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Gli Emirati Arabi Uniti sono in procinto di stabilire una nuova base militare in Niger, divenendo il quarto Paese con una presenza stabile nello Stato africano, dopo Stati Uniti, Germania e Francia.

Già presenti in Libia (Cirenaica), Eritrea e Somaliland, lo scorso giugno gli Emirati hanno partecipato all’ultimo round di trattative sul dispiegamento di proprio personale e di attrezzature militari in Niger. Abu Dhabi e Niamey avrebbero anche concordato la costruzione della base emiratina nel territorio settentrionale del Paese africano, al confine con la Libia.

Si tratta di un accordo del quale beneficerà soprattutto il generale Khalifa Haftar, uomo forte del governo di Tobruk, nella sua campagna per la conquista della Libia. La creazione di una base militare emiratina in Niger comporta, infatti, uno schieramento de facto del Paese a favore del generale libico, mentre Abu Dhabi sostiene già da tempo il governo di Tobruk all’interno della guerra civile libica.

Non solo: “la base emiratina in Niger” – come afferma Analisi Difesa –  “sembra suggellare il controllo del confine con Libia, Ciad e Algeria, crocevia di traffici illeciti”. Il Niger infatti confina con la regione libica del Fezzan, conquistata da Haftar lo scorso marzo, che si trova al centro delle piste desertiche che collegano la Libia a Niger e Ciad. La base emiratina costituirebbe dunque un punto strategico fondamentale per Haftar, nella rotta tra Libia, Niger e Ciad.

Oltre a monitorare la situazione in Libia, la nuova base servirà – secondo il Libya Observer – anche a garantire la creazione di rotte aeree segrete verso il Paese nordafricano e il trasferimento di forze speciali.

Fino ad ora, il Niger si era tenuto alla larga dal conflitto civile libico. Inizialmente, il presidente nigerino, Mahamadou Issoufou, aveva respinto la proposta di un accordo con gli Emirati Arabi Uniti. Uguale diniego anche per l’Italia, che aveva prospettato di costruire al confine con la Libia una base militare, per controllare in modo più efficace i flussi migratori provenienti da o in transito nel Paese.

Il motore che avrebbe sollecitato il cambiamento sarebbe dunque la promessa di denaro da parte degli Uae, impossibile da rifiutare per uno degli Stati più poveri al mondo e più minacciati dal terrorismo. Al momento, nello Stato nordafricano sono attivi almeno sei gruppi terroristici – Isis in the Greater Sahara (Isgs), Movement for Unity and Jihad in West Africa (Mujao), Boko Haram, Isis-West Africa (Iswa) e Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (Jmin) –. Per questo il Niger è alla continua ricerca di alleati disposti a contribuire alla sua stabilizzazione interna.

Visto da Abu Dhabi, il fatto di possedere due basi militari che permettano di accedere alla Libia – una in Cirenaica e una in Niger, a sud del Fezzan – rappresenta un passo importante per sostenere in maniera decisiva l’avanzata di Haftar, che, dallo scorso aprile, ha iniziato una campagna mirata a riunificare tutta la Libia sotto il suo controllo. L’influenza di Abu Dhabi potrebbe anche controbilanciare quella di Ankara, che nelle ultime settimane, supportando il governo di Fayez Al-Sarraj, avrebbe avuto un ruolo decisivo nell’avanzata contro Haftar.

Ma non sarebbero questi gli unici obiettivi di Abu Dhabi. Come altri Paesi del Golfo, anche gli Emirati hanno interesse a capitalizzare le opportunità economiche nei Paesi dell’Africa sub-shariana e a proteggere i loro interessi in materia di sicurezza. Si tratta di Paesi considerati ancora inesplorati e terreno fertile per gli investimenti stranieri.

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