Il commercio internazionale delle armi è da sempre stato uno di quei comportamenti per i quali gli Stati sono stati duramente criticati nel corso degli anni, nonostante i grandi richiami internazionali. Tra tutte le esportazioni mondiali, oltre il 75% proviene da cinque soli Paesi: Stati Uniti, Cina, Russia, Francia e Germania, generando così un mercato tra i più redditizi al mondo.

Come messo in evidenza dalla testata tedesca Deutsche Welle e nonostante le parole tenute nei confronti internazionali, tra questi Paesi ce n’è uno che nel corso del 2020 ha venduto i propri armamenti a Paesi appartenenti alle coalizioni che attualmente combattono (anche) nello Yemen e nella Libia: la Germania. E da questo mercato, nel solo ultimo anno Berlino avrebbe ottenuto un profitto stimato di 1,16 miliardi di euro (circa 1,41 miliardi di dollari americani), confermando l’esportazione delle armi come una importante componente delle entrate del Paese. Ma tutto questo, purtroppo, ad un prezzo davvero troppo elevato e non quantificabile tanto in termini valutari bensì nel numero di vittime umane.

Maghreb e Medio Oriente, il mercato delle armi di Berlino

Dal rapporto fornito dal ministero della Difesa tedesco su richiesta parlamentare di un esponente del partito dei Verdi, si evince che la Germania avrebbe nel corso degli anni consolidato il proprio mercato soprattutto nella regione del Maghreb, del Medio Oriente e della penisola arabica. Tra i suoi migliori clienti, infatti, si possono annoverare l’Egitto (752 milioni di euro), il Qatar (305 milioni) e gli Emirati Arabi Uniti (301 milioni). Ma non solo, tra coloro che si riforniscono da Berlino si sono “scoperti” anche la Giordania (1,7 milioni) e il Bahrein (1,5 milioni).

I Paesi del Medio oriente e della penisola arabica che sono annoverati nei registri di vendita di Berlino sono però tutti Paesi che da anni supportano dichiaratamente le fazioni che attualmente si stanno contendendo il territorio dello Yemen. Come nel caso degli Emirati Arabi e del Bahrein, impegnati da anni nel sostegno del governo di Hadi. A grande conferma di come, quando si parla di affari, il denaro sembri poter travalicare qualsiasi imposizione morale anche per il più pragmatico governo federale di Berlino.

Gli affari sono più importanti delle vittime civili

Come già sottolineato precedentemente, nonostante gli impegni internazionali nel non commerciare armi in territori colpiti da sanguinose guerre civili sono molti i Paesi che cercano soluzioni traverse per poter comunque giungere all’obiettivo. Tutto questo, come nel caso della Germania, nonostante il solo conflitto dello Yemen dal suo scoppio a questa parte abbia già provocato oltre 233mila morti civili stimati, molti dei quali a causa della fame e degli stenti provocati dall’instabilità politica interna e di un conflitto che ormai continua da davvero troppi anni.

Buon viso a cattivo gioco, dunque, anche quando si tratta di vendere le armi a coloro che compaiono in entrambe le coalizioni impegnate nella partita libica. Oltre all’Egitto (schierato al fianco del generale Khalifa Haftar) Berlino ha ceduto le proprie armi anche alla Turchia (oltre 22 milioni di Euro) ed al prima citato Qatar, posizionati invece al fianco del governo di unità nazionale guidato da Fayez al-Sarraj. In uno scenario che, di conseguenza, evidenzia come il business della guerra sia particolarmente redditizio proprio in virtù del fatto che i medesimi armamenti possano essere ceduti ad entrambe le parti concorrenti al conflitto.

Le lacrime da coccodrillo di Angela Merkel

Come sottolineato in precedenza, il business delle armi per Berlino è un settore molto redditizio, nonostante a livello internazionale la Germania si sia negli anni – a parole – ampiamente impegnata per sedare i conflitti mondiali. Come nel caso della Libia, dove fu lo stesso governo tedesco ad essere parte integrante del dialogo che portò alla conferenza sulla Libia di Berlino nella quale, tra le altre cose, vennero discussi anche gli embarghi proprio sugli armamenti. Oppure come nel caso della Siria, dove da un lato negli ultimi anni la Germania ha portato avanti una ingente campagna di accoglienza nei confronti dei profughi della regione mentre però senza problemi ha continuato a commerciare armamenti con la Turchia, impegnata nella propria guerra contro i Curdi nel nord del Paese.

Buon viso a cattivo gioco, insomma. Definendosi amici dell’umanità da un lato e venditori di armi dall’altra, Berlino e il suo doppio gioco che evidenziano ancora una volta e sempre di più come gli affari, in fondo, vengano prima di tutto il resto. Con le parole di Angela Merkel spesso ripetute alle conferenze internazionali che da appelli alla pace si trasformano in vuote lacrime di coccodrillo.

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