Sta circolando in rete la prima foto relativamente nitida di un cacciabombardiere ucraino tipo Sukhoi Su-24 in volo con un paio di missili da crociera “Storm Shadow”. Qualcosa di simile lo si era già visto nelle settimane precedenti, ma la qualità della ripresa era piuttosto bassa, comunque si poteva notare la presenza di uno di questi missili appeso al caccia.

Lo “Storm Shadow”

Questo vettore è stato fornito all’aeronautica di Kiev dal Regno Unito e viene prodotto da Mbda, azienda leader in Europa nel settore della missilistica, per Francia, Italia e Uk, oltre a essere in servizio in Egitto, India, Grecia, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.

Il vettore, noto anche con l’acronimo francese Scalp (Système de Croisière conventionnel Autonome à Longue Portée), ha una versione navalizzata (Scalp Naval) lanciabile da unità di superficie e subacquee che risulta avere una gittata superiore rispetto a quella aviolanciata.

Lo “Storm Shadow”, o anche Scalp Eg, è un missile da crociera a lungo raggio destinato a colpire obiettivi fissi di alto valore come basi aeree, installazioni radar, hub di comunicazione/comando/controllo e strutture portuali. Il missile può attaccare i bersagli con precisione in qualsiasi condizione meteorologica, sia di giorno sia di notte. Il vettore, grazie al suo design, alla capacità di volo di crociera a bassa/bassissima quota e ai sistemi di navigazione, ha un certo grado di “furtività” (stealthness) e può essere lanciato da diversi velivoli come i Tornado (versioni GR4 e IDS), i Saab “Gripen”, i Mirage 2000, i “Rafale”, gli Eurofighter “Typhoon” infine dagli F-35.

Il missile, che ha fatto il suo primo ingresso in servizio intorno al 2001/2002, ha ricevuto il suo battesimo del fuoco nel 2003 quando i Tornado britannici lo hanno usato nel conflitto in Iraq. Nel 2006 tre Tornado Ids del 154esimo Gruppo del Sesto Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana hanno portato a termine il programma di integrazione del missile sui velivoli italiani. A marzo 2011, la Royal Air Force ha usato i missili in Libia mentre il mese successivo l’Aeronautica Militare li ha usati per la prima nell’ambito dell’operazione Unified Protector, sempre su obiettivi libici. Ad aprile 2018 i Tornado britannici insieme ai Rafale francesi e alla fregata classe Fremm “Aquitaine” della Marine Nationale hanno lanciato missili “Storm Shadow” e Scalp Naval contro obiettivi governativi siriani. Nel marzo 2021, il missile è stato lanciato per la prima volta da un Typhoon della Royal Air Force in operazioni contro lo Stato Islamico in Iraq.

Il sistema di navigazione del vettore da crociera si basa sull’integrazione di Gps, Ins (Inertial Navigation System) e di riconoscimento del terreno (ovvero il missile riconosce particolari caratteristiche del terreno che sorvola lungo la rotta). Lo “Storm Shadow” quindi viene programmato con ogni dettaglio del bersaglio e della rotta da seguire per raggiungerlo prima del suo lancio. Una volta sganciato dal velivolo, il missile segue un percorso pre-programmato a bassa quota con l’ausilio di continui aggiornamenti grazie al sistema di navigazione composito di bordo. Durante la fase terminale del volo, il vettore si affida anche a un seeker a immagini a infrarossi (Iir) per confrontare ripetutamente l’area di destinazione effettiva con le immagini memorizzate fino a raggiungere il bersaglio grazie a un sistema Atr (Automatic Target Recognition).

Lo “Storm Shadow” viene dato, da Mbda, con una portata superiore a 250 chilometri (probabilmente la versione da esportazione si aggira intorno a questo valore), ma si ritiene che possa arrivare sino a 500 chilometri per quanto riguarda i missili usati dalle aeronautiche militari di Regno Unito, Francia e Italia. Il suo peso complessivo è di circa 1300 chilogrammi e ha una lunghezza di 5,1 metri, un’apertura alare di 3 e un diametro del corpo del missile di 48 centimetri. È propulso da un motore turbojet da 5,4 kN (kilonewton) di spinta tipo TRI 60-30 fabbricato dalla Turbomeca e ha una carica bellica composita (a due stadi con precursore e carica principale, montate in tandem): il precursore è coadiuvato dall’energia cinetica del missile per penetrare obiettivi induriti. La carica principale, esclusivamente di tipo convenzionale, include quindi possibilità di airburst (esplosione in aria, con spoletta di prossimità), a impatto e penetrante.

Cartolina che ritrarrebbe degli Storm Shadow su un caccia ucraino

Il Su-24 “Fencer”

Passando al velivolo di lancio che usano gli ucraini, il Sukhoi Su-24 è un cacciabombardiere biposto e bimotore con ala a geometria variabile di fabbricazione sovietica/russa che nasce alla fine degli anni Sessanta (primo volo 1967) e ha cominciato a entrare in servizio in Unione Sovietica nel 1974. Tra il 1967 e il 1993 ne sono stati prodotti approssimativamente 1400 esemplari che equipaggiano oggi le aeronautiche di Russia, Ucraina, Algeria, Siria, Sudan, Bielorussia (tenuti in riserva) e Iran. Risulta che le forze del generale libico Khalifa Haftar abbiano rimesso in condizione di volo i Su-24 del periodo di Gheddafi (molto probabilmente con l’aiuto di tecnici russi), e che alcuni velivoli siano stati forniti dalla Russia recentemente.

La versione M del cacciabombardiere ha cominciato a entrare in servizio a partire dal 1983 ed è stata modernizzata a partire dal 2000 (prendendo il nome di Su-24M2) con l’introduzione di un nuovo sistema di navigazione (SVP-24 che si affida interamente alla rete satellitare russa Glonass), un nuovo sistema di controllo delle armi, nuovo Hud (Head Up Display tipo ILS-31, lo stesso dei Su-27SM, e l’integrazione di nuovi armamenti (come i vettori da crociera Kh-31A/P, Kh-59Mk, e le bombe Kab-500S). In Russia la modernizzazione è continuata e tutti i cacciabombardieri di prima linea nel Distretto Militare Centrale russo hanno ricevuto i nuovi sistemi SVP-24 nel 2013.

Nell’aviazione ucraina, sino al periodo precedente il conflitto in atto, erano ancora in servizio 12 Su-24M (alcune fonti riportano 14) e 9 Su-24MR, versione da ricognizione sprovvista del radar di attacco Orion-A. Da fonti open source di intelligence è noto che probabilmente sono 17 i Su-24 (tra M e Mr) andati perduti durante la guerra, e ne risultano ancora in servizio 8 (dati della versione M), quindi è possibile che le valutazioni pre-conflitto sulla forza complessiva di questi velivoli fossero errate oppure che gli ucraini siano riusciti a metterne in condizione di volo alcuni cannibalizzandone altri in loro possesso (al termine della Guerra fredda ne disponevano 120).

Problemi di “lingua”

Il Su-24 è quindi un velivolo di progettazione sovietica, la cui produzione è continuata brevemente in Russia post collasso dell’Urss, e pertanto “parla una lingua diversa” rispetto ai cacciabombardieri di fabbricazione occidentale.

L’utilizzo, su questo cacciabombardiere, dei missili da crociera “Storm Shadow” ha quindi presentato alcune necessità di adeguamento, come accaduto anche per il missile antiradiazioni Agm-88 Harm (e come accadrà per gli Aim-9 e Aim-7).

La questione principale è legata ai cablaggi che permettono al vettore di comunicare col caccia, e quindi, ad esempio, di permetterne lo sgancio. Questa problematica potrebbe essere stata facilmente risolta col montaggio di un pilone adattivo sul Su-24 ma resta l’incognita su tutto quanto connesso all’inserimento dei dati di lancio (coordinate obiettivo e rotta del missile), che necessita di un software installato sul velivolo per poterlo effettuare da parte del pilota. Questo problema potrebbe essere stato aggirato facilmente qualora vi sia la possibilità di preimpostare i dati a terra, quindi usando un terminale occidentale che li carica prima dell’aggancio al caccia: in questo caso il pilota non dovrebbe fare altro che volare e premere il pulsante di sgancio, ed il missile procederebbe automaticamente verso il suo bersaglio senza intervento durante il volo del caccia.

Non sappiamo, perché non reso noto da Mbda, se lo “Storm Shadow” abbia un sensore passivo in grado di permettere la modifica della rotta in tempo reale sfruttando variazioni delle coordinate del bersaglio, rispetto a quelle preimpostate al momento del lancio, provenienti da altri assetti presenti (ad esempio droni da ricognizione).

Foto in copertina diffusa dall’Aeronautica ucraina

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