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La campagna militare in Ucraina procede senza sosta e con obiettivi ridefiniti in corso d’opera. Rustam Minnekayev, vice-comandante del Settore Sud delle Forze Armate russe, ha dichiarato alcuni giorni fa, come riportato dal Corriere della Sera, che Mosca “punta a prendere il pieno controllo del Donbass e dell’Ucraina meridionale” per ottenere “un corridoio terrestre dalla Crimea fino alla Transnistria, dove ci sono prove che la popolazione russofona venga oppressa”.

Queste dichiarazioni non sono state smentite dai vertici delle Forze Armate e non è chiaro se corrispondano a un bluff. La conquista del Donbass e la creazione di un corridoio verso la Crimea sono obiettivi reali ma un’ invasione di Odessa ed annessione della Trasnistria richiederebbero costi alti e coinvolgerebbero la Moldova nel conflitto. La Transnistria è una piccola regione russofona della Moldova, autoproclamatasi indipendente nel 1991 (ma non riconosciuta da nessuno Stato) e retta da un regime che vuole la riunificazione con Mosca. Questo territorio è pero rivendicato, con forza, anche da Chisinau.

La Transnistria ospita truppe filo-russe

Tra il 25 e 26 aprile alcune esplosioni hanno colpito il ministero dell’Interno a Tiraspol, la capitale della Transnistria e due antenne radio situate nelle campagne. Non ci sono stati morti ne feriti ma solamente danni materiali. La matrice di queste esplosioni è, al momento, ignota ma il governo della Moldova ha dichiarato che lo scopo di queste esplosioni era quello di creare tensioni nella regione ed ha convocato una riunione del Consiglio Supremo di Sicurezza. Le autorità della Moldova monitorano con attenzione ogni segnale di tensione, in particolare da quando la Russia ha invaso l’Ucraina.

Mappa di Alberto Bellotto

Il vice-ministro degli Esteri russo Adnrey Rudenko ha dichiarato che Mosca “è preoccupata” dalle esplosioni e vorrebbe evitare uno scenario in cui quest’ultima “venisse trascinata” in guerra accusando “certe forze di essere interessate a creare un altro epicentro di tensione in Europa”. La Transnistria ospita una guarnigione di truppe filo-russe, che dovrebbe ammontare a 1300 effettivi, di cui 400 impiegati in missioni di peacekeeping. Solamente 50-100 sono stati inviati dalla Russia mentre gli altri sono persone del luogo che hanno completato un processo di naturalizzazione ed ottenuto la cittadinanza. Sono inoltre presenti 20mila tonnellate di armamenti, in parte inutilizzabili, depositate qui sin dai tempi del crollo dell’Unione Sovietica.

La Moldavia è il prossimo obiettivo della Russia?

La Russia ha cercato per molto tempo di intrappolare la Moldova all’interno della propria sfera d’influenza e le truppe russe presenti in Transnistria permettono a Mosca di intimidire Chisinau, frenandone le aspirazioni filo-occidentali. La Moldova non è in grado di controllare i propri confini e questa limitazione gli impedisce di entrare a fare parte dell’Unione europea, per cui ha presentato domanda nel marzo 2022. Il Primo Ministro moldavo Natalia Gravilita ha dichiarato che il suo Paese, a differenza dell’Ucraina, non intende entrare a fare parte della Nato, considerata una minaccia diretta da parte della Russia.

La Moldova ha proclamato la propria neutralità nella Costituzione e si trova in una condizione di debolezza perché il suo esercito può contare su appena 6mila effettivi, non in grado di difendersi dalle truppe russe ed è anche la nazione più povera d’Europa. Le relazioni con Mosca sono precipitate dalla fine del 2020 dopo la vittoria di Maia Sandu, ex dirigente della Banca Mondiale e convinta europeista, alle elezioni presidenziali. Nel luglio 2021 il suo Partito di Azione e Solidarietà (PAS) ha vinto le consultazioni legislative e questo sviluppo ha infastidito la Russia, che ha iniziato a esercitare pressioni energetiche sul Paese. L’80% del gas moldavo viene da una centrale della Transnistria e questa dipendenza aveva permesso a Mosca, in passato, di sfruttare questo tallone d’Achille.

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