La Casa Bianca sta valutando la possibilità di ritirare dal Regno Unito i propri aerei spia, personale dell’intelligence, e altri assetti sensibili qualora Londra dovesse procedere con l’assegnazione alla cinese Huawei dei contratti per la costruzione delle infrastrutture di telecomunicazione a tecnologia 5G e 6G.

A riferirlo è stato il quotidiano britannico The Telegraph che riporta diverse fonti americane e inglesi. In particolare si legge che un emendamento al National Defense Authorization Act, la legge annuale sulla politica della Difesa, proposto dall’ala repubblicana del Senato americano, vorrebbe anche bloccare il dispiegamento futuro degli F-35 nel Regno Unito a seguito dei problemi di sicurezza emersi dalla tecnologia 5G di Huawei.

Nella bozza dell’emendamento che sta prendendo forma al Congresso Usa si legge che “si proibisce il collocamento dei nuovi velivoli in basi di Paesi ospitanti che fanno registrare fornitori a rischio di reti 5G e 6G”. Se tale emendamento dovesse venire approvato, e date le linee guida della Casa Bianca è molto verosimile che accada, potrebbe capovolgere la politica dei futuri dispiegamenti dei velivoli americani non solo nel Regno Uniti ma anche negli altri Paesi alleati: non è chiaro infatti l’impatto che potrebbe avere nella politica di rotazione dei bombardieri strategici, che vengono periodicamente ricollocati temporaneamente nel Regno Unito, oppure come possa modificare il livello di interoperabilità degli F-35B americani con gli altri assetti come le portaerei britanniche o gli altri caccia F-35 che sono già utilizzati da altre nazioni della Nato, come l’Italia.

Ma per il momento quello che preoccupa più di tutto l’esecutivo di Washington sono i propri assetti legati all‘intelligence, ed in particolare gli Rc-135 che sono schierati presso la base Raf di Mildenhall, nell’Inghilterra sudorientale. Anche Londra annovera nella proprie Forze Aeree gli aerei spia americani, che vengono utilizzati grazie a un programma di cooperazione congiunta con gli Stati Uniti, e non è ancora chiaro se il possibile ritiro della flotta Usa possa andare ad intaccare anche l’operatività dei velivoli britannici.

Quello che è certo è che il Regno Unito non ha ancora scelto il suo operatore per le reti telematiche di nuova e nuovissima generazione e la misura, per ora solo paventata, ma comunque presa in serissima considerazione, da parte della Casa Bianca ha l’aria di configurarsi come un fortissimo strumento di pressione verso il fedele alleato di oltre Atlantico.

Va anche considerato, infatti, che nel Regno Unito esistono alcune strutture militari legate a doppio filo con gli Stati Uniti. Una di esse, ad esempio, è la base dell’Nsa, una delle più famose agenzie di spionaggio statunitensi, di Menwith Hill nel North Yorkshire: originariamente nata per sorvegliare l’attività sovietica fa ora parte della rete globale dell’intelligence americana. Una base che, come riportato in esclusiva da The Intercept, ha avuto un ruolo fondamentale alla lotta al terrorismo islamico coi programmi Ghosthunter e Ghostwolf coi quali sono stati scovati centinaia di terroristi in Medio Oriente e Nord Africa setacciando circa 300 milioni di telefonate ed e-mail al giorno.

Sempre nel Regno Unito e non molto distante da Menwith Hill si trova anche uno dei radar della catena di allarme precoce che fa capo alla difesa antimissili balisitici statunitense: il Pave Paws solid state phased array radar della base Raf di Flyingdale. Insieme alle stazioni sul territorio americano di Beale (California), Cape Cod (Massachussetts), Clear (Alaska) e a quella groenlandese di Thule, offre la copertura radar per individuare le traiettorie dei missili balistici intercontinentali per tutto il continente nordamericano e l’Europa.

Inoltre l’Inghilterra fa parte della rete di intelligence internazionale chiamata “Five eyes” e venuta alla ribalta delle cronache proprio recentemente per la questione dell’origine della diffusione dell’epidemia di Covid-19. Quest’accordo, sottoscritto anche da Australia, Nuova Zelanda e Canada oltre ovviamente agli Stati Uniti, permette di condividere informazioni raccolte dai servizi segreti in modo rapido e mettendo così a fatto comune il lavoro di raccolta dati e informazioni di tutte le organizzazioni degli Stati aderenti.

Il timore americano che riguarda il 5G ed il 6G è che il governo cinese possa sfruttare il coinvolgimento di Huawei per costruirsi accessi a infrastrutture telematiche in backdoor oppure ottenere l’accesso a queste reti in futuro e usarle come vettore per penetrare in sistemi più sensibili. Secondo quanto riferito dalla Cia la compagnia che ha sede a Shenzhen avrebbe legami diretti con il governo cinese, che è noto per aver perpetrato attacchi informatici ed essere coinvolto in attività di spionaggio per rubare informazioni commerciali e governative.

Per questo la Casa Bianca sta pensando di ritirare dal Regno Unito, insieme agli Rc-135, anche personale per un totale di 10mila unità, incluso quello non direttamente correlato alle attività di intelligence: gli Stati Uniti hanno, infatti, anche assetti più tradizionali schierati sull’isola come cacciabombardieri F-15 nelle versioni C,D ed E e le aerocisterne Kc-135. Non si vedranno nemmeno più i neri U-2S Dragon Lady, i famosi aerei spia della Lockheed che sono rimasti sulla breccia dagli anni ’50.

La preoccupazione, anche se si configura come una mossa per mettere pressione diplomatica sul Regno Unito (e sugli altri partner della Nato) dal punto di vista del contrasto geopolitico alla Cina – l’Australia ha rinunciato ufficialmente al 5G di Huawei – non è infondata. Il 5G risulta più sensibile agli attacchi informatici a causa della sua stessa architettura, e lo spacchettamento dei dati, per dei motivi connessi all’altissima “personalizzazione” degli utilizzi, non ne garantisce più la privacy. A questo va aggiunto il fatto che i nuovi assetti militari di ultima generazione, come il caccia F-35, sono altamente dipendenti dalle infrastrutture telematiche, anzi sono essi stessi una parte di un sistema “netcentrico” che comunica con i diversi assetti del campo di battaglia. L’F-35 poi a sua volta è dipendente largamente da un software, il sistema Alis, che gestisce la manutenzione, i profili di missione e la logistica, che è organizzato come una rete che include tutti i Paesi utilizzatori.

Al momento non c’è nessuna indicazione che faccia pensare che il Regno Unito possa utilizzare il 5G di Huawei per la parte più “sensibile” della propria rete telematica, ma la preoccupazione è che in un mondo altamente interconnesso una falla in un qualsiasi punto del sistema possa mettere a rischio la sicurezza del settore militare e di altri enti governativi. Del resto proprio gli Stati Uniti, per questo motivo, sono stati i primi a proibire l’utilizzo di apparecchiature Huawei e Zte nelle basi militari a partire da maggio del 2018 mentre a gennaio del 2019 il Dipartimento di Giustizia ha accusato proprio Huawei di frode e furto di brevetti, preludio alla sua messa al bando da parte della Casa Bianca avvenuta a maggio dello stesso anno.

In tutto questo dal fronte italiano c’è un inaspettato – ma sicuramente momentaneo – silenzio che risulta tanto più strano stante gli accordi intrattenuti dal governo con la Cina proprio sul 5G ed in considerazione delle basi americane presenti sul territorio nazionale, di cui una, il Muos di Niscemi (Cl), considerata infrastruttura altamente sensibile dal punto di vista della sicurezza telematica.

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