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Prima lo Uss Virginia in una località segreta al largo dell’Oman, poi lo Uss Rhode Island nel porto di Gibilterra. La Marina degli Stati Uniti, negli ultimi giorni, ha deciso non tanto di muovere i suoi mezzi subacquei – cosa decisamente comune per il Pentagono – ma di compiere qualcosa di molto più inusuale: rendere pubblici i movimenti di questi due sottomarini. Un fattore nuovo nella comunicazione di Washington, dal momento che, come sottolineato dal portale The Drive, attento ai temi della Difesa statunitense, è estremamente raro che gli spostamenti e le soste dei sottomarini classe Ohio siano comunicati “urbi et orbi”.

La scelta della Difesa Usa di mostrare la sosta di questi sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare in basi esterne al territorio statunitense può essere interpretata pertanto come un insieme di messaggi diplomatici, non tutti rivolti allo stesso obiettivo.

La mossa in Medio Oriente

Per quanto riguarda lo Uss Virginia, la notizia è stata fornita dalla stessa Us Navy con un comunicato del 20 ottobre in cui si segnalava che il giorno precedente, il comandante di Centcom (United States Central Command) era stato a bordo del SSBN in una località segreta in acque internazionali all’interno del Mare Arabico. Il generale Michael Kurilla, a capo di Centcom, aveva poi in quell’occasione tessuto le lodi di quella classe di sottomarini definendoli “il gioiello della corona della triade nucleare”. Parole coerenti con quello che ci si attende da un alto ufficiale della Difesa degli Stati Uniti, ma il tempismo di quel segnale non è passato inosservato (come ricordato anche da Stefano Piazza su Panorama). In quei giorni, infatti, sullo sfondo della guerra in Ucraina e con l’allarme sul possibile impiego di un ordigno atomico da parte di Mosca, si intrecciavano diversi elementi sul piano della politica internazionale e degli avversari degli Stati Uniti.

Il Pentagono, insieme a Kiev, affermava che i droni utilizzati dai russi nella nuova offensiva aerea sul territorio ucraino erano “chiaramente” iraniani. In tutta la Repubblica islamica le proteste contro il sistema degli Ayatollah non accennavano a diminuire. Mentre dall’altra parte dell’Asia, in Cina, si svolgeva il congresso del Partito comunista cinese: momento in cui Xi Jinping, incoronato nuovamente leader, ha ribadito che la risoluzione della questione di Taiwan rappresenta un punto fondamentale della sua agenda. A qualsiasi costo.

Tra le tensioni in e con l’Iran (recentemente si è anche parlato di timori sauditi per un presunto piano di attacco da parte di Teheran), il congresso cinese e lo spettro nucleare in Ucraina, svelare la presenza di un mezzo come lo Uss Virginia lontano dalle coste nordamericane e sostanzialmente nei pressi di un avversario, è apparso un segnale nei confronti di tutti: alleati e nemici. Anche perché di solito questo tipo di “incursioni pubbliche” sono realizzate con le unità della classe Ohio convertite in lanciamissili da crociera: non con quelli che sono ancora lanciamissili balistici.

Il messaggio alla Russia

La scelta di rivelare la presenza dello Uss Rhode Island a Gibilterra rientrerebbe ora nella stessa dinamica. Non è certo la prima volta che un sottomarino statunitense si ferma nella base britannica a cavallo tra Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo, ma la scelta di mostrare al pubblico questo scalo ha a sua volta un significato simbolico. Il sottomarino lanciamissili balistici, infatti, arriva nei pressi delle “colonne d’Ercole” quando la guerra in Ucraina continua a essere segnata dal timore dell’arma nucleare. Come se non bastasse, la scelta di comunicare l’arrivo di un sottomarino classe Ohio nella base di Gibilterra ha anche un precedente non molto lontano nel tempo.

Nell’estate del 2021, la Marina degli Stati Uniti decise di rivelare l’arrivo nella stessa base del sommergibile Uss Alaska, primo SSBN a raggiungere “the Rock” dopo venti anni. Prima di lui era arrivato lo Uss Florida, ma anche in questo caso trattava di un mezzo lanciamissili da crociera, non più balistico. In quel periodo, il Mar Nero era al centro di tensioni per diverse ragioni: da un lato si tenevano le imponenti esercitazioni Sea Breeze 21, co-ospitate da Usa e Ucraina, dall’altro cercano state forti tensioni tra Regno Unito e Russia per una nave britannica che sconfinò nelle acque della Crimea. Un incidente che molti definirono “prove di guerra” nel Mar Nero tra le forze russe e quelle atlantiche. Infine, in quello stesso periodo, Mosca diede l’annuncio della prima prova in mare del sottomarino Belgorod, il gioiello della Marina di Vladimir Putin. Insomma, un periodo che alla luce di quanto accade oggi può essere letto sotto diversi aspetti come premonitore, ma che serve in particolare a comprendere il motivo per cui l’arrivo dello Uss Rhode Island non è un semplice scalo tecnico, ma un segnale di diplomazia “delle cannoniere” che arriva direttamente al Cremlino.

Il Mediterraneo, in questi mesi, è continuamente solcato da mezzi russi così come dalle portaerei Usa e dai mezzi Nato. Mostrare una delle unità più letali della propria Marina all’ingresso del Mare Nostrum (mentre l’altro era praticamente alle porte del Golfo Persico) indica che la forza di Washington non sottovaluta i diversi settori in cui è coinvolta. E con la pubblicazione della nuova dottrina strategica, è chiaro che anche il mostrare la presenza dei propri sottomarini lanciamissili balistici è parte di una guerra di informazione che non si può sottovalutare.