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Tra le tante storie di guerra provenienti dall’Ucraina che meritano di essere raccontate, o quanto meno messe in evidenza, c’è quella di Yana Zinkevych. Yana ha 28 anni, è costretta a muoversi su una sedia a rotelle a causa di un incidente ma sul campo di battaglia può già vantare esperienza da vendere.

Ha fondato il Battaglione Medico Hospitalier, formato da circa 300 fra medici e paramedici impegnati in prima linea a salvare le vite umane. Le vite di tutti, però, anche quelle dei civili e pure, nel caso in cui dovesse capitare, dei nemici russi.

Come ha raccontato Il Corriere della Sera, Yana aveva 20 anni quando, in procinto di intraprendere la carriera universitaria presso la Facoltà di Medicina di Leopoli, la guerra in Donbass cambiò per sempre il suo destino e quello dell’Ucraina.

In quel periodo delicatissimo, la ragazza decise di partire volontaria per il fronte. I soldati, del resto, necessitavano di assistenza medica, viste le cruente battaglie che si combattevano nel quadrante orientale del Paese, lo stesso quadrante nuovamente finito nell’occhio del ciclone a distanza di una manciata di anni.



Il Battaglione Medico Hospitalier

Mossa da una ammirevole forza di volontà, Yana ha riunito altri volontari – da medici e paramedici a semplici studenti di medicina – e dato vita al Battaglione Medico Hospitalier. Da poche decine di unità, il gruppo è diventato sempre più grande, fino ad assumere le sembianze di un vero e proprio battaglione impegnato a lavorare spalla a spalla con le Forze Armate di Kiev.

A comandare l’Hospitalier c’è, ancora oggi, Yana, sul curriculum deputata del Parlamento ucraino tra le fila del partito (d’opposizione) European Solidarity. Il gruppo medico potrebbe avere un gran bel da fare nei prossimi giorni, soprattutto a est e sud dell’Ucraina. È vero che l’offensiva russa nel Donbass ha perso slancio “ed è rimasta significativamente indietro rispetto ai piani”, ha fatto sapere il Ministero della difesa britannico nell’ultimo aggiornamento dell’intelligence sull’Ucraina, ma la guerra va avanti.

Piccola sintesi: si continua a combattere nei pressi dell’acciaieria Azovstal, a Mariupol, nel quadrante orientale e in più si segnalano pure movimenti della flotta russa nel Mar Nero, conditi da sporadici raid sul territorio ucraino.

La forza di Yana

In mezzo a tutto questo, Yana continua a fornire il suo contributo alla causa. “Sì, certo che vado al fronte. Non posso andare nelle trincee, ovviamente…”, ha raccontato la ragazza, il cui compito è quello di selezionare il personale del battaglione che comanda, addestrarlo, imbastire la logistica e pure l’organizzazione delle varie unità. “Siamo una specie di famiglia“, ripete la 28enne , raccontando che i veterani del Battaglione chiamano “gattini” i nuovi arrivati finché non partono per il fronte.

Dicevamo della sedia a rotelle. Yana è stata coinvolta in un incidente nel dicembre 2015. Stava tornando alla base con i suoi uomini quando il mezzo sul quale era a bordo è finito fuori strada a causa del ghiaccio presente sulla strada. Risultato: ferite gravi, così gravi che molti medici pensavano che quella ragazza potesse morire.

Yana ha invece resistito ed è tornata a vivere. Non avrebbe più potuto muoversi come prima e, in un primo momento, si pensava che non sarebbe neppure più potuta diventare madre. “È stata durissima. Sono una persona forte anche se non nego che ci sono stati momenti in cui ho pensato all’eutanasia”, ha ricordato. Dopo lo sconforto iniziale sono iniziate le cure in Israele. La sua colonna vertebrale è stata ricostruita. Non avrebbe più potuto camminare, ma scoprì comunque di essere rimasta incinta. Adesso Yana è tornata in prima linea, pronta a servire il suo Paese alla guida del Battaglione Hospitalier.

Tra propaganda e realtà

Le storie come quella di Yana si collocano a metà strada tra la realtà e la propaganda. Yana Zinkevych esiste ed è davvero costretta a muoversi su una sedia a rotelle. Combatte per l’Ucraina e dirige il Battaglione Hospitalier. Non bisogna tuttavia dimenticarci che la guerra si gioca anche sulla propaganda. E che storie del genere sono fondamentali per ridare carica al proprio Paese e, al tempo stesso, far capire ai nemici – in questo caso i russi – che stanno combattendo un esercito che non intende arrendersi. Non solo armi e cannoni: anche la realtà moltiplicata e amplificata all’ennesima potenza grazie ad un’efficace comunicazione può rivelarsi uno strumento decisivo in qualsiasi conflitto. A maggior ragione in quello ucraino.

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