La risoluzione del conflitto nel Donbass sembra sempre più lontana: il Cremlino ha reso noto che servirà maggiore impegno prima che possano aver luogo i colloqui di alto livello destinati a porre fine alla guerra. Secondo Mosca, infatti, gli obiettivi concordati durante il meeting di Parigi non sono ancora stati raggiunti e queste dichiarazioni tendono a sminuire l’importanza dei colloqui tra i ministri degli Esteri di Germania, Francia, Russia ed Ucraina che avranno luogo nella serata di giovedì. Nel corso della videoconferenza i quattro ministri avranno modo di discutere dei progressi compiuti dopo il vertice di Parigi, in particolare per ciò che concerne lo scambio di prigionieri. Verrà poi esaminata la possibilità di dare nuovo slancio al Gruppo di Contatto Trilaterale, all’interno del quale Russia ed Ucraina colloquiano sotto la mediazione dell’Osce.
Nuove tensioni
La situazione al fronte non induce ottimismo: fonti ucraine riferiscono che i separatisti filo-russi hanno violato il cessate il fuoco per ben quindici volte nelle ultime ventiquattro ore. Le milizie avrebbero poi fatto uso, tra gli altri, di armamenti proibiti dagli Accordi di Minsk, di granate, di mitragliatrici di grosso calibro e di lanciarazzi. Le violazioni del cessate il fuoco non costituiscono una novità: un report della missione di monitoraggio dell’Osce ha infatti chiarito come, tra il 23 marzo ed il 5 aprile del 2020, ci siano stati ben ottomila settecento episodi di questo genere tra cui almeno duemilasettecento esplosioni. Le sanzioni imposte dall’Unione Europea nei confronti di Mosca per quanto accaduto in Crimea e nel Donbass non sembrano aver prodotto i risultati sperati. Secondo Olga Oliker, del think thank International Crisis Group, le misure di Bruxelles non dovrebbero essere rigide ma divenire flessibili in base agli sforzi fatti da Mosca per cercare di riportare la pace in Ucraina. Attualmente, invece, le sanzioni possono essere ritirate solamente qualora il cessate il fuoco concordato a Minsk venga completamente implementato. Un atteggiamento rigido, dunque, rischia di esacerbare anche la rigidità di Mosca.
Le prospettive
Il presidente ucraino Volodymr Zelensky ha ripetutamente affermato, nel corso dei mesi, di avere intenzione di porre fine agli scontri in Ucraina orientale ed i progressi raggiunti in questo ambito sono innegabili. Mosca, però, ha una serie di linee rosse che intende preservare: in primis l’autonomia di cui i territori separatisti dovranno godere una volta reintegrati nell’Ucraina. In questo modo la Federazione Russa potrà continuare ad esercitare una certa influenza sugli sviluppi politici di Kiev. Il probabile auspicio è anche quello di garantire l’uso della lingua russa agli abitanti di queste regioni nel prossimo futuro e possibilmente anche la possibilità, per gli Oblast di Donetsk e Luhansk, di opporsi ad eventuali scelte di campo di Kiev in politica estera. Su tutte un possibile ingresso nella Nato ed un avvicinamento all’Unione Europea. L’implementazione di questi punti cardine è fondamentale per avere il consenso di Mosca ad una reale pacificazione dell’Ucraina orientale.