Non tutti i mali vengono per nuocere. È un vecchio detto, forse uno dei più pronunciati nella quotidianità. Ma che sembra essere sempre attuale, anche nella politica internazionale. Quei leak trafugati dal Pentagono e di cui si è avuta notizia all’inizio di questo mese di aprile hanno rappresentato uno smacco per Washington. Il mondo ha scoperto che la fortezza più protetta del pianeta, quella che ospita il Dipartimento della Difesa Usa, in realtà è molto vulnerabile. Anche Jack Teixeira, il ragazzo di 21 anni che ha immesso in rete i documenti top secret, poteva avere infatti accesso a file riservati. E, come lui, si calcola che quasi un milione di statunitensi hanno la possibilità di avere tra le mani fascicoli molto delicati.
Ma al tempo stesso, il contenuto di quanto emerso nei leak ha accelerato alcuni piani che per Washington appaiono importanti in questa fase. In particolare, proprio subito dopo la diffusione dei documenti, gli Usa hanno incassato il via libera di Egitto e Corea del Sud per la fornitura di armi all’Ucraina. Circostanza non da poco a livello politico: Il Cairo e Seul, tra gli alleati degli Stati Uniti, erano due dei Paesi più recalcitranti all’invio di materiale bellico a Kiev. Posizione emersa proprio in alcuni dei documenti trafugati.
Le posizioni di Egitto e Corea del Sud emerse dai leak
Le sette foto pubblicate su Telegram e 4Chan il 5 aprile scorso erano solo la punta dell’iceberg di una fitta ragnatela di documentazione pubblicata da Jack Teixeira su Discord. La talpa ventunenne già da ottobre, grazie al suo lavoro all’interno della Guardia Nazionale aerea del Massachusetts, aveva iniziato a inserire file top secret dentro il gruppo di Discord in cui chattava abitualmente.
Tra i faldoni di documenti pubblicati, anche considerazioni del Pentagono e dei servizi segreti Usa su due Paesi vicini a Washington: l’Egitto e la Corea del Sud. Considerazioni che in un primo momento hanno imbarazzato e non poco la stessa Casa Bianca. Ad emergere infatti è stata un’attività di spionaggio verso governi considerati vicini. Non proprio una novità, ma comunque un’azione che sotto il profilo diplomatico ha avuto un peso non indifferente.
L’imbarazzo però è stato anche dall’altra parte. L’Egitto infatti, secondo i leak pubblicati, era pronto ad avviare un piano segreto per fornire razzi all’esercito di Mosca. Nella massima riservatezza, secondo l’intelligence Usa alcune delle fabbriche di armi del Paese nordafricano stavano per avviare la produzione degli ordigni destinati ai russi. Il piano, se fosse stato portato a compimento, avrebbe potuto creare frizioni molto forti con gli Usa. Il tutto, molto probabilmente, per ricevere dalla Russia l’indispensabile apporto di grano e farina in una fase in cui il prezzo dei generi di prima necessità in Egitto è sempre meno sostenibile. Ma il rischio di rotture improvvise con Washington deve essere stato valutato come poco conveniente dal presidente Al Sisi. Infatti la produzione di razzi ai russi, sempre secondo fonti Usa, non è mai partita.
Dalla Corea del Sud invece sono trapelate preoccupazioni dei funzionari di Seul per possibili pressioni da Washington per girare armi all’Ucraina. Segno tangibile dei mal di pancia coreani sull’eventualità di diventare protagonisti, seppur indiretti, nel conflitto in corso. I leak relativi a Seul appaiono abbastanza specifici: sono saltate fuori conversazioni dove funzionari sudcoreani suggerivano soluzioni per non chiudere la porta a eventuali pressioni Usa, senza però irritare la Russia. Tra queste, la vendita di munizioni alla Polonia.
Il Cairo e Seul pronte a dare armi a Kiev
A pochi giorni dall’esplosione dello scandalo causato da Jack Teixeira, sia l’Egitto che la Corea del Sud hanno virato le proprie posizioni verso un maggiore sostegno all’Ucraina. Nelle scorse ore sul Washington Post sono emerse indiscrezioni secondo cui Il Cairo sta iniziando la produzione di munizioni di artiglieria da girare a Kiev. “L’Egitto – si legge sul quotidiano statunitense – ha sospeso un piano per fornire segretamente razzi alla Russia il mese scorso a seguito di colloqui con alti funzionari statunitensi. Ha quindi deciso di produrre munizioni di artiglieria per l’Ucraina, secondo cinque documenti di intelligence statunitensi trapelati”.
Da Seul invece, la svolta pro Kiev è stata annunciata direttamente dal presidente Yoon Suk Yeol in un’intervista sulla Reuters. “Se c’è una situazione che la comunità internazionale non può tollerare – ha dichiarato – come un attacco su larga scala contro i civili, un massacro o una grave violazione delle leggi di guerra, potrebbe essere difficile per noi insistere solo sul sostegno umanitario o finanziario”. La Corea del Sud si starebbe preparando quindi a fornire armi direttamente all’esercito ucraino.
Gli Usa trovano nuovi alleati sull’Ucraina
Lo scandalo relativo ai leak del Pentagono, sembra aver generato degli effetti collaterali particolarmente ben voluti a Washington. A distanza di più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina e alla vigilia di una fase delicata del conflitto, la Casa Bianca ha incassato il sostegno pro Kiev da parte di due degli alleati più scettici. Sia al Cairo che a Seul i rispettivi governi si sono riscoperti con le spalle al muro: resa pubblica la loro diffidenza, Al Sisi e Yeol non hanno potuto dire di No agli Stati Uniti. Rinforzando quindi l’asse vicino all’Ucraina. Una svolta non indifferente, importante a livello politico anche per lo stesso presidente Joe Biden. Quest’ultimo, con l’allargamento del fronte vicino a Kiev, può avere vita più facile nel chiedere alla politica Usa di continuare con gli sforzi volti a sostenere Zelensky.