“I russi hanno bombardato Odessa sin dalle cinque del mattino di ieri”, colpendo in maniera mirata “infrastrutture militari” con i loro missili. “Io stesso ho avuto modo di vedere le colonne di fumo emergere da alcune infrastrutture militari colpite nella città”. Ugo Poletti, imprenditore e giornalista, uno dei duecento italiani che secondo la Farnesina vivono a Odessa, raggiunto da InsideOver commenta come ha vissuto nella giornata di ieri le ore dell’inizio dell’attacco russo all’Ucraina. Poletti, imprenditore italiano di Milano, vive a Odessa da cinque anni, dove ha fondato un giornale online in inglese, The Odessa Journal, dedicato a storia, cultura e affari di Odessa, città marittima e porto commerciale che rappresenta la porta delle esportazioni del granaio d’Europa ed è indicata come una delle possibili mete strategiche dell’offensiva russa.
“Il raid si è esaurito in mattinata”, aggiunge Poletti ricordando il primo giorno dell’operazione russa, sottolineando che “l’importanza di Odessa come piattaforma militare è limitata”, dato che “la marina ucraina in città consta di tre navi” e che la flotta di Kiev è “sostanzialmente scomparsa come forza dopo l’annessione russa della Crimea”, che ha portato alla perdita della principale piazzaforte navale, Sebastopoli. “Ieri non c’è stato inoltre nessuno sbarco”, aggiunge Poletti, che smentisce le voci che parlerebbero di operazioni militari anfibie volte a colpire direttamente la città. L’attività militare rilevata è un’altra: “Secondo le informazioni più recenti, dalle sette alle nove navi della Flotta del Mar Nero” bloccano gli accessi al porto della città e agli altri della sua regione limitrofa, “che sono complessivamente sette”. Porti che, va ricordato, “hanno valenza eminentemente commerciale” e per il cui blocco basta, dunque, l’interdizione navale. “Come se stessimo parlando di Genova, Porto Marghera, o Trieste in Italia”, ci sottolinea Poletti.
Le truppe da terra partite dalla Crimea puntano su altri obiettivi, su Cherson. E Poletti nota che “se i russi arriveranno fin qui, lo faranno via terra” e senza voler scatenare un combattimento a tutto campo. Odessa è infatti “la Firenze d’Ucraina”, una città d’arte che proprio i russi ritengono un capolavoro della “loro storia artistica”, in un certo senso addirittura una “Portofino dei moscoviti” meta per diversi secoli delle villeggiature della nobiltà zarista. Non a caso, ha ricordato Poletti su True News, testata italiana di cui è corrispondente, Odessa è stata “fondata dal napoletano José de Ribas, emigrato alla corte di Caterina la Grande in cerca di gloria militare” proprio per essere una capitale culturale oltre che una città di mare. A Odessa “si parla russo” diffusamente, il cosmopolitismo della città segnala la capacità di convivenza che essa può simboleggiare e Poletti è tranchant nel ricordare che i russi vedrebbero il danneggiamento della città come “un crimine contro l’umanità”.
In città il clima dopo le prime ore si è fatto molto più disteso rispetto alle scene di panico che, secondo Poletti “comprensibilmente”, hanno avvolto la capitale Kiev. “Non c’è panico, la popolazione ha reagito compostamente, consapevole di trovarsi in una zona meno esposta del fronte”. “Siamo tutti in casa”, sottolinea Poletti, “e le autorità hanno dato l’ordine di non uscire”, mentre “le strade sono perlustrate da membri dei servizi di sicurezza”.
Sul suo profilo Twitter, invece, il giornalista italiano Paolo Mossetti, che si trovava nella città fino a ieri, ha sottolineato che il problema principale è stato di matrice economica, con file lunghe decine di metri dei cittadini di Odessa dietro i bancomat fin dalle prime ore del mattino.
Prime file ai bancomat dall'inizio della crisi a Odessa. pic.twitter.com/8iait4i8iV
— Paolo Mossetti (@paolomossetti) February 24, 2022
Questa e altre foto viste online dai siti di open source intelligence confermando dunque lo scenario di una città tesa ma composta. Poletti in ogni caso ritiene decisamente complessa la crisi ucraina e il suo avvitamento, sottolineando con InsideOver che si è persa la possibilità di “negoziare anche con una diplomazia non palese” e che tra Russia e Stati Uniti ci sia stata un’incomunicabilità che ha portato Vladimir Putin a “riscoprire una mentalità da Novecento”. Per Poletti “l’Europa e gli Usa non vogliono combattere” per soccorrere Kiev. Odessa, peraltro, è pericolosamente vicina proprio al confine rumeno, dunque alla Nato. Ultima porta, ieri come oggi, dell’Ucraina sul mondo. Oggi bloccata ma non ancora assediata. Mentre il suo avvicinamento alla linea del fronte va mediato con le prospettive e i vissuti legati alla storia e ai suoi fardelli. I quali, come hanno insegnato gli ultimi giorni, contano moltissimo nel caos ucraino.