonte interna all’emittente, la tv ha improvvisamente chiuso i battenti. Giornalisti ed operatori sono stati lasciati da un giorno all’altro senza lavoro e senza l’ultima mensilità, il tutto senza alcun preavviso. Il fatto che una tv che componeva una delle “voci” del governo di Al Sarraj sia stata spenta, non è passato inosservato.

Al Naba non è l’unico caso

Anche perché la tv che aveva i propri uffici ad Istanbul non ha rappresentato l’unico caso del genere nelle ultime settimane. Sempre su AgenziaNova, si fa riferimento anche a “218Tv“, la quale è ancora operativa ma ha improvvisamente cambiato linea editoriale. L’emittente ha diverse sedi, per ragioni di sicurezza quella principale è in Giordania e deve il suo nome al prefisso telefonico internazionale della Libia. Dopo diversi anni in cui la tv a livello giornalistico dava ampio spazio alle posizioni del governo di Al Sarraj, adesso da qualche giorno sembra raccontare il conflitto inserendo anche notizie provenienti da fonti di stampa vicine ad Haftar. Anzi, dalla fine del mese scorso su 218Tv si è iniziato a parlare dei progressi militari da parte del Libyan National Army.

C’è poi il caso di Al Jazeera, la tv satellitare del Qatar che ha rappresentato, all’indomani dell’avvio della guerra in Afghanistan nel 2001, il primo network mediorientale capace di diventare celebre in tutto il globo. Non a caso si è spesso parlato di “Cnn araba” in riferimento alla tv qatariota. Doha, come si sa, è tra i principali alleati di Fayez Al Sarraj ed anche Al Jazeera, complice nel 2011 delle “fake news” che hanno portato alla giustificazione politica dei primi raid della Nato contro Gheddafi, sembrava procedere con una linea editoriale vicina le posizioni espresse dal governo del Qatar. Adesso Al Jazeera ha iniziato a parlare di un importante avanzamento di Haftar, nei servizi della tv con sede a Doha si è dato spazio alla possibilità di un ingresso del generale della Cirenaica a Tripoli.

In generale, è possibile rintracciare nei comportamenti dei media libici circostanze che portano a confermare le difficoltà sul campo di Al Sarraj. Le forze a sostegno del premier libico oramai appaiono in difficoltà e se ne stanno accorgendo anche le testate tradizionalmente vicine al governo stanziato a Tripoli. E questo, per l’esecutivo libico, non è certo un bel segnale.

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