“Più qualità e minor quantità”, questa è la linea tracciata per il futuro dal generale David H. Berger, comandante del corpo dei Marines, nella sua introduzione alla richiesta di bilancio per il 2021. Un processo di riduzione del personale che occuperà un lungo lasso di tempo, ma che sarà avviato già a partire dal prossimo anno quando 2000 persone uscenti non saranno rimpiazzate.

Il motivo dei tagli

I motivi dietro a questa strategia sono diversi, ma il principale è la possibilità di liberare risorse economiche importanti per continuare negli investimenti nelle tecnologie di nuova generazione. L’obiettivo è di mantenere il corpo dei Marines all’avanguardia, assicurando al tempo stesso la possibilità di operare contro qualsiasi nemico in ogni condizione. Una revisione dei numeri che, secondo le aspettative del generale Berger, darà modo di creare una forza militare “radicalmente diversa” da quella attuale, adattandola numericamente al nuovo contesto internazionale. Il timore principale è di trovarsi impreparati nel caso di un conflitto contro Cina o Russia, le quali negli ultimi 15 anni hanno aumentato gli investimenti nelle nuove tecnologie riducendo il gap con gli Stati Uniti, se non –in alcuni casi– superandoli. Questo viene visto come un concreto pericolo per l’egemonia statunitense, ma anche per l’incolumità dei soldati impiegati in teatro operativo.

Inizialmente i tagli dovrebbero riguardare molte posizioni presenti al quartier generale del Pentagono, dove a seguito di un’analisi del personale impiegato negli uffici sono emerse capacità in eccesso e molti posti “doppi”. A livello economico questo si traduce in aumento minimo delle richieste economiche per il 2021, ovvero 46 miliardi di dollari contro i 45,9 miliardi del 2020. Ma non solo, perché ridurre la forza lavoro –inizialmente di duemila unità – permetterà, come spiegato dal generale Berger a Military.com, di “generare dall’interno risorse pronte a essere reinvestite”. Motivo per il quale la riduzione del personale non comporterà a una diminuzione delle capacità, ma anzi darà modo di aumentare quelle relative alle operazioni di intelligence e alla guerra elettronica e informatica. Una strategia volta ad aumentare la qualità del corpo dei Marines adeguandolo a quello che sarà il possibile volto futuro dei conflitti dove a farla da padrone saranno le tecnologie e le nuove armi. Senza di queste sarà complicato per i Marines seguire quanto espresso dal generale Berger nelle sue linee guida pubblicate poco dopo il suo insediamento, in cui sottolineava la necessità di assicurare un pieno sostegno alle operazioni della flotta della Marina in qualsiasi parte del globo.

La spinta verso il futuro

Gli investimenti, però, non riguarderanno solamente le nuove tecnologie, armi o mezzi da impiegare in teatro operativo, ma anche i campi di addestramento considerati obsoleti per le sfide attuali e future. Parte dei soldi risparmiati dalla riduzione del personale e dal taglio di alcuni programmi “doppioni” o “non necessari” saranno, infatti, destinati proprio alla modernizzazione dei campi.

Uno sforzo economico necessario, al pari di quello per l’acquisto di nuovi F-35, per lo sviluppo di nuovi missili antinave e per la creazione di armi di nuova generazione capaci di colpire con precisione i sistemi di difesa di un determinato territorio. Senza ciò, difficilmente per i Marines sarà possibile assicurare quella copertura necessaria alle operazioni della flotta della Marina, ma al tempo stesso diventerà complicato anche garantire la salvaguardia degli interessi su terraferma degli Stati Uniti.

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