L’esercito russo si starebbe ritirando da Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, in quella che per il New York Times sarebbe una delle più grandi battute d’arresto della Russia in questa guerra dalla ritirata da Kiev avvenuta lo scorso mese. Funzionari ucraini e statunitensi affermano che le forze del Cremlino presenti nell’area stanno continuando a perdere terreno.
Resta da capire se il ripiegamento di Mosca sia stato causato dalla controffensiva degli ucraini o sia, al contrario, frutto di una precisa strategia del Cremlino, volta a reindirizzare le sue truppe a sud-est, dove potrebbe rafforzare le unità stanziate a Izyum, centro conquistato qualche settimana fa. Ricordiamo che Izyum, a un paio di ore da Kharkiv, è diventata un vero e proprio centro operativo cruciale per la Russia, che si dice stia guadagnando terreno nella regione orientale del Donbass, dove i combattimenti continuano ad essere incessanti.
Certo è che, sostiene il think-tank americano Institute for the Study of War (ISW) in un aggiornamento sul conflitto, la controffensiva ucraina nell’area di Kharkiv inizia vagamente ad assomigliare alla controffensiva con la quale Kiev alla fine è riuscita a cacciare l’esercito russo dalla capitale e dall’Ucraina occidentale.
Che cosa succede a Kharkiv
Diciamo che le forze ucraine stanno obbligando il comando russo a prendere scelte difficili. Ad esempio, le ultime mosse di Kiev stanno costringendo, di fatto, le unità di Mosca a concentrare i bombardamenti sulle truppe nemiche anziché colpire le città.
Altre fonti sottolineano l’intensità della controffensiva ucraina proveniente da nord-est di Kharkiv. Pare che le truppe locali abbiano riconquistato alcuni insediamenti e respinto i russi fino a 10 chilometri dal confine. In questo particolare settore, le forze del Cremlino si troverebbero sulla difensiva e sarebbero impegnate a evitare un’ulteriore avanzata nemica verso la frontiera.
“La priorità data dalla Russia alle operazioni in Donbass ha lasciato gli elementi dispiegati nell’Oblast di Kharkiv vulnerabili alle forze di contrattacco ucraine, mobili e altamente motivate”, si legge nell’ultimo aggiornamento dell’intelligence militare britannica, secondo la quale “il ritiro delle forze russe dalla regione di Kharkiv è una tacita ammissione dell’incapacità della Russia di conquistare città chiave dell’Ucraina dove si aspettavano una resistenza limitata da parte della popolazione”.
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La mossa di Mosca
Se durante le prime fasi del conflitto la Russia era riuscita ad accerchiare Kharkiv, l’iniziale successo conseguito da Mosca sarebbe evaporato come neve al sole quando il Cremlino è stato costretto a ritirare unità dalla regione per riorganizzare e rimpolpare le proprie forze per via delle pesanti perdite rimediate in altri settori.
La previsione dell’intelligence britannica è chiara: una volta che queste forze si saranno ricostituite, potrebbero schierarsi sulla riva orientale del fiume Siverskyi Donets, formando una forza di blocco per proteggere il fianco sinistro della principale concentrazione di forze russe e le principali linee di rifornimento per le operazioni nei pressi di Izyum.
Nel frattempo il primo vice ministro degli Interni ucraino, Yevhen Yenin, citato dal Kyiv Independent, ha accusato l’esercito russo di aver aperto il fuoco contro i civili da un carro armato in un villaggio nella regione di Kharkiv. Nelle ultime ore le forze del Cremlino hanno anche bombardato un edificio di un hangar nel villaggio di Shebelinka, nella medesima regione, a conferma di come, nonostante il ritiro dalla città di Kharkiv, la presenza di Mosca nell’area resti ancora rilevante.
Come detto, non è ancora chiara la motivazione che ha spinto la Russia a ritirarsi da Kharkiv. Potrebbe essersi trattata di una scelta strategica oppure di una mossa resasi necessaria per via della controffensiva ucraina.