Lo scontro per il controllo della Tripolitania si sposta nell’aria. Dopo i raid sferrati dalla Forza Aerea del Governo di Coalizione Nazionale di Al-Sarraj sulle truppe di Haftar in marcia verso la capitale libica, anche l’Esercito Nazionale Libico (Lna) lancia un attacco sull’aeroporto internazionale di Mitiga: l’unico scalo che serve Tripoli.

Passeggeri terrorizzati dalle esplosioni e civili in fuga. Lo scalo è stato immediatamente chiuso ed evacuato per scongiurare il pericolo per i voli civili e passeggeri. Sarebbero già oltre 2.000 gli sfollati che sono in fuga da Tripoli e i dintorni della capitale libica per timore dell’escalation. Le forze vicine al governo di Serraj hanno rilasciato un comunicato che riporta: “L’aviazione golpista ribelle ha bombardato l’aeroporto internazionale di Mitiga minacciando la sicurezza del traffico aereo e mettendo in pericolo la vita dei civili nella capitale”. Il generale Haftar si rifà all’avvertimento divulgato nei giorni scorsi “ogni aereo che violerà la no-fly zone verrà considerato un bersaglio”, per i portavoce dell’Lna nessun civile in pericolo durante il raid che puntava esclusivamente alle istallazioni militari.

L’attacco dei Mig di Haftar

Secondo quando appreso dalle agenzie una coppia di MiG-21 in mano alle forze del generale Haftar  hanno colpito con munizionamento aria-superficie la pista per uso militare interna all’aeroporto di Tripoli: da dove decollavano i cacciabombardieri inviati a bersagliare le colonne corazzate del Lna dirette verso la capitale. Un secondo raid sarebbe stato diretto un’altra pista teoricamente in “disuso” nella periferia meridionale di Tripoli.

I due cacciabombardieri di produzione sovietica, identificativo Nato “Fishbed”,  sono decollati dalla base di Al Watyah, nell’ovest della Libia, penetrando la “no-fly zone” e sgancianto razzi montati su pod sub-alari (probabilmente S-5 e S-13)  per rendere le piste ad uso militare impraticabili e danneggiare eventuali velivoli a terra. La notizia è stata riportata da fonti locali, che hanno sentito i cacciabombardieri avvicinarci e hanno visto alte colonne di fumo nero alzarsi dalla zona dell’aeroporto di Tripoli dopo il loro passaggio.

Ogni velivolo sarà considerato un bersaglio ostile e l’aeroporto da cui è decollato sarà immediatamente colpito” aveva avvertito in una dichiarazione Abdel Salam al Hasi, capo delle operazione nella Libia occidentale per l’Lna, aggiungendo che le operazioni militari avrebbero riguardato anche “le basi aeree” del Governo di Accordo Nazionale. Dunque lo scalo che accoglie anche le tratte civili di Mitiga, che adesso secondo le dichiarazioni riportate dal controllo aeroportuale rimarrà chiuso fino a nuovo ordine:“I voli sono stati sospesi sine die e i passeggeri evacuati” ha confermato “una fonte autorizzata dell’aeroporto civile di Mitiga”.

Ma quali solo le forze aeree in campo?

Secondo le informazioni a disposizione, laFree Libya Air Force agli ordini dal generale Khalifa Haftar potrebbe contare su 2 o più cacciabombardieri di produzione sovietica prodotti dalla Mikoyan-Gurevich tra gli anni ’60 e gli anni ’70 dislocati in basi aeree distanti dal controllo dello Gna –  gli stessi Mig reduci dall’epoca Gheddafi che sono stati al centro dei duelli dell’aria che hanno sconvolto il nostro paese negli anni ’80. Gran parte delle forza area libica è stata distrutta a terra durante gli strike lanciati  nelle operazioniOdyssey Dawn e Ellamy del 2011. Attualmente la forza aerea controllata dal governo aereo di Al-Sarraj invece potrebbe contare su una flotta composta sempre da cacciabombardieri di epoca sovietica Mig-21 e Su-22 e Su-24, Mig-23, e una coppia di caccia intercettori di produzione francese Dassault Mirage F1. In tutto non più di una ventina di velivoli operativi e utilizzabili.

Civili libici in fuga

Le Nazioni Unite estremamente preoccupate dall’escalation temono una fuga di massa dalla capitale libica se Haftar non fermerà la sua avanzata portando la guerra nella città.  Secondo fonti citate da La Stampa sarebbero oltre 2.200 gli sfollati già in fuga verso le aree più sicure di Tripoli, Tarhouna, Bani Walid e Tajoura. Molti hanno preso d’assalto i negozi per fare scorte di cibo e beni di prima necessità, consapevoli di ciò che potrebbe accadere. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite per gli affari umanitari la maggior parte dei civili in fuga hanno chiesto asilo ad amici e partenti per sfuggire agli scontri che potrebbero portare le fazioni a misurarsi in una guerra combattuta strada per strada; l’Onu teme inoltre che molti civili residenti nelle periferie non abbiano più la possibilità di lasciare in sicurezza le loro case a causa dell’intensità degli scontri.

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