Come prevedibile, emerge molta confusione a Tripoli e nei dintorni della capitale libica. La situazione appare difficile da definire, anche perché i vari fronti aperti non hanno precisi confini e non appaiono ben determinati. Si registrano scontri, seppur di intensità minore rispetto a quanto ci si possa aspettare. Non è, per il momento, una battaglia a tutti gli effetti ma, come in ogni confronto militare, si contano morti, feriti e prigionieri da ambo le parti. Tra alleanze vere o presunte e tra defezioni, anch’esse vere o presunte, questo secondo giorno dell’operazione lanciata da Haftar per Tripoli procede tra non poche incertezze.

Il territorio conquistato da Haftar

A poche ore dall’inizio delle operazione dell’Lna, il Libyan National Army guidato da Haftar, ben si distinguono due direzioni d’attacco: una dal sud di Tripoli, proveniente dalla località di Garian che è la prima ad essere conquistata dal generale, l’altra da ovest sfruttando la presa da parte della brigata 107 della strategica città costiera di Sabratha. Sul finire della prima giornata dell’operazione, le forze di Haftar sembrano avere maggior successo da ovest: qui i soldati dell’Lna riescono ad avanzare proprio da Sabratha ed arrivano fino al punto segnalato sulle mappe come “bridge 27“, un posto di guardia a 30 km dalla periferia di Tripoli. Dunque, le forze del generale riescono a spingersi lungo la costa e ad attestarsi non lontani dalla capitale. Discorso simile, secondo quanto riportato da fonti vicine all’Lna, avviene sul fronte marittimo: la forza navale di Haftar, per la verità comunque assai modesta, viene segnalata a 17 km dal porto di Tripoli.

In questo venerdì invece, lo scenario sotto questo profilo appare diverso. I soldati dell’Lna avanzano più da sud, mentre indietreggiano ad ovest. Forse quello di spingersi fino a 30 km da Tripoli è un diversivo: nella notte infatti, le milizie fedeli ad Al Sarraj contrattaccano e riconquistano il bridge 27. Ma a sud il fianco appare meno coperto: per questo nelle ultime ore, gli uomini di Haftar riescono a spingersi fino a 40 km da Tripoli, guadagnando 60 km rispetto alla giornata precedente. A riportarlo è la tv libica Channel218: dopo che durante il corso della notte l’Lna ingaggia con forze filo Al Sarraj una battaglia nella località di Al Hira, adesso i soldati sarebbero attestati ad Aziziya. La periferia sud è dunque più vicina.

Fin qui la situazione sotto il profilo militare. Ma c’è anche un fronte politico non certo secondario a livello di importanza e che riguarda le prese di posizione di città e villaggi della Tripolitania. Ed è soprattutto in questo ambito che emerge una certa confusione. Sul web circolano documenti, foto ed indiscrezioni piuttosto contraddittorie. Ci sono importanti località, quali Zintan ad esempio, da cui provengono prese di posizione sia a favore di Haftar che del governo di Al Sarraj. Difficile stabilire, in questo momento, chi sta con chi. Attorno a Tripoli, oltre alla contesa dei territori, vi è anche una guerra più latente dove ci si contende l’appoggio politico di tribù e municipalità. La battaglia per la capitale passa anche da qui.

L’operazione “Wadi al-Doum 2”

A Tripoli la situazione viene descritta come complessivamente calma. Gli scontri non coinvolgono il centro, la vita in queste ore nella capitale libica scorre senza grossi scossoni alla quotidianità, anche se ovviamente non manca la paura e la tensione tra la popolazione civile. Ma anche da qui emerge anche una certa confusione. Nel pomeriggio di giovedì si diffonde la notizia, come riporta AgenziaNova, secondo cui la forza di deterrenza vicina ad Al Sarraj (chiamata Rada) si rifiuta di combattere contro Haftar. Un colpo molto duro per le speranze di resistenza agli uomini dell’Lna. Poco dopo però, un’altra notizia contraddittoria: alcune fazioni ritenute fedeli al governo di Tripoli, decidono di dare vita ad operazioni contro Haftar. Evidentemente all’interno delle forze vicine ad Al Sarraj nasce una vistosa spaccatura. Il nome in codice dell’azione decretata contro il generale della Cirenaica, è “Wadi al Doum 2“.

Una denominazione che vuole far ricordare ad Haftar una pagina nera della sua carriera militare: Doum è infatti la località ciadiana in cui nel 1987 l’uomo forte della Cirenaica esce sconfitto durante la guerra voluta da Gheddafi contro il paese africano. Ad affiancare le milizie della Wadi al Doum 2, sono i gruppi dell’operazione “Bunian al Marsus“: si tratta dei misuratini reduci dalla battaglia contro l’Isis del 2016. Nella serata di mercoledì sono loro a bordo dei pick up a raggiungere Tripoli, entrando nella capitale per schierarsi contro Haftar. Complessivamente però, le forze vicine ad Al Sarraj appaiono ridimensionate tra defezioni e diverse scelte di campo. Di fatto solo una parte delle milizie tripoline ed i gruppi di Misurata rimangono a difesa della città. Pur tuttavia, un contrattacco dei gruppi fedeli al governo ha successo ad ovest di Tripoli. Come detto in precedenza, le milizie tripoline riprendono il controllo del punto bridge 27. Lo stesso Al Sarraj venerdì mattina si fa immortalare nella zona del check point.

Determinante ai fini della buona riuscita di questa azione, è l’apporto dato dalle milizie di Zawiya, città tra Sabratha e Tripoli. La tribù di questa località rimane vicina ad Al Sarraj e cattura 128 militari dell’Lna. Contraddittorie sono invece le notizie relative all’uso dell’aviazione da parte del governo della capitale. Media libici riportano infatti che sia giovedì che venerdì alcuni piloti rifiutano di decollare dall’aeroporto di Mitiga per andare a bombardare le truppe di Haftar.

Alcuni ministri lasciano Tripoli

E nella confusione di queste ore, arriva anche la notizia che nove tra personalità legate al governo e ad alcuni enti libici, lasciano la capitale. In particolare, i nove in questione volano tra Tunisi ed Istanbul. Alla volta della capitale tunisina vanno Fathi al Majbari e Ahmed Hamza, due componenti del consiglio presidenziale. A bordo dello stesso aereo, assieme a loro, vi è anche Younes al Mahjoub, alto responsabile del ministero della salute. Sono invece diretti in Turchia Mohammed Amari, anch’egli membro del consiglio presidenziale, così come Ali al Misawi e Mohammed Isa, rispettivamente ministro dell’economia e ministro della salute del governo Al Sarraj.

Sempre nella serata di giovedì, risultano atterrati ad Istanbul anche Khaled Shakshak, capo ufficio contabile della Noc (la società petrolifera libica), ed uno dei capi militari della Rada Mohammed Andhir. Ma il nome che fa più clamore è senza dubbio quello di Mustafa Senallah, presidente della Noc: anche lui opta per la scelta di lasciare i propri uffici nelle Tripoli Tower e prendere il primo aereo per Istanbul.

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