Il Battaglione Azov ha rappresentato una delle milizie che più ha fatto discutere, non solo nella guerra scoppiata nel 2022 ma anche in quella del 2014. È stato proprio in quell’occasione che nella zona di Mariupol un gruppo di volontari ha creato il battaglione, guidato inizialmente da Andriy Biletsky. Sulla milizia però sono piombate gravi accuse. A partire dall’ideologia ultranazionalista e neonazista propagandata da molti dei suoi aderenti. Anche se è soltanto nel 2022 che la Russia ha riconosciuto ufficialmente Azov come un gruppo terroristico, Mosca ha sempre presentato il gruppo come emblema del dilagare della russofobia e dell’estremismo in Ucraina. In occidente non sono mancate critiche al battaglione, Kiev tuttavia non lo ha mai disarmato: troppo utili i volontari per dar manforte a un mal equipaggiato esercito che nel 2014 a stento riusciva a contenere i ribelli separatisti di Donetsk.
Con la guerra del 2022 il Battaglione Azov è tornato al centro della scena. Durante la battaglia di Mariupol, il gruppo è stato impegnato nella strenua difesa della città portuale. Fino all’epilogo determinato dal mese di assedio, tra l’aprile e il maggio dello scorso anno, all’interno dell’acciaieria Azovstal. Poi la resa e il trasferimento dei superstiti nelle mani dei russi. Ma i conti tra il gruppo e Mosca non sembrano essere stati del tutto regolati. Dall’Ucraina emerge la volontà di numerosi combattenti di dar vita nuovamente al battaglione.
Il “nuovo” Battaglione Azov
Nei giorni scorsi sul Washington Post è stato pubblicato un reportage che ha come oggetto proprio la possibile formazione del nuovo gruppo. Per la verità le insegne del Battaglione Azov non sono mai sparite, nemmeno dopo la caduta di Mariupol. Al contrario, a giugno è stata creata una nuova milizia denominata Azov all’interno del cosiddetto Battaglione Kraken, impegnato nell’area di Kharkiv. Ma adesso, secondo il quotidiano statunitense, in Ucraina si scommette sulla formazione di un gruppo di battaglia vero e proprio capace di dare continuità all’azione del vecchio battaglione.
Il maggiore Bohdan “Tavr” Krotevych, intervistato dal Wp, è uno degli uomini più impegnati nella ricostituzione dell’Azov. Stando alle sue parole, l’obiettivo è ricreare una forza da seimila uomini. Per questo è stata avviata una fase di reclutamento che, a suo dire, sta già procedendo per il meglio. Buona parte degli aderenti al nuovo Azov però proverrebbe dai veterani di Mariupol. Gli stessi che sono stati rilasciati dai russi in uno dei più recenti scambi di prigionieri. Molti di loro vogliono tornare tra le trincee. E indubbiamente anche questa volta per Kiev si tratterà di un apporto significativo: più ci si avvicina all’estate e più crescono le possibilità che aumenti l’intensità dei combattimenti tra le parti. Il conflitto cioè si sta avvicinando a una fase molto delicata ed appare fondamentale avere quanti più soldati operativi sul campo.
Secondo il Wp, i comandi ucraini hanno designato almeno sei nuove brigate in vista della controffensiva. Tra queste, un posto di rilievo sarebbe stato riservato proprio al Battaglione Azov. I comandanti, oltre che ad attirare nuove reclute, sperano di attingere anche dai circa mille prigionieri di Mariupol ancora nelle mani dei russi. Si preme quindi per nuovi scambi di prigionieri, anche se in questa fase così delicata le possibilità appaiono più limitate.
I rapporti con l’estrema destra
Nel 2017 il vecchio Battaglione Azov è stato inquadrato all’interno dell’esercito ucraino, pur mantenendo una propria autonomia operativa. Un modo per controllare più da vicino i suoi membri, accusati anche da Kiev di posizioni estremiste. Così come sottolineato dal Washington Post, anche gli Usa hanno escluso qualsiasi fornitura di armi all’Azov. Ma dall’interno del costituendo reggimento, hanno assicurato che ora il discorso ideologico appare meno presente.
Su Bellingcat, Michael Colborne ha scritto del cambiamento in corso in vista delle definitiva riemersione del Battaglione. In particolare, adesso i comandanti presterebbero più attenzione all’efficacia bellica e operativa e non alle idee propagandate dai suoi membri. “Gli elementi di estrema destra – si legge – verranno presto diluiti man mano che la nuova unità prende forma”.
Di certo, la ricomparsa delle insegne dell’Azov nelle trincee del Donbass non mancherà di far discutere. Per i russi si tratterà della prova delle intenzioni russofobe di Kiev, così come della volontà ucraina di “ripulire” l’immagine per dare anche ai battaglioni le armi occidentali. Per gli ucraini, al contrario, si tratterà della concretizzazione della volontà popolare di ristabilire i confini.