La vita operativa del General Atomics MQ-9 Reaper si avvicina alla conclusione e la sua sostituzione è già un tema “caldo” al Pentagono. Per rimpiazzare il principale drone da ricognizione e da attacco sono molte le idee al vaglio dei vertici della Difesa degli Stati Uniti, ma soprattutto di quelli dell’Aeronautica che ne è la principale utilizzatrice. Tra queste, quella proposta recentemente -e riportata da Defense News- da Will Roper, assistente segretario dell’Aeronautica per gli acquisti, la tecnologia e la logistica, è forse la più dirompente con il passato, che ha visto il Reaper come unico drone impiegato per le missioni Isr (intelligence, sorveglianza e ricognizione) e per l’attacco al suolo da elevate altitudini. Roper, infatti, ha affermato che nelle richieste per il bilancio del 2022 -quindi quello che sarà approvato nel corso del 2021- saranno inseriti dei fondi necessari per avviare il programma di sostituzione del MQ-9 Reaper.
Obiettivo: diminuire i costi, ma aumentare le missioni
L’idea non sarebbe quella di rivolgersi ai tradizionali produttori di armamenti ma di virare verso chi produce droni commerciali, specialmente quelle aziende emergenti che hanno incentrato gli investimenti e la ricerca sulle tecnologie di nuova generazione. Un modo, questo, che nelle idee del Dipartimento dell’Aeronautica permetterebbe di ridurre di molto i costi associati allo sviluppo da zero di un drone, anche perché verrebbero utilizzati -adattandoli e modificandoli- Uav prodotti per il mercato civile. Impiegare droni commerciali permetterebbe agli Stati Uniti di non subire una pesante perdita economica qualora uno di questi dovesse essere abbattuto, anche perché i costi di produzione rispetto ai Reaper sono nettamente inferiori e ciò renderebbe più semplice rimpiazzare la perdita. Ipotesi collegata direttamente all’eventualità di un conflitto con Russia o Cina, nel corso del quale sarebbe impossibile impiegare gli MQ-9, nelle missioni Isr e di attacco al suolo, per via delle elevate capacità difensive di entrambi i Paesi.
L’impossibilità di utilizzare il Reaper in territorio densamente protetti da sistemi A2/AD è una delle principali problematiche in ottica futura per gli Stati Uniti, anche perché in futuro è possibile immaginare che anche altri Stati aumenteranno le loro capacità difensive obbligando l’Usaf a “mettere a terra” la flotta di droni. Ma non è solamente un conflitto con Russia o Cina a far pensare al Pentagono di rivedere la sua politica in quel che riguarda agli aeromobili a pilotaggio remoto, perché un altro problema “di bilancio” evidenziato negli anni è legato al fatto che i costi per l’utilizzo e la manutenzione dei Reaper sono insostenibili per un utilizzo in ambienti a bassa minaccia.
Se dovesse essere seguita la strada prospettata da Roper non ci sarà solamente un’unica soluzione, ma piuttosto saranno acquistati più Uav così da poter svolgere un maggior numero di operazioni rispetto ad ora. Per far ciò il Pentagono ha sposato l’attenzione su diverse start up che stanno investendo nello sviluppo di droni di medio-piccole dimensioni e dotati di una grande autonomia, così da soddisfare l’emergente richiesta da parte del settore agricolo, delle comunicazioni e dell’industria energetica. A questi, che potrebbero essere utilizzati per la sorveglianza a medie quote, si aggiungerebbero altri droni da impiegare come “esche” per occupare le difese nemiche, dando modo agli aerei di operare in condizioni di maggiore sicurezza.
Il futuro: le start-up?
I principali ostacoli a questo programma per la sostituzione dell’MQ-9 Reaper potrebbero arrivare dalle grandi aziende della difesa difficilmente propense a lasciare spazi alle piccole start up, ma anche dal Congresso che dovrebbe decidere di terminare in anticipo la produzione del principale drone in uso all’Usaf. Le ripercussioni sarebbero inizialmente di carattere finanziario per la General Atomics che subirebbe una perdita economica non indifferente dallo stop, ma successivamente andrebbero a impattare anche sull’occupazione, con molti lavoratori che rischierebbero il licenziamento a causa del ridimensionamento aziendale.
Ma gli elevati costi di sviluppo e di produzione così come quelli per rimpiazzare eventuali Reaper abbattuti, stanno facendo iniziare a immaginare nuove vie da seguire. È da queste “spese” che è nata l’idea di Roper, e quindi del Dipartimento dell’Aeronautica di iniziare a investire sulle start up affinché sia possibile utilizzare la spinta innovatrice e tecnologica per produrre una serie di droni di medie dimensioni capaci di svolgere, nel complesso, i compiti attualmente svolti dagli MQ-9.
I piani per il futuro
Il piano è quello di far superare la fase di prototipo a molti di questi Uav per poterli valutare seriamente e, nel caso, procedere a una proposta di acquisto, vincolata alla possibilità di dotarli di caratteristiche tipiche dell’impiego militare. Una volta superata questa prima fase valutativa potrebbero entrare in gioco le grandi aziende aerospaziali che, con il loro potere economico (e non solo), avrebbero la possibilità di rilevare le start up salvaguardando così gli interessi finanziari e i posti di lavoro.
Sicuramente nella prossima richiesta di bilancio saranno presenti i fondi necessari per avviare il programma di sostituzione dell’MQ-9; i veri spartiacque affinché vada in porto saranno le prime discussioni nelle commissioni delle due camere del Congresso e, soprattutto, le elezioni presidenziali di novembre.