Il mercato della droga ha un valore annuo di circa 400 miliardi di Dollari. Il dato è riportato dall’Unodc, l’Agenzia delle Nazioni Unite preposta al controllo del consumo delle sostanze stupefacenti. Il commercio illegale di questi prodotti illeciti rappresenta quindi una delle principali vie sommerse dell’economia. Come per tanti altri mercati, anche in questo caso è possibile distinguere tra Paesi produttori e Paesi consumatori. Una cesura che appare, per la droga, ancora più netta. L’occidente infatti consuma sempre di più mentre, dall’altra parte, il terzo mondo produce sempre di più. Un “disequilibrio” capace di avere precise implicazioni politiche.
L’occidente importatore “perfetto”
Il perché di questa netta separazione è dato in primo luogo da motivi geografici. Le principali sostanze stupefacenti sono prodotte da piante che crescono in determinati territori. In Colombia ad esempio sono presenti il 70% delle coltivazioni da cui è estratta la pasta di coca per produrre la cocaina. Perù e Bolivia in Sudamerica seguono a ruota. L’eroina invece è prodotta da derivati del papavero da oppio, diffuso soprattutto in Afghanistan e in Messico. Poi ci sono anche motivazioni di ragione culturale. Nei Paesi più industrializzati il consumo di droghe pesanti è storicamente più diffuso. La cocaina ad esempio ha iniziato a essere consumata negli Stati Uniti a partire dagli anni ’70, la sua espansione nel mercato nordamericano ha rappresentato un problema sociale dagli anni ’80 in poi. Tempistiche che hanno anticipato di poco quanto avvenuto poi in Europa, altra macro area industrializzata dove la droga circola in modo importante.
I numeri lo testimoniano. Secondo i vari rapporti dell’Onu, nel 2017 si è raggiunto l’apice della produzione mondiale di cocaina. In quell’anno, in base ai sequestri effettuati e alle informative giunte dai principali organi di polizia impegnati nel contrasto al narcotraffico, sarebbe state prodotte 1.976 tonnellate di cocaina. Il 35% delle dosi ha raggiunto l’Europa, oltre il 40% invece è stato destinato al nord America. Soltanto una piccola percentuale è stata consumata nei Paesi di produzione. Tra le nazioni esterne alle aree tradizionali di consumo figura l’Australia, balzata al comando nel 2021 della speciale classifica per consumo pro capite di cocaina. Ma si tratta comunque di un Paese considerato industrializzato e molto vicino culturalmente all’occidente. Discorso analogo può essere fatto per l’eroina. Negli Usa ad esempio, i dati parlano di 100.000 morti per overdose soltanto nell’anno in corso. Una statistica in continuo aumento rispetto agli anni passati.
Quali sono i Paesi che consumano droghe
La tendenza che mostra nei Paesi più industrializzati il più largo consumo di sostanze stupefacenti, è emersa anche negli ultimi rapporti del Global Drug Survey. I dati raccolti hanno evidenziato come tra il 2019 e il 2020 i principali Paesi europei e nordamericani siano stati quelli dove la droga è maggiormente circolata. Statistiche che tengono conto sia delle droghe definite più pesanti che di quelle leggere, inclusa la cannabis. Ai Paesi europei e del nord America, occorre aggiungere l’Australia, secondo cui nel 2019 più di metà della popolazione è entrata in contatto almeno una volta con sostanze stupefacenti, e il Brasile. Quest’ultimo è l’unico tra i Paesi sudamericani ad essere segnalato come consumatore, oltre che come ponte per le vie del narcotraffico. L’aumento del consumo di droghe qui è andato di pari passo con la crescita dell’industrializzazione delle principali aree urbane. Non è un caso che dal 2012 in poi il Brasile è stato individuato quale secondo consumatore mondiale di cocaina dopo gli Usa in termini assoluti.
Andando a guardare il consumo pro capite, le statistiche dell’Unodc confermano il primato degli Stati Uniti con almeno il 2.7% della popolazione entrata in contatto con i prodotti derivanti dalle piante di coca. Segue l’Australia, anche se nei primi report del 2021 dovrebbe essere avvenuto un poco lusinghiero sorpasso nei confronti degli Usa. Nell’Ue è la Spagna a guidare la classifica con una percentuale del 2.2%, seguita dai Paesi Bassi, dalla Francia e quindi dall’Italia, dove la percentuale media è attestata intorno all’1.2%. A livello continentale invece, Regno Unito e Albania appaiono come maggiori consumatori con percentuali che sforano il 2.5%. I dati riguardanti l’eroina invece vedono l’Europa da sola attrarre il 26% del mercato, mentre Stati Uniti e Canada insieme assorbono il 13% del consumo globale. In questa speciale classifica, spicca anche la Russia in cui arriva il 22% dell’eroina prodotta nel mondo, con specifico riferimento a quella importata dall’Afghanistan.
Le conseguenze sul piano politico
Il consumo di droga ha molteplici implicazioni. In primis a livello sociale. I morti per overdose stanno aumentando soprattutto negli Stati Uniti, dove superano quelli per incidenti stradali. Sul fronte politico ad emergere è soprattutto un paradosso. Il mercato della droga a livello globale è gestito da diverse organizzazioni criminali e terroristiche. Un occidente sempre più alla ricerca di sostanze stupefacenti sta contribuendo ad alimentare il potere economico e politico di quelle stesse organizzazioni che i governi ufficialmente sono impegnati a combattere. Gli esempi dei talebani in Afghanistan, supportati anche dalle esportazioni di eroina, e di Al Shabaab in Somalia o delle cellule jihadiste nel Sahel, impegnate nelle carovane della droga verso l’Europa, ne sono una testimonianza. La precisa suddivisione del mercato quindi, dove l’occidente consuma e il terzo mondo produce, ha non pochi risvolti destinati a incidere nel breve e nel lungo periodo.