Guerra /

Recentemente il Rusi (Royal United Service Institute), uno dei più prestigiosi istituti di ricerca nel campo della sicurezza e della Difesa, ha pubblicato un dettagliato rapporto sulle operazioni aeree russe effettuate nel conflitto in Ucraina dal suo inizio sino a fine ottobre.

Il documento è stato redatto anche grazie a interviste con ufficiali dell’aeronautica militare ucraina e con personale dell’intelligence occidentale, grazie alla collaborazione di esperti militari e soprattutto per mezzo dell’esame di armamenti russi raccolti sul campo di battaglia. I ricercatori hanno individuato alcune fasi nelle operazioni aeree delle Vks (Vozdushno-Kosmicheskie Sily), le Forze Aerospaziali Russe, che si sono delineate in funzione del cambiamento delle condizioni rilevate sul campo di battaglia terrestre.

La prima fase ha riguardato il tentativo, messo in atto nei primi sette giorni, di eliminare le capacità di difesa aerea ucraine andando a colpire maggiormente quei settori in cui sono state impiegate le forze terrestri di Mosca (Kiev/Chernihiv, Donbass/Kharkiv, Kherson/Mariupol). Le Vks hanno impiegato 350 velivoli da caccia che hanno colpito con missili da crociera le posizioni note di radar, aeroporti, magazzini, depositi di carburante, postazioni di missili antiaerei coadiuvati da un intenso utilizzo di missili balistici a corto raggio e sistemi da guerra elettronica (Ew – Electronic Warfare), questi ultimi rivelatisi particolarmente efficaci nel rendere inefficaci i sistemi Gbad (Ground Based Air-Defence) ucraini, ma che, nel contempo, hanno creato un ambiente ostile anche per le comunicazioni amiche.

Le batterie ucraine di S-300 e Buk sono state messe fuori uso dall’Ew russa particolarmente nel nord del Paese, lungo gli assi di Kiev e di Chernihiv. Questa iniziale attività Sead/Dead (Suppression Enemy Air Defenses/Destruction Enemy Air Defenses) ha costretto a intervenire le forze aeree ucraine (con MiG-29 e Su-27) che nei primi giorni si sono sobbarcate il carico di lavoro subendo numerose perdite per via della copertura offerta dai caccia russi (Su-35S e Su-30SM) che hanno dimostrato le doti tecnologiche di radar e missili Bvr (Beyoned Visual Range) a guida radar.

Successivamente, dopo i primi 4 giorni di campagna aerea, l’aviazione ucraina e le Gbad hanno potuto lavorare in tandem, principalmente perché il decentramento delle difese aeree ucraine mobili, effettuato a poche ore dall’inizio del conflitto grazie agli avvisi dell’intelligence occidentale, è stato efficace. Anche le Gbad russe hanno subito limitazioni, sia date dalla mancanza di coordinamento tra varie unità, che spesso operavano in formazioni separate dalle stesse punte di lancia corazzate/meccanizzate dell’esercito, sia perché legate a regole di ingaggio molto strette, per evitare il più possibile casi di “fuoco amico”. Una necessità che, come abbiamo già avuto modo di dire, è emersa nel corso del conflitto in Georgia del 2008, dove ci sono stati casi di abbattimenti di caccia e bombardieri russi da parte della Gbad di Mosca, in quanto anche in quella guerra entrambi i contendenti usavano le stesse tipologie di velivoli, che sono anche viziati – insieme ai sistemi da difesa aerea – da scarsa capacità IFF (Identification Friend or Foe). Questa difficoltà dei sistemi terresti di difesa aerea ha comportato il maggior utilizzo dell’aviazione per colpire obiettivi (da ambo le parti): è stato calcolato che sino al 3 marzo, i caccia Su-34, Su-30SM e Su-35S hanno effettuato circa 140 sortite/die che si sono spinte, al massimo, a 300 chilometri dalla linea del fronte per non incappare in quelle difese aeree lasciate intatte da una campagna Sead/Dead frammentaria: del resto, come già riferito mesi fa, la Russia ha un modo diverso di intendere la campagna aerea rispetto all’Occidente, preferendo concentrarsi sull’attività localizzata in corrispondenza delle linee di avanzata terrestre.

In ogni caso si calcola che nei primi tre giorni di guerra oltre 100 installazioni ucraine composte da radar fissi, basi aeree, depositi di munizioni e posizioni occupate da sistemi missilistici a lungo raggio siano state colpite.

Un altro fattore rilevato nel corso di tutta la campagna è stata la differenziazione dell’armamento dei caccia: i preziosi – e precisi – missili da crociera sono stati usati per colpire bersagli noti di alto valore, mentre la maggior parte delle incursioni, soprattutto quelle su obiettivi mobili o sulle città, sono state effettuate usando armamento a caduta libera (bombe della famiglia FAB). La stragrande maggioranza di questi raid sono stati portati da un singolo caccia, con solo il 25% effettuati da coppie, e nessuno è stato osservato svolto da più di sei velivoli, il che ha portato a danni lievi o inconsistenti che sono il risultato anche di scarsa o nulla capacità di valutazione dei danni inflitti (in inglese Bda – Battle Damage Assessment).

Le Vks sono state più efficaci nel sud del Paese, per via della maggior vicinanza al fronte delle basi, e insieme agli attacchi di missili da crociera e balistici hanno fortemente degradato e limitato le capacità Gbad, dell’aviazione e della marina dell’Ucraina nelle province di Kherson e Zaporizhzhia. In ogni caso, anche in questi settori, la maggior parte dei bersagli colpiti ha rappresentato posizioni fisse di missili a lungo raggio (S-300) o medio raggio (i vecchi S-125). I caccia russi (Su-30SM e Su-35S) hanno svolto numerose missioni Cap (Combat Air Patrol) dimostrando la loro capacità di colpire velivoli ucraini anche a 100 chilometri di distanza grazie all’utilizzo combinato del missile R-77 e dei radar look-down/shoot-down N011M ed N035, surclassando quindi il livello tecnologico dell’aeronautica di Kiev, comunque in forte inferiorità numerica (rapporto di 15 a 2).

A partire da marzo le schermaglie di caccia sono drasticamente diminuite sia per il maggior coordinamento delle batterie missilistiche ucraine a lungo raggio, sia per la scarsa integrazione dell’attività dei caccia russi con i sistemi di sorveglianza aerotrasportati (A-50 e Il-20M), che venivano impiegati quasi esclusivamente per coordinare l’attività di attacco al suolo lungo le direttrici d’avanzata terrestre.

Il fallimento della campagna Sead/Dead dei primi giorni ha infatti costretto le Vks a concentrarsi negli attacchi all’esercito ucraino, usando principalmente i caccia Su-25, Su-34 e Su-30SM – che nella prima settimana di marzo hanno effettuato 140 sortite/die), costretti a volare a bassa e bassissima quota. Questo fattore, insieme all’uso di munizionamento a caduta libera non di precisione, ha fortemente ridotto l’efficacia dei bombardamenti: i piloti, infatti, hanno pochissimi secondi per individuare il bersaglio, riconoscerlo, sganciare e effettuare le valutazioni del danno, anche considerando che devono mettersi al riparo dalla reazione avversaria composta soprattutto dai sistemi missilistici antiaerei spalleggiabili, forniti in gran numero a Kiev dall’Occidente.

Le Vks si sono trovate costrette, quindi, a effettuare gli attacchi nottetempo, per evitare il fuoco di questi sistemi che non sono efficaci perché necessitano che l’operatore abbia visori notturni, che allora mancavano. Impossibilitati a colpire accuratamente le forze ucraine, le incursioni russe si sono concentrate sulle città per cercare di fiaccare il morale della popolazione: Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol sono state pesantemente bombardate, quest’ultima anche da bombardieri strategici Tu-22M3 armati con bombe non guidate.

Anche le missioni Cap sono cambiate nel corso del conflitto, e a partire da aprile i Su-35S e Su-30SM le hanno effettuate usando i missili Bvr restando al di dentro dello spazio aereo controllato da Mosca, quindi rappresentando un deterrente per l’aeronautica di Kiev. Spesso le missioni Cap venivano usate come esca per poter colpire con missili antiradiazioni Kh-31P e Kh-58 le postazioni radar ucraine. Missioni effettuate, con scarsissimo successo, anche dai Su-25 volanti a bassissima quota armati di razzi: non risulta che nessuna di queste abbia prodotto danni degni di nota.

Dopo la ritirata da Chernihiv, le forze russe hanno iniziato a usare anche gli Uav (Unmanned Air Vehicle) tipo Orlan-10 come esca, provocando quindi l’arretramento delle postazioni da difesa aerea a medio raggio ucraina (Buk e Osa) dalla linea del fronte per ridurne le perdite. L’arrivo dei missili antiradiazioni Agm-88 Harm ha permesso all’aeronautica ucraina una maggiore mobilità nei mesi di agosto e settembre, quando si è consumata la controffensiva a Kharkiv ed è iniziata l’operazione su Kherson.

Questo ha costretto le Vks ad adottare una postura difensiva, dividendo il fronte ucraino in otto settori ciascuno pattugliato regolarmente da una coppia di Su-35S o MiG-31BM. Senza la possibilità di venire riforniti in volo – la Russia riserva principalmente le sue aerocisterne all’aviazione strategica – queste nuove Cap raramente hanno potuto essere più lunghe di due ore, provocando quindi un’ulteriore usura di uomini e mezzi.

Le perdite subite nella flotta di Su-25 e Su-34 (23 e 17 su un totale di 110 e 130 pre-guerra) hanno imposto anche un carico di lavoro maggiore, che ha usurato anche la componente da attacco al suolo (portando a volte a incidenti). Da notare poi, che lo stesso impiego del munizionamento a caduta libera invece dei missili da crociera – la Russia nella sua dottrina deve mantenere un grosso quantitativo di questi vettori “di scorta” come deterrente nei confronti della Nato – ha aumentato l’usura di uomini e mezzi.

Si stima che dal 24 febbraio sino alla fine di maggio, più di duemila vettori da crociera di tutti i tipi siano stati consumati nel conflitto, e circa 240 missili balistici sono stati sparati dai sistemi Iskander-M. La Russia, per non consumare il suo arsenale e quindi mantenere un livello credibile di deterrenza missilistica, ha fatto ricorso a vecchi vettori (i Kh-22) e a missili antinave (i P-800 Oniks) e antiaerei (S-300) in funzione sup-sup, quindi dovendo ripiegare su una precisione molto più scarsa rispetto ai missili da crociera. L’industria locale, anche per via delle sanzioni internazionali che hanno posto l’embargo sui microchip provenienti dall’Occidente e da Giappone, Corea del Sud e Taiwan, ha ulteriormente ridotto il suo rateo produttivo: per esempio il missile 9M723 del sistema Iskander viene prodotto in sei esemplari al mese. Si capisce quindi perché Mosca si sia rivolta a Teheran per acquistare in tutta fretta loitering munitions Shahed-136 (ribattezzati Geran-2) per colpire obiettivi ucraini nell’ultima fase del conflitto, predeterminata da Mosca per cercare di distruggere le infrastrutture energetiche ucraine in previsione dell’inverno.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.