Guerra /

Il conflitto in Ucraina sta avendo, come ampiamente previsto, una situazione generale di stallo. L’offensiva che ha portato alla liberazione di ampie porzioni nel settore orientale del Paese avvenuta a inizio settembre, si è trasformata in una guerra di posizione che, lentamente, ha visto il ritiro delle forze russe su posizioni difensive nel Donbass che a fatica erano state conquistate nei mesi precedenti.

Lungo il fronte meridionale gli attacchi ucraini effettuati in questi ultimi mesi, hanno costretto i russi ad arretrare progressivamente nell’oblast di Kherson, e nelle ultime ore Mosca ha cominciato a evacuare la città.

Nella giornata di giovedì 3 novembre, infatti, risulta che la bandiera della Federazione sia stata ammainata dal palazzo dell’amministrazione cittadina, segnale che le forze russe si preparano ad arretrare ulteriormente a est.

L’esercito di Kiev, nelle ultime settimane, ha bersagliato le posizioni russe lungo il fiume Dnepr con tiri di artiglieria e col lancio di razzi nel tentativo di colpirle in un momento particolarmente delicato, ovvero quello dell’attraversamento di quell’importante corso d’acqua che funge da barriera geografica tra ovest ed est ucraino.

La Russia, quindi, è sulla difensiva lungo tutto il fronte, e questa decisione si spiega sia con l’arrivo imminente dell’inverno, che notoriamente favorisce chi deve difendersi con le sue condizioni climatiche, sia con la necessità tattica di far esaurire lo sforzo in avanti dell’esercito ucraino evitando di restare imbottigliati in una regione, quella a ovest del fiume Dnepr, che potrebbe facilmente diventare una sacca.

Nonostante la ritirata non abbia assunto le caratteristiche di una rotta come avvenuto a settembre, il Cremlino ha nominato un nuovo comandante per le operazioni militari: il presidente Vladimir Putin ha nominato il generale Sergey Surovikin alla guida dello sforzo bellico per cercare di ribaltare la situazione che ha portato anche a un crescente malcontento in Russia.

La nomina, avvenuta a ottobre, è arrivata quando Mosca ha subito un duro colpo dopo la parziale distruzione del ponte di Kerch, un collegamento chiave tra Russia e Crimea, che la Russia ha annesso unilateralmente nel 2014. Quell’attacco ha permesso di ridurre considerevolmente il volume di rifornimenti passanti per la penisola, costringendo lo Stato maggiore russo a utilizzare le linee che passano per l’asse Mariupol-Melitopol, quindi più soggette al tiro diretto di sistemi missilistici campali e di artiglieria dell’esercito ucraino nella parte più meridionale del percorso, ovvero quella immediatamente a ovest del fiume Dnepr nella regione di Kherson.

Abbiamo parlato di una situazione di stallo generale, che riteniamo sia dovuto alle palesi difficoltà incontrate dall’esercito russo, che ancora non può contare sull’afflusso della totalità dei riservisti mobilitati da Mosca, e al fatto che il sostegno occidentale a Kiev tramite l’invio di munizioni e armamenti non ha permesso alla Russia di ottenere seri guadagni sul campo di battaglia.

Di conseguenza la strategia della Russia si è ora incentrata sulla dissuasione di ulteriori aiuti da parte di Usa/Nato in quanto non può, nell’immediato, organizzare offensive significative.

Surovikin, quindi, sembra aver deciso di abbandonare la parte dell’oblast di Kherson a ovest del fiume Dnepr per concentrare le forze in una fascia di sicurezza che corre lungo il corso d’acqua e che arriva sino alla linea del fronte nel settore di Zaporizhzhia. Una fascia più facilmente difendibile, in quanto lo Dnepr rappresenta, come detto, una barriera geografica naturale importante, e che può far guadagnare tempo prezioso allo Stato maggiore di Mosca per riorganizzarsi e cercare di effettuare una controffensiva in pieno inverno, come nella migliore delle tradizioni russe.

Il nemico, ora, è il fango che ostacola l’avanzamento dei mezzi pesanti, e che in una fase di riassesto consiglia di ritirarsi su posizioni più facilmente difendibili.

Le operazioni comunque non si fermeranno: la Russia continuerà a effettuare attacchi missilistici e con droni kamikaze sugli obiettivi tattici e strategici ucraini: se la strategia, infatti, è quella di dissuadere l’Occidente dall’ulteriore invio di armamenti, è quindi necessario disarticolare il sistema logistico ucraino andando a colpire gli snodi stradali, ferroviari, i magazzini, senza dimenticare le infrastrutture strategiche come centrali elettriche, dighe e ponti radio. La Russia deve dimostrare che sostenere l’Ucraina è uno sforzo improduttivo, e che l’afflusso di armamenti non porta a significativi ribaltamenti del fronte, per questo è passata sulla difensiva ritirandosi su posizioni più sicure.

Il recente attacco effettuato alla base navale di Sebastopoli, però, potrebbe rovinare i piani di Mosca, e forse non è un caso che sia avvenuto proprio nel momento in cui l’esercito russo sta consolidando le sue posizioni a est del fiume Dnepr.

Risulta interessante far notare, invece, che nel quadro generale del conflitto l’iniziativa è passata stabilmente nelle mani di Kiev, mentre nel lungo termine le operazioni belliche hanno dimostrato che l’Ucraina è stata in grado di effettuare offensive rapide e significative, mentre la Russia, a parte l’avanzata fulminea sul fronte di meridionale dei primi giorni di guerra, ha faticato molto di più a guadagnare terreno.

In ultima analisi la ritirata a ovest del fiume Dnepr servirà a Mosca per consolidare la fascia di sicurezza nel settore meridionale, e permetterà di utilizzare le riserve in modo più razionale distribuendole tra il Donbass e Zaporizhzhia. In quest’ultima regione, infatti, è probabile che in futuro l’Ucraina tenterà una nuova grande offensiva, in quanto l’eventuale sfondamento verso il mare taglierebbe in due le forze russe nel meridione ucraino.

Dal punto di vista diplomatico questo passaggio di iniziativa tattica ha portato Mosca ad una maggiore apertura verso il dialogo, cercando contatti col Vaticano e con la Francia, e parallelamente ha spinto Kiev su posizioni più rigide: del resto chi attacca e vince difficilmente si fermerà per trattare prima di ottenere il suo obiettivo.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.