Se in guerra la prima vittima è la veritĂ , allora è chiaro che non possiamo sapere con assoluta certezza chi – e soprattutto come – ha provocato l’esplosione del ponte di Kerch, che collega la penisola della Crimea alla Federazione russa. Mosca si è affrettata a comunicare che il transito è stato “ripristinato completamente”, anche se secondo un rapporto dell’intelligence britannica “due delle quattro carreggiate sono crollate in piĂą punti per una lunghezza di circa 250 metri” e la circolazione è “gravemente compromessa”. Mosca ha attribuito l’esplosione, che ha provocato quattro vittime, a un camion bomba di proprietĂ  di un residente della regione di Krasnodar, nel Sud della Russia, accusando formalmente le autoritĂ  di Kiev dell’attacco al ponte di Kerch, mentre il presidente Putin ha parlato di “un attacco terroristico”. L’esplosivo utilizzato nell’attacco, secondo il Cremlino, proverebbe dalla Bulgaria.

Come rivelato dal New York Times, che cita un funzionario di Kiev, sono stati proprio i servizi di intelligence ucraini a far saltare parzialmente l’infrastruttura, una tesi confermata anche da un articolo del sempre informatissimo Washington Post. Servizi speciali ucraini, dunque – almeno così pare – ma con l’aiuto di chi? Un nuovo documento pubblicato sulla stampa Usa fa pensare che Kiev sia stata aiutata da quella stessa intelligence britannica che ha analizzato con dovizia di particolari, come sopra accennato, i danni provocati dal ponte e che sta dando manforte alle truppe di Kiev sul campo di battaglia.

Il documento che “inchioda” l’intelligence britannica

Il materiale che parrebbe provare un possibile coinvolgimento di Londra e della sua intelligence nell’attacco – usando tutti i doverosi condizionali del caso, poichĂ© sulla veridicitĂ  della documentazione non vi può essere certezza – è stato pubblicato dal sito di giornalismo investigativo statunitense Grayzone. Trattasi di una presentazione, datata aprile 2022, indirizzata agli alti ufficiali dell’intelligence nella quale si ipotizza un piano per far saltare in aria il ponte di Kerch in Crimea con il coinvolgimento dei servizi speciali ucraini.

Le proposte al fine di assistere Kiev nella sua guerra contro la Russia sono state messe nero su bianco su richiesta di Chris Donnelly, un agente dell’intelligence Uk di alto livello, veterano di alto rango e consigliere della NATO. La componente principale del piano è la “distruzione del ponte sullo stretto di Kerch”. I documenti e la corrispondenza che delineano l’operazione sono stati forniti a The Grayzone da una fonte anonima. Nella bozza diffusa da Grayzone, tuttavia, non vi è menzione di un possibile impiego di un camion-bomba che Mosca sostiene essere stato impiegato per danneggiare il viadotto lungo 19 chilometri. Tuttavia, scrive la testata statunitense, “l’evidente interesse della Gran Bretagna nel pianificare un simile attacco sottolinea il profondo coinvolgimento delle potenze della NATO” nel conflitto.

Cosa prevedeva il piano redatto dalla Gran Bretagna

La presentazione è stata elaborata da Hugh Ward, un veterano militare dell’esercito di Sua MaestĂ . Vengono delineate una serie di strategie per aiutare l’Ucraina “a rappresentare una minaccia per le forze navali russe” nel Mar Nero. Si afferma che gli obiettivi principali mirano a “degradare” la capacitĂ  della Russia di bloccare Kiev, “erodere” la “capacitĂ  di combattimento” di Mosca e isolare le forze terrestri e marittime russe in Crimea “negando il rifornimento via mare e via terra tramite il ponte di Kerch”.

Nel frattempo, subito il duro colpo, il Comitato nazionale antiterrorismo (Nac) russo, secondo quanto riportato dall’agenzia Adnkronos, ha preso in esame le misure da adottare per garantire la sicurezza del valico fra Krasnodar e la Crimea, dopo l’attacco di sabato scorso al ponte di Kerch. Il Nac ha affermato che durante la discussione, alla quale hanno preso parte i capi degli organi esecutivi federali, delle forze dell’ordine e dei servizi speciali, “sono state vagliate una serie di misure aggiuntive volte ad aumentare il livello di protezione antiterrorismo delle strutture di attraversamento dei trasporti”.

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