Per la Francia, non è andato tutto come previsto nell’attacco in Siria. La notizia l’avevano riportata all’inizio i media siriani, che avevano parlato di fallimento totale dei raid da parte di Parigi. Poi, gli stessi analisti di Defense News hanno mostrato che sì: c’è stato un problema.

Una fregata francese non è riuscita a sparare la sua salva di tre missili da crociera durante l’attacco dello scorso. E quindi, Parigi è dovuta ricorrere a un piano di riserva. Un piano B che però imbarazza e molto lo Stato maggiore francese.





Non c’è riuscita la prima fregata. C’è riuscita la nave gemella, la Linguadoca, che invece ha lanciato i suoi missili da crociera navale contro i tre obiettivi siriani. “La prima salva non ha sparato”, ha detto a Defense News il 18 aprile, Patrick Steiger, portavoce del capo di stato maggiore francese.

La Marina francese e Mbda, l’azienda che produce i missili, come riporta il portale americano, non hanno voluto immediatamente commentare l’accaduto. Poi, dopo ulteriori domande e impossibilitate a evitare di rispondere, hanno parlato di un intoppo tecnico. Ma, a prescindere dal tipo di risposta, è evidente che Parigi non ha preso bene questo problema tecnico che ha mostrato alcuni limiti nella capacità operativa francese proprio quando, l’attacco in Siria, doveva essere la grande prova della rinnovata potenza militare francese.

La missione è stata, infatti, la prima volta in cui la Francia ha lanciato il suo nuovo missile da crociera direttamente in un campo di battaglia. Fino ad ora, era un’arma che avevano usato solo gli inglesi e gli Stati Uniti in teatri operativi. Mentre l’esercito francese l’aveva solo provata nei test.

Come scritto su questa testata, le cinque le navi francesi che servivano a colpire gli obiettivi in territorio siriano, tra cui le nuovissime Fremm – Aquitaine, Languedoc, Auvergne -, servivano per testare i nuovi missili da crociera. In particolare tre, e cioè gli Mdcn, che hanno rappresentato uno dei maggiori investimenti della Difesa d’Oltralpe. Secondo i dati pubblicati durante l’approvazione della legge finanziaria del 2015, in cui è registrato l’ordine d’acquisto, ogni missile è stato pagato dai contribuenti francesi 2,86 milioni di euro. Quasi il doppio di un Tomahwak americano.

Per la Francia rappresenta un punto essenziale del suo programma militare. Soprattutto perché, per qualunque forza armata, avere un certo tipo di missile trasportato via mare rappresenta un’alternativa importantissima all’utilizzo dell’aviazione. E, a dimostrazione dell’importanza dei nuovi missili da crociera, lo Stato maggiore francese ha deciso di investire sul programma di utilizzo di questi Mdcn anche sui sottomarini della classe Suffren, noti anche con il nome di “programma Barracuda”.

Certo l’attacco in Siria non ha dato grandi risultati, visto che si è dovuto ricorrere a un piano di riserva. Ma anche a questo serviva l’attacco in Siria: un grande laboratorio. Test fallito? Probabilmente a metà. 

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