Le ultime 24 ore hanno visto il rinvigorirsi degli attacchi russi sul suolo ucraino. Già nella giornata di ieri si erano avute le prime avvisaglie della nuova offensiva quando diversi attacchi missilistici hanno colpito Leopoli, Kiev e altre città in cui sono presenti obiettivi militari e strategici, come snodi ferroviari e depositi di carburante.
Nella notte si è avuto il parossismo, con pesantissimi bombardamenti di artiglieria e razzi (Mlrs – Multiple Launcher Rocket System) accompagnati da bombardamenti aerei nelle zone di Kharkiv, Izyum, nelle regioni di Luhansk e Donetsk, nonché a Mykolaiv ovvero in quella parte di territorio conquistato dai russi a ovest del fiume Dnepr.
Parallelamente la stretta finale su Mariupol prosegue, con gli ultimi difensori della città asserragliati nell’acciaieria Azovstal che vengono bersagliati anche da incursioni aeree che hanno visto l’impiego – documentato per la prima volta – di bombardieri strategici Tupolev Tu-22M3 (“Backfire” in codice Nato). Non risulta ancora che sia cominciata l’offensiva terrestre nel momento in cui stiamo scrivendo, un fattore che sottolinea già da solo il cambio di tattica dell’esercito russo probabilmente per via dell’esperienza del nuovo comandante delle operazioni, il generale Alexander Dvornikov che è stato a capo delle operazioni russe in Siria contro lo Stato islamico.
Ora i russi appaiono più metodici sfruttando appieno l’artiglieria e i sistemi a razzo nonché missilistici a corto raggio per martellare le posizioni ucraine, anche in considerazione che nel settore del Donbass le forze di Kiev hanno avuto modo di asserragliarsi profondamente in otto anni di conflitto intestino. Dvornikov, grazie a quel conflitto di counterinsurgency, ha potuto capire che le operazioni militari in condizioni speciali (terreno desertico, montagne, cattura di insediamenti) sono state rese possibili grazie all’uso di attacchi aerei, e infowar, e si è reso conto dell’importanza delle azioni notturne per mettere al riparo le forze dalla reazione con sistemi portatili come i Manpads. Qualcosa che abbiamo già visto durante questo conflitto, in quanto l’avanzata russa si è sviluppata principalmente (ma non solo) di notte, parimenti alle operazioni aeree di velivoli ad ala fissa. Proprio l’attività aerea sembra essere, in questa seconda fase, più intensa: i bombardamenti da velivoli, usando anche bombe a caduta libera, sono più frequenti soprattutto in alcuni settori come quello del Donbass, dove si sono visti i Tu-22 solcarne i cieli.
Sebbene l’offensiva terrestre non sia ancora cominciata completamente, i punti in cui si sta concentrando il fuoco di artiglieria e aereo ci permettono di individuare le possibili direttrici di attacco. Sappiamo già che l’obiettivo principale, in questa nuova fase, sarà la conquista del Donbass nella sua interezza: lo Stato Maggiore russo lo aveva già affermato nelle scorse settimane.
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Vi avevamo anche spiegato che i giorni a cavallo delle festività pasquali sarebbero stati decisivi per cercare di terminare il conflitto nel più breve tempo possibile (il Cremlino vorrebbe che le ostilità si chiudessero il 9 maggio, data simbolica per la Russia perché anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale). Per farlo l’esercito russo ha avuto bisogno di un periodo relativamente lungo per riorganizzarsi, riarmare e rimpolpare i battaglioni tattici (Btg) che sono l’unità base delle forze terrestri in questo conflitto. Mezzi e uomini sono stati ritirati dal settore di Kiev e Chernihiv per essere spostati più a est e a sud: il pesantissimo bombardamento di Mykolaiv potrebbe indicare che nei piani di Mosca ci sia ancora la volontà di sfondare verso ovest in quel settore e puntare verso Odessa.
La direttrice principale dell’attacco terrestre riteniamo però che sarà da Kharkiv/Izyum verso sud, ovvero per ricongiungersi alle forze russe che hanno occupato un’ampia fascia costiera sul Mare di Azov dalla Crimea sino alla provincia di Donetsk, dove resiste ancora oggi la città di Mariupol. Da questo punto di vista la presa di Mariupol sarà fondamentale non tanto per l’eliminazione di un centro di resistenza ucraino, ormai condannato a cadere per mancanza di rifornimenti e per le perdite di materiale umano, quanto perché permetterà di liberare ingenti forze terrestri russe da usare per una manovra a tenaglia sul Donbass andando a ricongiungersi con le truppe che calano dal nord.
Pesanti bombardamenti di artiglieria a Mykolaiv. La nuova fase della guerra è cominciata con bombardamenti aerei, MLRS e artiglieria anche nel Donbass e a Kharkiv. Prende forma il "taglio" da nord (Kharkiv) verso le linee russe a sud e il tentativo di sfondare verso Odessa. pic.twitter.com/atPgvkpyB0
— Paolo Mauri (@PaoloMauri78) April 18, 2022
Se questa manovra dovesse compiersi, provocherebbe una rottura del fronte che potrebbe rivelarsi catastrofica: le forze ucraine, per non trovarsi circondate in una sacca che non può essere rifornita, sarebbero costrette a un rapido ritiro verso il fiume Dnepr per cercare di attraversarlo e attestarsi sulla sua sponda occidentale in modo da mettere al sicuro la capitale.
Una ritirata non è quasi mai una manovra facile per un esercito, e, questa volta, gli attacchi aerei e i bombardamenti di artiglieria russi potrebbero fare strage di uomini e mezzi
Risulta utile tornare su quanto sta accadendo a Mykolaiv: lì le forze russe hanno subito inizialmente una battuta d’arresto nel loro tentativo di aggiramento sulla via di Odessa, che, una volta raggiunta, avrebbe visto quasi sicuramente uno sbarco dal mare in quanto la dottrina russa per la guerra anfibia non prevede operazioni in grande stile (come quelle Usa), ma solo di tipo secondario rispetto all’avanzata terrestre, oppure da usare come diversivo. Del resto la Flotta russa non ha qualitativamente e quantitativamente mezzi in grado di effettuare operazioni anfibie di ampia portata. I bombardamenti su Mykolaiv potrebbero essere quindi un secondo tentativo di avanzamento verso Odessa, che permetterebbe a Mosca di arrivare al tavolo delle trattative da una chiara posizione di forza, ma resta il dubbio che possa essere solo una diversione per trattenere in loco l’esercito ucraino.
Da questo punto di vista bisogna infatti considerare che la perdita dell’incrociatore Moskva rappresenta un duro colpo per le operazione in quel settore: la nave aveva il ruolo di posto comando grazie alle sue dotazioni C3 (command, control, communication) e garantiva un ombrello protettivo antiaereo di lungo raggio per via dei suoi sistemi missilistici imbarcati S-300F. Le osservazioni dei movimenti delle forze russe nelle prossime ore saranno pertanto fondamentali per avere un quadro più completo della nuova fase della guerra.