Sono mezzo milione, secondo i dati diffusi un mese fa dall’Unicef, i bambini che, in Siria, restano intrappolati nelle aree contese tra l’esercito siriano e i ribelli. E sono molti di più quelli che, da quando è iniziato il conflitto, nel marzo del 2011, vivono ogni giorno facendo i conti con la fame, la povertà, le malattie e gli orrori della guerra. Alcuni di loro, quelli che hanno meno di cinque anni, non sanno neppure cosa voglia dire vivere senza il frastuono dei bombardamenti.Nonostante questo, però, nei disegni dei bambini siriani, c’è spazio solo per la speranza. La fondazione di diritto pontificio, Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha raccolto quasi duecento di questi disegni. Fogli di carta scarabocchiati con matite colorate e pennarelli, che raccontano la guerra vista dai più piccoli. Attraverso i disegni dei bimbi che provengono dalle principali città della Siria, distrutte da cinque anni di conflitto, prendono vita i loro sogni e le loro speranze. Ma soprattutto, la loro voglia di tornare a vivere una vita normale.Le case e i palazzi distrutti dai bombardamenti e ridotti a cumuli di macerie, vengono disegnate con il tetto, le finestre e la porta. Intorno alle case, le vie delle città, che ormai, in modo automatico, gli abitanti ripuliscono dai cadaveri, nei disegni dei piccoli, sono, invece, piene di alberi e di fiori. C’è chi disegna una scuola, dove i bambini si tengono per mano. Sì, perché anche andare a scuola può diventare un sogno, in un Paese dove almeno una scuola su quattro è stata distrutta e, secondo un rapporto pubblicato lo scorso marzo da Save the Children, 4mila istituti scolastici, sono stati ridotti in macerie. Quasi tre milioni di bambini, secondo lo stesso rapporto, non hanno più accesso all’istruzione scolastica in Siria. E quelli che a scuola ancora possono andarci, ogni mattina quando escono di casa, ormai, sono consapevoli che potrebbero non tornarci più. Nei disegni dei piccoli, ci sono anche tante figure colorate di rosso, come il sangue che è stato versato, a fiumi, in questi cinque anni di conflitto, o i missili che stanno per infrangersi sui palazzi. Scene che sono ormai quotidiane, per gli occhi di chi non avrebbe dovuto mai vederle. Secondo un dirigente dell’Unicef, citato da Askanews, circa mezzo milione di bambini ad Aleppo, ha bisogno di sostegno psicologico. Per loro, infatti, raid, bombardamenti e fughe, sono ormai percepite come cose normali.
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