Secondo le informazioni diffuse stamane dall’agenzia di stampa Reuters, la Protezione civile siriana che opera nelle aree controllate dall’opposizione ha denunciato che la zona di Saraqeb, la stessa in cui ieri è stato abbattuto l’elicottero russo, nella provincia di Idlib, sarebbe stata bombardata con sostanze chimiche. Ieri notte, infatti, secondo la Reuters 33 civili, tra cui 18 donne e 10 minorenni, sarebbero stati ricoverati con difficoltà respiratorie a seguito di un bombardamento con agenti chimici. Probabilmente cloro, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa internazionale, che sarebbe stato contenuto in due barili che sganciati sulla città controllata dai ribelli da un elicottero.L’azione, avvenuta nella stessa zona in cui nella giornata di ieri, un elicottero russo è stato abbattuto dai miliziani anti-Assad, non è stata ancora rivendicata da nessuna organizzazione. E a confermarla, per ora, sono stati solamente i gruppi ribelli di opposizione presenti nella zona, controllata dagli stessi gruppi e dagli uomini del fronte al Nusra. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, invece, ha riportato dell’avvenuto bombardamento senza però fare riferimento all’utilizzo di armi chimiche. Fonti mediche hanno dichiarato all’agenzia di stampa turca Anadolu che sarebbero state dieci le persone, tra cui alcuni bambini, intossicate da barili bomba al cloro, lanciati da aerei dell’aviazione di Damasco. Il governo siriano, però, in seguito alle pressioni della comunità internazionale, ha smantellato e distrutto il suo intero arsenale chimico, sotto la sorveglianza delle Nazioni Unite, già nel 2013. Mentre, negli ultimi anni, a fare largo uso di agenti chimici contro la popolazione sono stati gli uomini dell’Isis, che in più di un’occasione, come contro i curdi in Siria e in Iraq e anche nei pressi di Aleppo, a Marea, hanno condotto attacchi con l’iprite, la sostanza meglio conosciuta come gas mostarda, che provoca lesioni alla pelle e danni all’apparato respiratorio. Sono molti, quindi, ancora, i dubbi sul presunto attacco e sulle responsabilità.Il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, ha preferito non rilasciare dichiarazioni in merito alla vicenda. “Non abbiamo informazioni su come si stia svolgendo l’operazione di messa in sicurezza”, ha detto il portavoce del presidente russo Putin, che ha proseguito dicendo che “a tali domande è molto difficile rispondere” perché “non sempre è chiaro su cosa siano basate, o su quali fonti”. Peskov, riporta l’agenzia di stampa Tass, ha evitato di rilasciare dichiarazioni anche sull’eventualità della ripresa dei bombardamenti sui gruppi dei ribelli siriani dopo l’abbattimento del Mi-8, colpito ieri dai miliziani ribelli mentre faceva ritorno alla base aerea di Hmeymim dopo aver effettuato la consegna di medicinali e beni di prima necessità ad Aleppo, con a bordo tre membri dell’equipaggio e due ufficiali del Centro russo per la Riconciliazione delle parti in conflitto in Siria.No comment da parte del Cremlino anche sulle ultime dichiarazioni del Segretario di Stato americano, John Kerry, che, all’indomani dell’abbattimento dell’elicottero russo a Saraqeb ad opera dei ribelli siriani, ha invitato Mosca e Damasco ad interrompere le proprie azioni militari in Siria per facilitare il processo di pace. “È cruciale”, ha detto Kerry, “che la Russia trattenga se stessa e il regime di Assad dal condurre operazioni offensive così come è nostra responsabilità far sì che l’opposizione si astenga dal rispondere a questo tipo di operazioni”. Nelle ultime settimane i jet russi stanno supportando l’esercito siriano, impegnato nella riconquista di Aleppo, effettuando “bombardamenti selettivi contro le posizioni delle milizie vicino la città”, come ha confermato il responsabile delle operazioni dello Stato maggiore russo, il generale Sergei Rudskoij. Dal 28 luglio, inoltre, la Russia ha lanciato un’operazione umanitaria su larga scala in supporto della popolazione rimasta intrappolata nella città. Rudskoij ha inoltre confermato che ad Aleppo sono stati aperti sette corridoi umanitari per evacuare gli abitanti e i miliziani dell’opposizione armata che hanno scelto di arrendersi.
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