“Privatizzare” la guerra in Afghanistan. È l’idea di Erik Prince, già fondatore di Blackwater, ora a capo di quella che è probabilmente la compagnia di sicurezza privata più nota al mondo, la Academi. L’ex ufficiale delle forze speciali Usa è fermamente convinto che aumentare le truppe in Afghanistan sia la cosa peggiore che gli alleati degli Stati Uniti possano fare. Meglio lasciare spazio, a suo dire, alle compagnie private di mercenari. “Rafforzare una strategia fallimentare – qualcosa che non ha funzionato in passato e non funzionerà in futuro – avrà un costo inutile di vite umane” spiega in una rara intervista concessa al giornale inglese The Independent. “Quello che il Presidente Trump dovrebbe davvero dire alla Nato è che non ha senso inviare più truppe. Durante la sua campagna elettorale, il signor Trump ha giustamente condannato le dispendiose guerre americane all’estero, quindi che senso ha continuare ad aumentare le truppe in Afghanistan?”.

“Gli Usa spendono 76 miliardi ogni anno in Afghanistan”

Prince analizza i costi spropositati dell’impegno militare in Afghanistan. “L’amministrazione americana spende 76 miliardi di dollari l’anno in Afghanistan – penso molto di più di quanto il governo di Sua Maestà nel Regno Unito stia spendendo nel suo intero bilancio della difesa” afferma il fondatore di Blackwater. “Quello che sto proponendo costerà una frazione di quella enorme cifra. Salverà anche molte vite tra le forze armate americane e degli altri alleati “. Ciò che Prince sta proponendo, osserva l’Independent, è quello di “privatizzare la guerra”: una strategia che lui chiama “razionalizzazione e ristrutturazione”.

Un piano già presentato alla Casa Bianca e che a suo tempo ricevette il sostegno di Steve Bannon, allora stratega capo del presidente Trump e di suo genero Jared Kushner. Non ottenne però il consenso dei membri più anziani dell’amministrazione americana: quello dell’ex Segretario di stato Rex Tillerson – soprattutto – e dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale McMaster. E anche il Segretario della difesa James Mattis espresse forti dubbi su questo progetto presentato da Prince. Ora che Tillerson e il generale McMaster non ci sono più e al loro posto ci sono rispettivamente Mike Pompeo e John Bolton, l’idea dell’ex ufficiale americano potrebbe essere presa nuovamente in seria considerazione.

Il piano di Erik Prince per l’Afghanistan

Erik Prince prevede di mettere in campo appaltatori privati ​​armati, composti in gran parte da ex membri delle forze occidentali, a supporto delle truppe afgane e dell’aviazione. “L’Air Force afgana ha iniziato a essere addestrata dagli Stati Uniti solo nel 2007 e c’è molto da fare. Nel frattempo, ha bisogno di ottenere tutto il supporto possibile” sottolinea. La proposta del capo di Academi è tuttavia abbastanza controversa se si pensa al passato di Blackwater. Come riporta il New York Times, nell’ottobre 2014 quattro ex guardie di sicurezza della compagnia privata furono condannate e imprigionate per il loro ruolo in una sparatoria verificatasi nel 2007 a Nisour Square, a Baghdad, che ha segnato uno degli episodi più violenti nella guerra in Iraq. Una giuria del Tribunale distrettuale federale rilevò che la morte di 17 iracheni nella sparatoria fu un vero e proprio massacro perpetuato dalla compagnia privata di Prince. 

Il disastro afgano

La guerra in Afghanistan, iniziata il 7 ottobre 2001, ha portato alla morte di 2.400 soldati statunitensi e di migliaia di feriti. A cosa è servito quel sacrificio? Come sottolinea su Foreign Policy il politologo americano Stephen M. Walt sostanzialmente a nulla: “Oggi i talebani controllano più territorio di quando sono stati estromessi dal potere. Il numero delle vittime civili – sottolinea – ha raggiunto il picco nel 2017 e si mantiene su un ritmo simile quest’anno, e il numero di attacchi ribelli all’anno è aumentato costantemente. Anche la produzione di oppio è al massimo storico, nonostante i miliardi di dollari che gli Stati Uniti hanno speso per vari piani di eradicazione. Il governo afgano rimane irrimediabilmente corrotto, diviso internamente e inefficace”.

Perché gli Stati Uniti hanno fallito? Soprattutto perché il compito che si erano prefissati era davvero difficile. Tentare di esportare una democrazia liberale in una società come quella afgana è stato un azzardo che ancora oggi si paga a caro prezzo. E la soluzione sembra essere ancora molto lontana.

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