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Portare la guerra in Ucraina ad un punto di non ritorno, trovare un compliato accordo che accontenti tutti, sperare nella sconfitta di una delle parti in causa o congelare il conflitto senza però risolvere il problema alla radice. Le soluzioni al conflitto ucraino sono sempre più limitate, tra le richieste inconciliabili di Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, lo spettro del nucleare che incombe sull’Europa e gli interessi contrastanti di Stati Uniti e Cina. I negoziati andati in scena la scorsa primavera hanno partorito il nulla più assoluto, mentre la più recente mediazione di Recep Tayyp Erdogan ha consentito soltanto di sbloccare le esportazioni di grano sui mercati globali.

In Ucraina si continua a sparare, a combattere, a morire. Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, l’esercito ucraino ha lanciato una doppia controffensiva. Quella nel sud del Paese, a Kherson, non ha prodotto gli esiti sperati, mentre quella diretta nel quadrante orientale, a Kharkiv, ha consentito a Kiev di recuperare terreno prezioso, ricacciare indietro le truppe russe e mettere in discussione le conquiste di Mosca nel Donbass.

Non sappiamo se l’Ucraina avrà ancora le possibilità – e le forze, sia in termini di uomini che di materiale bellico – per ripetere un’azione del genere. Probabilmente no. In ogni caso, dopo esser stati colti di sorpresa (in realtà fino ad un certo punto, visto che la controffensiva ucraina era stata annunciata da mesi), gli uomini del Cremlino non hanno più alcuna intenzione di farsi cogliere impreparati.

Il punto è che gli oltre sei mesi di guerra iniziano a pesare anche sul fronte russo. E così Putin ha calato il doppio jolly annunciando i referendum per annettere le regioni ucraine conquistate e la mobilitazione parziale in patria per raccimolare nuovi uomini da schierare al fronte. Mentre il referendum consentirà a Mosca di aprire il suo ombrello difensivo sul Donbass, a Kherson e perfino a Zaporizhzhia, la mobilitazione – valida per adesso soltanto per i riservisti – incrementerà il numero di soldati in Ucraina.

Il grande rischio, da decifrare, sta in cosa succederà dopo il citato referendum. In caso, come appare scontato, di esito positivo, i territori controllati da Mosca diventerebbero a tutti gli effetti parte integrante del territorio russo. Il blocco occidentale potrà pure non riconoscerne la validità, ma lo farà il Cremlino. Detto altrimenti: se, a quel punto, Kiev dovesse continuare a bombardare quei territori, allora Putin si sentirebbe autorizzato a ricorrere anche all’extrema ratio dell’arma nucleare. Con esiti imprevedibili per l’umanità intera. Fatta questa doverosa premessa, ecco i cinque possibili scenari sul proseguo, e la conclusione, della guerra in Ucraina.



1 – Scenario afghano

La guerra continuerà per settimane intere, mesi, addirittura anni. I riservisti mobilitati da Putin non possono essere spediti subito in Ucraina. Devono prima ricevere un addestramento di qualche mese, forse quattro o magari sei. Nel frattempo il conflitto, esaurita la controffensiva ucraina, si sarà ritrasformato in un logoramento continuo, in una nuova normalità, per usare un termine andato tanto di moda durante la pandemia di Covid-19. Un’ipotetica guerra endemica – altro termine sanitario – trasformerà l’Ucraina in un gigantesto campo di battaglia perenne. La popolazione ucraina subirà i danni peggiori. L’Europa pagherà il prezzo più alto, almeno dal punto di vista economico ed energetico. Gli Stati Uniti continueranno a sostenere Kiev, ma da debita distanza di sicurezza. Dal canto suo, Putin continuerà a dirigere le operazioni dal Cremlino finché non avrà raggiunto i suoi obiettivi. La conclusione potrà essere lontana, lontanissima. Potrà rivelarsi indefinita e poco chiara. Come accaduto nell’ultradecennale guerra combattuta dagli statunitensi in Afghanistan. Pochissimi vincitori, tantissimi vinti.



2 – Lo scenario vietnamita

Le pressioni interne, ormai divenute insostenibili, le proteste della società civile, il malcontento dei più importanti partner, Cina in primis. Il logoramento si fa sentire e l’esercito russo, anche a causa delle sanzioni che impediscono il rifornimento degli armamenti, è bloccato nelle sabbie mobili. Per evitare che le sabbie mobili inghiottano anche la Russia, Putin è costretto a ritirare i suoi uomini dall’Ucraina. Impossibile immaginare cosa potrebbe accadere in quel preciso momento. Molto dipenderà dal grado di “umiliazione” della ritirata. Se l’exit strategy dovesse essere troppo brusca, il capo del Cremlino potrebbe addirittura rischiare di essere rovesciato. A quel punto la Federazione Russa attraverserebbe una fase di grave instabilità. Chi assumerà il comando? Impossibile dirlo. In base alla risposta, si può avere una situazione più chiara sul tema del nucleare. Qualora le redini del Paese dovessero finire nelle mani di un “falco desideroso di vendetta contro il blocco occidentale, la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare.

3 – Scenario siriano

L’esercito russo mantiene il controllo delle regioni conquistate. Il referendum di annessione blinda quei confini e Kiev – e con lei Stati Uniti ed Europa – deve accettare il fatto compiuto. Impossibile procedere oltre, a meno di voler scatenare un conflitto nucleare. La guerra proseguirà ancora mesi, se non anni, si combatterà in zone specifiche, mentre l’Ucraina si frammenterà in molteplici aree di influenza. Zelensky resterà al potere o potrà essere deposto da una parte dell’esercito per le sconfitte rimediate, o meglio, per le mancate vittorie. Indipendentemente dal futuro del governo ucraino, il risultato finale è che la Russia avrà centrato i suoi obiettivi strategici. Proprio come in Siria.

4 – Scenario coreano

Dopo mesi di combattimenti a bassa intensità, le delegazioni russe e ucraine, sostenute rispettivamente da Cina e Stati Uniti, si incontrano per cessare le ostilità. Kiev e Mosca si accordano attraverso un armistizio in attesa di risolvere i problemi e accontentare, laddove possibile, le richieste reciproche. Non sappiamo quando e se ciò accadrà, né se riprenderanno gli scontri. In tal caso, la guerra in Ucraina si trasformerebbe in una guerra congelata, con un Paese spaccato a metà e in tensione continua. Proprio come nella penisola coreana.

5 – Scenario nucleare

È l’ipotesi più spaventosa. Nonostante il referendum sui territori conquistati, gli ucraini continuano ad attaccare le zone annesse dalla Russia. A quel punto assistiamo ad una nuova escalation, che può culminare con il conflitto nucleare. Putin metterà mano al suo arsenale, inizialmente per dare una dimostrazione delle sue intenzioni. A giudicare dalle parole di Joe Biden, gli Stati Uniti e la Nato potrebbero penesare al second strike. E così via, fino ad un punto di non ritorno. La diplomazia deve fare di tutto per scongiurare uno scenario del genere. L’ipotesi non è campata in aria. Ricordiamo che, in passato, precisamente nella Guerra di Corea, gli Stati Uniti sono arrivati ad un passo dall’utilizzare armi atomiche una seconda volta dopo quanto fatto a Hiroshima e Nagasaki durante la Seconda guerra mondiale.

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