La Marina statunitense – stando a quanto riferisce Bloomberg – sarebbe prossima a firmare un contratto per la produzione di nove (più uno in opzione) sottomarini da attacco della classe Virginia (SSN-774). L’accordo con General Dynamics coprirebbe il quadriennio 2019-2023 e arriverebbe dopo una serie di rinvii e ritardi dovuti ai costi elevati e ad alcune problematiche tecniche sorte in fase di produzione. La firma, però, questa volta sarebbe imminente tanto da essere stata preannunciata dal deputato democratico Joe Courtney, presidente della sottocommissione della Camera per il potere marittimo, e Rob Wittmann, membro della commissione e rappresentante per la Virginia del partito repubblicano.
Le migliorie del Block V
Il contratto tra Us Navy e General Dynamics però riguarderà un numero di sottomarini minore di quanto preventivato nella richiesta finanziaria per l’anno 2020 dall’amministrazione Trump, dove erano chiesti fondi per l’acquisto di 11 battelli classe Virginia. Numeri che sono di poco sufficienti per permettere alla Marina di rispettare il piano di acquisizioni preventivato, secondo il quale servirebbero due sottomarini nuovi l’anno per completare la modernizzazione degli “hunter killer”. Il quinto lotto di produzione (Block V) della classe Virginia è considerato cruciale per questo poiché riceverà una serie di aggiornamenti e di migliorie che permetteranno di fare un “salto” generazionale, oltre che di aumentare le capacità operative e di attacco. A differenza di quelli prodotti nei primi lotti di produzione i nuovi sottomarini avranno una riduzione consistente della segnatura acustica, necessaria per avvicinarsi a potenziali bersagli nemici che potranno essere colpiti da un numero maggiore di missili grazie al Virginia Payload Module (Vpm). Il Vpm altro non è che una sezione aggiuntiva dello scafo del sottomarino che ospita ulteriori 4 tubi di lancio, utilizzabili per trasportare droni o equipaggiamenti così come i missili da crociera Bgm-109 Tomahawk. Con questa capacità aggiunta tutti i sottomarini della classe Virginia dotati del Vpm potranno trasportare 40 Tomahawk, utilizzabili per attaccare obiettivi terrestri con testate convenzionali.
I problemi del Virginia Payload Module
Lo stesso Virginia Payload Module, però, è stato uno dei principali problemi nella produzione degli ultimi sottomarini per via dei numerosi difetti accusati dai tubi lanciamissili. Gli sforzi della Marina per accelerare la produzione si sono scontrati su questi ritardi, provocando un prolungamento dei tempi anche per lo sviluppo dei sottomarini lanciamissili balistici (SSNB, ballistic missile submarine) della classe Columbia, destinati a sostituire quelli della classe Ohio a partire dal 2028. La speranza del Pentagono e della Marina è che, ovviamente, i problemi riscontrati nei tubi del Vpm nel corso della realizzazione dello USS Delaware siano stati risolti, così da scongiurare che anche i sottomarini del prossimo blocco di produzione subiscano lunghi ritardi. Anche per questo motivo – stando a Defense News – il probabile accordo tra Marina e General Electric prevedrebbe un ordine numericamente ridotto di SSN-774 Block V rispetto a quanto preventivato. Diminuire il rateo di produzione garantirebbe una riduzione dei ritardi e un maggior tempo destinato alla risoluzione di eventuali problemi. Al tempo stesso ciò rischia di esporre la Marina a una riduzione delle capacità sottomarine, specialmente perché nei prossimi anni 10 battelli della classe Los Angeles saranno dismessi.
Gli obiettivi del Pentagono
L’obiettivo del Pentagono e della Marina è quello di portare a 66 il numero di sottomarini da attacco a disposizione del Chief of Naval Operations (equivalente di capo di Stato Maggiore della Marina) contro gli attuali 52 (32 della classe Seawolf e 17 della Virginia), ai quali si aggiungono ulteriori 14 SSNB classe Ohio. L’ampliamento della flotta di sottomarini, però, non è solo legata ad aspetti numerici, ma anche a una modernizzazione necessaria delle strumentazioni, delle tecnologie e delle capacità operative. Il VPM potrebbe “aiutare” a gestire l’impatto del mancato raggiungimento dell’obiettivo numerico, tant’è che nell’accordo prossimo a essere siglato 7 dei 9 sottomarini previsti ne saranno equipaggiati così da incrementare il numero di missili Tomahawk trasportabili. L’unica “pecca” è rappresentata dal costo decisamente superiore del Virginia Payload Module che, da solo, fa salire il conto finale di circa 400 milioni di dollari a sottomarini realizzato.
Per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Marina servirà, probabilmente, uno sforzo economico maggiore da parte del Congresso, che si farà ancora più grande quando dovranno essere stanziati i fondi per la realizzazione dei classe Columbia. Sui sottomarini da attacco e lanciamissili balistici difficilmente, però, si assisterà a una netta diminuzione degli stanziamenti (cosa che si “rischia” invece in parte per le portaerei), specialmente perché questi garantiscono agli Stati Uniti il possesso della “triade nucleare”, e non solo, assicurando una rapida e pronta azione in caso di necessità in ogni parte del globo.