Gli americani portano i loro “mini-droni” in Afghanistan per spiare il nemico e sventare ogni minaccia nelle operazioni che proseguono imperterrite nelle province più remote della “tomba degli imperi”. Per evitare ulteriori perdite, i paracadutisti della celebre 82ª divisione aviotrasportata “All American” hanno impiegato per la prima volta sul campo di battaglia i nuovi droni tascabili “Black Hornet” (calabroni, ndr) in una missione di ricognizione appiedata nella provincia di Kandahar.
Secondo quanto dichiarato dalle fonti della Difesa americana, i mini-droni sono stati finalmente schierati dopo una lunga fase di sviluppo per permettere alle squadre in avanzamento di avere sempre un punto chiaro sulla “situazione”. Il primo impiego operativo è avvenuto nel corso di una missione di antiterrorismo contro la minaccia di un gruppo talebano. Il “calabrone”, spiegano le fonti interpellate dal Star and Stripes, “Ha fornito sorveglianza aerea alla pattuglia mentre valutava la sicurezza nella regione”. Secondo la medesima fonte, le brigate di paracadutiste schierate sul suolo afgano incominceranno ad “utilizzare sistematicamente” questa tecnologia per ridurre i rischi di combattimento.
Il “Calabrone”
Il Black Hornet 3, aggiornamento del P-100, ricorda un elicottero in miniatura, con un rotore centrale di 12 centimetri di diametro e una lunghezza totale di 16 centimetri, ed è dotato di una micro-telecamera elettro-ottiche e di una termocamera notturna alloggiate nella parte frontale, che possono fornire video in tempo reale all’operatore che lo utilizza sul campo. Classificato come Prs – personal reconnaissance system – pesa appena 35 grammi, ed è quindi facilmente trasportabile da qualsiasi squadra. Per questo presto verrà fornito a tutte le divisioni dell’esercito americano.
Estremamente silenzioso e difficilmente individuabile, soprattutto se pilotato contro sole, ha un’autonomia di 25 minuti e può garantire la comunicazione di dati crittografati per un raggio di 2 chilometri dalla zona di lancio. Il suo avviamento è estremamente veloce: appena 100 secondi. Secondo gli sviluppatori si può insegnare a un soldato a pilotarlo in due minuti – come se si trattasse di un videogame – mentre formazione di un istruttore richiederebbe meno di tre giorni.
Una volta in volo il “calabrone” può raggiungere una velocità di 15/20 nodi orari. Ovviamente, dati il suo peso e le sue ridottissime dimensioni, la sua quota di tangenza e quella operativa sono molto limitate. Ma può comunque svolgere un ruolo provvidenziale, quanto essenziale nell’ispezionare i punti ciechi del campo di battaglia, con il fine di individuare preventivamente eventuali “nemici” pronti a tendere un’imboscata alle piccole squadre in avanzamento. Salvando molte vite.
Un salva vita per gli uomini in prima linea
“Questo tipo di tecnologia ci salverà la vita perché ci toglie dai guai mentre migliora allo stesso tempo la nostra capacità di eseguire qualsiasi missione di combattimento in cui ci troviamo”, ha riferito uno dei primi operatori addestrati all’uso dei nuovi droni tascabili. “Sono molto grato per questa tecnologia e per far parte della prima unità che la utilizza”, ha riferito il paracadutista che fa parte delle truppe d’élite schierate in Afghanistan. Truppe che continuano a subire attacchi e imboscate da parte dei talebani, e che registrano ancora morti tra le loro fila. “Con questo sistema, possiamo identificare i nemici, cercare dispositivi esplosivi improvvisati sulla tua strada”, spiega l’operatore, o individuare da dove arriva il fuoco nemico quando non riusciamo a capire la sua linea di tiro. Attualmente il mini-drone è impiegato in prima linea solo da Stati Uniti e dal Regno Unito – che ha acquisito oltre 300 unità – ma presto sarà dotazione di molti altri eserciti della Nato, che hanno riconosciuto la grande utilità del mini-elicotteri nella missioni di prima linea, sopratutto quando c’è bisogno di scovare il nemico e fornire le giuste coordinate alla cavalleria per colpirlo in sicurezza.