Dal matrimonio con Sajida Talfah, Saddam Hussein ha quattro figli: due maschi, il primogenito Uday ed il secondogenito (nonché indicato nel 2000 come potenziale suo successore) Qusayy, e due femmine. Queste ultime sono Raghad e Rana e sono le uniche sopravvissute della famiglia alla caduta del sistema di governo del padre. Uday e Qusayy sono infatti uccisi in un raid americano a Mosul nel 2003, poco dopo la sconfitta dell’Iraq nella guerra lanciata da Bush junior. Le figlie, rispettivamente adesso di 50 e 49 anni, vivono da quindici anni ad Amman. Oggi è la figlia maggiore Ragdad a far sentire maggiormente la voce della famiglia Hussein. Lo fa sia con i social che con non poche interviste rilasciate in questi ultimi anni. Il suo obiettivo dichiarato è la difesa della memoria del padre, ma anche la possibilità che l’Iraq di oggi ritrovi sicurezza e stabilità. Nei giorni scorsi, nel giorno in particolare del dodicesimo anniversario dell’impiccagione di Saddam Hussein, Raghad svela per la prima volta le ultime parole che il padre pronuncia prima dell’esecuzione della sentenza

Chi è Raghad Hussein

Anche la maggiore delle due figlie di Saddam ha nel suo trascorso gioie e dolori derivanti dall’appartenenza alla famiglia più importante dell’Iraq fino al 2003. A quindici anni il padre la convince a sposare Hussein Kamel Al Majid, cugino di secondo grado dell’allora presidente iracheno. La tribù Al Majid è tra le più vicine alla famiglia Hussein, sia perché proviene da Tikrit (città natale dell’ex rais) e sia per gli importanti rapporti di parentela. Di questo clan fa parte, tra gli altri, Alì Hassan al Majid, primo cugino di Saddam Hussein e divenuto noto a livello internazionale con il nome di “Alì il chimico” per via del suo presunto ruolo nella repressione anti curda negli anni Ottanta. Il matrimonio tra Raghad Hussein ed Hussein Kamel sancisce la definitiva unione tra gli Hussein e gli Al Majid. Una circostanza questa che ha un’importante rilevanza politica: Hussein Kamel diventa infatti ministro delle industrie militari, ma anche uno dei principali collaboratori del leader iracheno, forse il consigliere più fidato. Il matrimonio tra l’altra figlia di Saddam, Rana Hussein, ed il fratello di Hussein Kamel, Saddam Kamel al Majid, certifica in maniera più netta la vicinanza umana e politica tra le due famiglie. 

Ma nel 1995, mentre l’Iraq si lecca le ferite della Prima guerra del Golfo e subisce le gravi conseguenze dell’embargo economico, accade qualcosa destinato a sconvolgere sia la politica irachena che la vita della giovane Raghad. Il marito ed il fratello Saddam Kamel decidono di disertare e raggiungono la Giordania, dove ottengono asilo assieme alle rispettive mogli. Un distacco dalla famiglia che per il governo iracheno è uno smacco non indifferente per la sua immagine, mentre per Raghad rappresenta un evento traumatico. Lei decide di rimanere affianco al marito, ma da Baghdad in quelle settimane in tanti (familiari e non) provano a mediare parlando in primo luogo proprio con Raghad. Alla fine i due fratelli Kamel Al Majid rientrano in Iraq con la promessa di perdono sia per le diserzioni che per aver rivelato informazioni segrete a paesi terzi. Quello che accade dopo è una delle pagine più misteriose e cupe dell’era di Saddam Hussein: i due fratelli perdonati muoiono poche settimane dopo il loro rientro. 

Le ultime parole di Saddam Hussein

Secondo alcune versioni l’ex leader iracheno avrebbe dato l’ordine di uccidere i due ex collaboratori, al fine di scoraggiare altri potenziali disertori in uno dei momenti più delicati per il Paese arabo. Ma, secondo altre indiscrezioni invece, i fratelli Kamel sarebbero stati uccisi dagli stessi Al Majid per timori che la propria tribù potesse subire gravi conseguenze per il tradimento perpetuato dai due. Ufficialmente sia Saddam Kamel che Hussein Kamel sarebbero morti a seguito di uno scontro a fuoco. Di certo da allora i rapporti tra Raghad ed il padre non sono stati più idilliaci come una volta. La giovane vive sempre a Baghdad nei palazzi del potere, ma con il genitore ha non poche tensioni. Fino però al 2003: come racconta in un’intervista rilasciata anni fa alla Cnn, con l’inizio dell’intervento Usa contro l’Iraq i rapporti con il padre si solidificano. “Fino all’ultimo è stato orgoglioso di me”, racconta ancora a proposito del riavvicinamento con l’ex leader iracheno. 

A conferma di tutto ciò, la pubblicazione delle ultime parole del padre. Non si tratta delle frasi urlate a pochi istanti dall’azione del boia che, il 30 dicembre 2006, esegue la sentenza contro Saddam Hussein per impiccagione. In quell’occasione, come dimostrano i video diffusi dopo la morte, l’ex rais grida parole contro gli Usa ed a favore di iracheni e palestinesi.

Si tratta invece di messaggi rivolti al popolo iracheno e trasmessi alla stessa Raghad: “Iracheni gente onorevole – si legge nelle frasi rese note dalla figlia – Affido voi e la mia anima al Signore misericordioso, che non delude il credente onesto. Allah Akbar”. Parole che portano la firma di Saddam Hussein “presidente dell’Iraq e comandante delle forze irachene”. Secondo la figlia, che diffonde queste frasi tramite il proprio account Twitter, che adesso risulta rimosso, le parole vogliono incitare il popolo iracheno ad andare avanti ed a non abbassare la guardia. 

Raghad di recente appare sempre più attiva. La giustizia irachena la ricerca da almeno due anni per accuse di collaborazionismo con il disciolto partito Baath, così come per presunti reati contro il patrimonio e riciclaggio di denaro sporco. Ma la Giordania avrebbe promesso alla figlia maggiore di Saddam di non prendere in considerazione le richieste che arrivano da Baghdad. Lei ad inizio del 2018 si fa intervistare da Al Arabiya ed afferma di non aver mai preso parte alle decisioni del padre, il quale viene dipinto dalla figlia come un “eroe nazionalista e difensore del suo popolo, tradito dagli Usa”. Pochi mesi dopo, tramite un messaggio audio, invita gli iracheni a superare quanto accaduto dopo il 2003 ed a ritrovare armonia e stabilità. L’ultimo messaggio diffuso su Twitter in occasione del dodicesimo anniversario della morte del padre, è solo quindi l’ultimo di una serie di episodi che vedono Raghad Hussein impegnata nella difesa sia personale che della propria famiglia e, in particolar modo, dell’ex leader iracheno. 

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