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Padre Ibrahim Alsabagh è parroco ad Aleppo. Membro dell’ordine dei Frati Minori, dopo un periodo di studi a Roma, è tornato nella natìa Siria per poter “lavare i piedi a Cristo”, come ama ricordare.In Italia per alcuni giorni, ci racconta al telefono delle settimane drammatiche che sta vivendo la sua città. Appena cinque giorni fa proprio un collegio di francescani è stato colpito da un missile che ha fatto un morto e due feriti.Padre Ibrahim, qual è la situazione ad Aleppo?“Drammatica. I missili cadono da un momento all’altro, senza preavviso. E a morire sono soprattuto gli innocenti.”Cosa è successo al collegio dei Frati Minori?“Ci hanno bersagliato con due missili, uno diretto contro il collegio e uno contro l’ufficio di arruolamento dell’esercito siriano che ospitiamo nel nostro terreno. In una zona della città che è sempre stata piuttosto sicura, anche durante la guerra.”Si è trattato di un attacco premeditato?“Non stiamo parlando di un cannone che ha un margine di errore di qualche decina di metri, ma di missili mirati: i jihadisti sono molto vicini a noi.”I cristiani finiscono sempre nel mirino…“È vero, ma non bisogna dimenticare che in questa guerra vengono colpite le chiese come le moschee: a pagare sono sempre gli innocenti. I terroristi vogliono terrorizzare la gente e creare il caos”Come evitare il caos?“Il presidente Assad ha sempre garantito il rispetto delle minoranze. Certo, sbaglia come tutti, ma almeno assicurava il rispetto dei diritti dei cristiani.”Eppure in molti lo accusano di essere un dittatore sanguinario, che calpesta i diritti umani…“Io posso dire che in Occidente si parla tanto di ribelli moderati ma noi vediamo solo dei terroristi…”Lei auspica un intervento militare con truppe di terra?“No. La violenza chiama solo violenza, le armi non risolvono nulla. Lo diceva anche Giovanni Paolo II prima della Seconda Guerra del Golfo. E guardiamo cosa ha portato quel conflitto: solo morte e violenza”E allora cosa si può fare?“Togliere l’embargo. Le sanzioni hanno colpito tante persone innocenti. E poi servirebbe che l’Occidente prendesse una posizione chiara fra i contendenti, in termini politici.”Qual è stato il momento più difficile?“Non ce ne è stato uno solo. All’inizio della guerra la gente si ammazzava alle code per il pane, poi c’è stata la sete… poi i missili. Poi è arrivato il caro prezzi e la gente è tornata a morire di fame non perché mancava il pane ma perché costava troppo. Ogni giorno ha la sua croce.”Ha mai pensato di mollare tutto ed andarsene?“No. Certo, a volte ho paura come tutti gli uomini, ma poi mi dico: se ho lasciato tutto per diventare sacerdote è per servire, non per fare i fatti miei. La Chiesa deve stare vicina agli uomini che soffrono.” Chi volesse aiutare padre Ibrahim e la sua parrocchia di Aleppo, può farlo qui:Su cc:Associazione di Terra SantaBanca Popolare Etica – IBAN: IT67 W050 18121010 0000 0122691BIC CODE: CCRTIT2T84ASu internet: http://www.proterrasancta.org/it/aiuta-la-terra-santa/aiutaci/

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