Il generale libico Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica noto in Italia per aver sequestrato per 108 giorni i 18 pescatori di Mazara del Vallo, è stato giudicato responsabile di crimini di guerra e crimini contro l’umanità durante la seconda guerra civile libica del 2019-2020. La sentenza è stata emessa in contumacia da un tribunale distrettuale della Virginia, negli Stati Uniti, dopo la denuncia di alcune famiglie libiche che avrebbero subito torture e uccisioni extragiudiziali da parte dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna). Il caso civile è destinato ad avere uno scarso impatto al livello giudiziario, perché la difesa del “feldmaresciallo” libico ha evitato di entrare nel merito delle accuse, ritenute politicizzate, preferendo subire una condanna di default, cioè automatica. Ma al livello politico potrebbero esserci conseguenze per Haftar e per la discesa in campo dei suoi due figli, Saddam e Belgacer. E al livello economico il generale potrebbe essere costretto a sborsare un maxi-risarcimento da 50 milioni di dollari.
L’ombra delle fosse comuni
“Il diritto internazionale vieta o proibisce di trattare o avere rapporti con i signori della guerra, in altre parole con i criminali di guerra”, ha detto a Insideover una fonte diplomatica libica. Vale la pena ricordare che meno di quattro anni fa, nel dicembre 2018, il generale libico era stato accolto alla Conferenza per la Libia di Palermo come una stella del cinema. La fotografia della stretta di mano tra un sorridente Haftar e il primo ministro del Governo libico di accordo nazionale, Fayez al-Sarraj, aveva fatto il giro mondo con grande soddisfazione dell’allora premier Giuseppe Conte. “Non si cambia cavallo mentre si attraversa il fiume”, aveva assicurato l’uomo forte della Libia orientale, aprendo a un compromesso con Tripoli. Cinque mesi dopo, il generale si era tolto la cravatta Talarico regalatagli da Conte per indossare la divisa militare e marciare sulla capitale libica con l’ausilio dei mercenari russi del gruppo Wagner. La guerra si è poi conclusa 18 mesi più tardi con l’intervento della Turchia e la ritirata di Haftar. Eppure, come riferisce l’Agenzia Nova, le fosse comuni di quel conflitto continuano a spuntare ancora oggi.
Imbarazzo Usa
Commentando la sentenza, il dipartimento di Stato Usa ha fatto sapere che “gli Stati Uniti rimangono fortemente preoccupati in merito alle presunte violazioni dei diritti umani commesse dalle parti coinvolte nel conflitto in Libia”, ribadendo “la necessità di fare sì che i responsabili di abusi e violazioni del diritto internazionale umanitario rispondano delle loro azioni”. Una risposta da cui traspare un certo imbarazzo per i trascorsi di Haftar negli Stati Uniti e i presunti legami del “feldmaresciallo” con la Cia. “Questo verdetto avrà scarsi effetti sulla situazione libica. La famiglia Haftar è già pronta a perdere diversi beni negli Stati Uniti. I diplomatici statunitensi evitano già di apparire pubblicamente con il comandante ribelle”, ha dichiarato a Insideover Jalel Harchaoui, ricercatore specializzato in Libia.
Quale impatto?
Nonostante la sentenza, secondo Harchaoui, Haftar continuerà a ricevere un forte sostegno da diverse nazioni, come ad esempio dall’Egitto del presidente-generale Abdel Fattah al-Sisi. “Nulla di tutto ciò cambierà a seguito della causa civile in Virginia. L’effetto netto è prossimo allo zero”. Esam Omeish, presidente della Libyan American Alliance, gruppo di pressione che sostiene le famiglie querelanti, è invece convinto che la sentenza danneggerà Haftar sia in patria che all’estero. “All’interno della Libia, è un campanello d’allarme per molte persone che stanno cercando di collaborare con lui. (…) Non puoi avere a che fare con un criminale che è deciso a instaurare una dittatura con la forza”, ha detto Omeish al sito web Middle East Eye. Sulla scena internazionale, sempre secondo Omeish, Haftar potrebbe avere problemi soprattutto per quanto riguarda le relazioni della Libia con Washington. Senza contare che avere ancora oggi i mercenari russi della Wagner sul libro paga non è esattamente il miglior lasciapassare per entrare alla Casa Bianca.
E l’Italia?
Per il momento, come suggerito da Harchaoui, la sentenza non sembra aver avuto alcuna conseguenza sulle relazioni di Haftar al livello internazionale. L’Italia ha ancora un consolato a Bengasi, capoluogo della Cirenaica e roccaforte del feldmaresciallo, e dovrebbe inviare un nuovo console a breve. Va inoltre segnalato il preoccupante aumento degli sbarchi dei migranti in Italia dall’est della Libia: un fenomeno relativamente recente, per il momento contenuto, ma che sarebbe un errore sottovalutare. Chi parte dalla Cirenaica, infatti, sale a bordo di grandi imbarcazioni in grado di trasportare fino a 500-600 persone alla volta, aumentando il rischio dell’ennesima strage nel Mediterraneo Centrale.