I cacciabombardieri made in Russia tornano ad affascinare i Paesi mediorientali. Sempre più Forze Aeree di quell’area in cui si incrociano enormi interessi globali, caratterizzata pertanto da un fragile equilibrio politico, guardano a Mosca e alle sue ultime creazioni aeronautiche per sostituire i velivoli di fabbricazione occidentale ed in particolare statunitense, che sono i più diffusi insieme a quelli francesi.
L’ultimo nella lista è l’Iraq, che, come riporta il sito Avia.Pro, starebbe valutando l’acquisto di caccia Mig-29 per sostituire gli F-16 forniti dagli Stati Uniti.
Dietro questa decisione c’è un oggettivo problema di manutenzione: più della metà dei 34 F-16 è costretta a terra a causa di grossi problemi di manutenzione. Il motivo è che gli specialisti iracheni non sono in grado di sopperire alla partenza di quelli americani, che hanno lasciato il Paese – ed in particolare la base aerea di Balad – a seguito delle contingenze politiche interne. Washington ha infatti deciso di ritirare parte delle proprie truppe presenti in Iraq per via dell’opposizione interna, sobillata dall’Iran ma anche rappresentata da una grossa componente indipendente, che nei mesi scorsi è anche arrivata a dimostrazioni antiamericane di carattere violento che hanno visto anche l’utilizzo di mortai, indirizzati verso le basi americane, oltre, ovviamente, al ben noto attacco missilistico iraniano successivo all’uccisione del generale Qasem Soleimani.
Da indiscrezioni provenienti da Baghdad si ritiene che l’Iraq potrebbe anche vendere la totalità della sua flotta di F-16 per acquistare i caccia russi, che non è ancora chiaro di quale modello possano essere: le opzioni vanno dal Mig-29M/M2 sino al nuovissimo Mig-35, presentato al Maks di Mosca nel 2017.
Mosca quindi sembra tornare ad avere appeal in Medio Oriente e cerca in ogni modo di conquistare un mercato da cui è stata esclusa anche grazie agli sconvolgimenti politici degli ultimi 30 anni. Risulta quindi interessante fare una panoramica sulle Forze Aeree dei Paesi dell’area per capire il livello delle presenza dell’industria aeronautica russa e soprattutto chi, negli ultimi anni, ha dimostrato vivo interesse per i velivoli made in Russia.
Partiamo proprio dall’Iraq, che dopo la caduta di Saddam Hussein, ha visto “occidentalizzare” in modo pressoché totale la sua aeronautica: se prima il Rais cercava di acquistare armi dai due blocchi, ora Baghdad si affida soprattutto agli Stati Uniti, che forniscono la quasi totalità dei velivoli in inventario con qualche piccola deroga rappresentata proprio dalla Russia: nella Iraf sono presenti ancora, infatti, 21 Sukhoi Su-25.
Spostandoci a nord, la Turchia, Paese della Nato la cui aeronautica parla decisamente americano, ha dimostrato recentemente di essere interessata ai cacciabombardieri di nuova generazione Su-57 e ai Su-35, anche in seguito agli attriti con Washington per la questione S-400 che hanno portato all’esclusione di Ankara dal programma F-35, ma ad oggi sembra che non si sia andati oltre a delle semplici richieste di informazioni.
Il Paese del Medio Oriente che ha in linea il maggior numero di velivoli russi resta sempre la Siria: l’aeronautica di Damasco schiera 51 Mig-21, 87 Mig-23, 2 Mig-25, 29 Mig-29, 39 Su-22 e 16 Su-24. Anni di guerra intestina hanno però sostanzialmente decimato questa forza nonostante l’aiuto russo – ancora in corso – per rimettere la flotta in condizione di volo.
Spostandoci verso est troviamo l’Iran, che ha in linea ancora alcuni caccia occidentali eredità dei tempi dello Shah (come l’F-14 , l’F-5 e l’F-4) ma che utilizza anche caccia Mig-29 (circa 20) e Su-24 (23). Teheran ha recentemente guardato a Mosca anche per cercare di acquisire Su-30, Su-34, Su-35, e anche Su-57 ma attualmente il regime sanzionatorio internazionale sugli armamenti le proibisce di procedere oltre.
Un altro Paese che sorprendentemente ha in dotazione diversi velivoli russi è lo Yemen. Nella Yemeni Air Force sono schierati 19 Mig-21, 24 Mig-29 e 23 Su-22.
Un caso molto particolare è rappresentato dall’Egitto. Il Cairo attualmente gravita nell’orbita occidentale ed ha negli Stati Uniti ed in Israele due forti alleati: Washington, ad esempio, si è schierata apertamente dalla parte egiziana nella diatriba per la diga sul Nilo in costruzione in Etiopia. La sua aeronautica, che un tempo parlava russo, ora è “bilingue” ma conserva ancora le evidenze di quel legame con Mosca: sono presenti infatti 44 Mig-29M/M2 e soprattutto sono stati ordinati i nuovi caccia Su-35 i cui primi esemplari sono in fase di consegna a dispetto delle proteste americane e della spada di Damocle rappresentata dal Caatsa, il provvedimento governativo statunitense che sanzioni quei Paesi che acquistano armi dalla Russia e da altri Paesi “avversari”.
Veniamo ora a quegli altri Paesi del Medio Oriente che, pur avendo in servizio velivoli occidentali, e soprattutto made in Usa, hanno dimostrato vivo interesse per le macchine russe. Si tratta del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti, entrambi interessati, come da copione, sempre al Sukhoi Su-35.
Il primo interessamento di Abu Dhabi verso il caccia risale già al 2017 e recentemente sembra che si sia giunti alla stipula di un accordo preliminare per la fornitura di un numero non meglio precisato di Su-35 insieme a un’intesa per lo sviluppo di un velivolo di quinta generazione in collaborazione con gli Eau. La Russia, tramite la Uac, il colosso statale che progetta e fabbrica i velivoli militari di Mosca, dovrebbe provvedere alla cessione di tecnologia e fabbricazione in loco di un nuovo velivolo leggero di quinta generazione molto probabilmente una variante del Mig-29/35.
Anche il Qatar, alleato regionale dell’Iran ma che vede la presenza di un’importante base aerea statunitense – al-Udeid – sembra essere entrato in contato con Mosca, nel 2018, per acquistare il Su-35, ma attualmente non si conosce se si sia giunti ad un’intesa di qualche tipo.
Israele, Libano, Kuwait, Arabia Saudita e Oman sono le uniche nazioni del Medio Oriente che non hanno in linea nessun caccia di fabbricazione russa né, per il momento, hanno dimostrato di essere interessate a dotarsene, sebbene Riad abbia più volte pensato di dotarsi del sistema da difesa aerea S-400.