L’Ucraina ha preannunciato, ormai da tempo, il lancio di una nuova controffensiva per cercare di riconquistare parti di territorio e, possibilmente, interrompere la continuità del fronte oppure mettere a segno un’azione che possa costringere i russi a porre termine alle ostilità, magari recuperando parti consistenti della regione del Donbass.

La volontà di Kiev di mettere in atto una nuova azione di ampio respiro è stata resa pubblica da mesi, ma nonostante segnali della sua predisposizione, ancora sembra non essere imminente, tanto che siamo passati dal parlare di una “controffensiva di primavera” a ipotizzarne una estiva.

Da questo punto di vista è possibile che lo Stato maggiore ucraino utilizzi lo stesso schema visto la scorsa estate, quando ha propagandato una controffensiva a Kherson per poi colpire anche in un’altra direzione, quella di Kharkiv, col risultato di un cedimento del fronte in quest’ultimo settore.

Se controffensiva sarà, e molti segnali, come vedremo, ci portano a pensarlo, gli ucraini si troveranno a dover superare una serie di fortificazioni russe costruite lungo la totalità del fronte ma con spessore e caratteristiche diverse: lungo la linea che corre dal fiume Dnepr sino a Donetsk, in particolare nella zona centrale di quel settore, i russi infatti hanno costruito almeno 3 linee di difesa per dare profondità e quindi consumare e limare l’impeto iniziale del possibile attacco. Campi minati, reticolati, fossati, trincee, ostacoli per carri armati (come i “denti di drago”) sono stati distribuiti con un particolare criterio: rallentare l’avanzata, canalizzarla e sfruttare il territorio e le difese per cercare di annientare le punte di lancia ucraine concentrando i reparti di fanteria/meccanizzati e corazzati migliori nella terza linea di difesa, in modo che si trovino davanti le unità ucraine già consumate dalle prime due.

Il rallentamento dell’avanzata ucraina avrebbe anche il vantaggio per i russi di poter usare al meglio l’artiglieria (sia essa a razzo o a obice) nonché poter gettare nella mischia i carri armati in relativa sicurezza.

La parte più fortificata, con strutture di difesa che si allungano per chilometri, è nella regione meridionale di Zaporizhzhia ovvero in una zona in cui uno sfondamento ucraino potrebbe tagliare in due il fronte meridionale, interrompendo la continuità territoriale tra la Crimea e la Federazione russa, quindi costringendo Mosca a inviare rifornimenti via mare o sfruttando l’unica linea terrestre possibile: il ponte sullo Stretto di Kerch che quindi diventerebbe un obiettivo di altissimo valore per i sistemi a lungo raggio ucraini, e pertanto un collegamento molto fragile.

La parte meno fortificata, invece, è quella del settore occidentale del fronte meridionale, a est di Kherson, ma qui ci ha pensato la natura a porre un importante ostacolo: il fiume Dnepr, e lo Stato maggiore russo ritiene che, stante lo scarso livello dei mezzi navali ucraini, un’operazione di sbarco anfibio in forze sia molto poco probabile.

I russi questa volta hanno imparato bene dai loro errori della passata estate, e gli stessi ucraini riferiscono che sono meglio organizzati dal punto di vista difensivo, fattore che, insieme a una certa scarsità di mezzi per lo sminamento e superamento delle barriere, genera un certo nervosismo in quel di Kiev.

Per riconquistare il territorio gli ucraini dovranno quindi perforare le fortificazioni russe, cosa che richiede addestramento e attrezzature speciali, nonché un’attenta ricognizione per trovare un eventuale punto debole, probabilmente uno dei numerosi motivi per il quale la tanto attesa controffensiva non è ancora iniziata.

Tra le varie attrezzature speciali l’Ucraina ha i veicoli sminatori, come l’UR-77 “Meteorit”, un veicolo di progettazione sovietica che utilizza lo stesso telaio del vecchio obice 2S1. Questo mezzo corazzato utilizza cariche esplosive poste lungo dei cavi che vengono sparate fino a 90 metri di distanza: una volta che le cariche vengono fatte detonare, all’unisono, viene liberato un corridoio in un campo minato. Lo stesso mezzo viene utilizzato anche dall’esercito russo, ma i Paesi occidentali hanno anche inviato alcuni moderni veicoli corazzati del genio, incluso il carro sminatore Leopard 2R che sfrutta un aratro corazzato montato in posizione anteriore per sollevare e far esplodere le mine lungo il suo percorso.

L’opzione migliore per questo tipo di lavoro sarebbe l’M1150 Assault Breacher Vehicle, basato sul telaio del carro armato M1 Abrams di fabbricazione americana, che tuttavia non è disponibile perché Washington non l’ha mai inviato nonostante fosse stata sollecitata a farlo. Gli Stati Uniti, nei vari pacchetti di armamenti inviati all’Ucraina, hanno più volte elencato generiche “attrezzature per lo sminamento”, senza però fornire dettagli, ma attraverso fonti open source sono stati individuati gli M58, noto anche come Miclic.

La sfida, per la Russia, sarà individuare il punto esatto del fronte in cui, possibilmente, si metterà in atto la controffensiva ucraina, ma per Kiev possibilmente la sfida è ancora maggiore in quanto dovrà effettuare un lavoro di disarticolazione delle difese presenti sul fronte.

Difese che non sono solo russe. Infatti anche l’esercito ucraino ha disposto campi minati lungo la linea di contatto, e la controffensiva richiede che essi vengano eliminati: un lavoro che, come riferisce il Washington Post, viene effettuato da genieri ucraini nottetempo e con fatica. Stando a quanto riferito dal quotidiano statunitense, questa attività va avanti da settimane sebbene, per ovvi motivi di segretezza, non si sappia esattamente dove esso venga svolto. Altro fattore che spiegherebbe il ritardo nel lancio della controffensiva.

Se guardiamo all’ultimo pacchetto di equipaggiamenti militari per l’Ucraina annunciato dagli Stati Uniti, possiamo notare che si citano, ancora una volta genericamente, “attrezzature e sistemi per lo sminamento” e “munizioni da demolizione per l’eliminazione degli ostacoli”, ma nessun altro tipo di veicolo: questo potrebbe voler dire che tutto quanto occorre per l’organizzazione delle unità meccanizzate/corazzate ucraine da usare per la controffensiva è stato già fornito nei mesi scorsi, e quindi – se l’addestramento è proseguito speditamente – i reparti sono praticamente pronti.

Spostandoci brevemente sul lato russo, abbiamo già avuto modo di sottolineare come la sostanziale inattività lungo il fronte (fatta esclusione per l’area di Bakhmut) di questi mesi potrebbe essere uno dei segnali che preannunciano una nuova offensiva, anche considerando il ritiro dei miliziani del Gruppo Wagner dalla cittadina recentemente conquistata e dall’intensa e quasi continua recente attività di attacco dall’aria sulla capitale ucraina, messa in atto molto probabilmente anche per consumare le difese missilistiche e accentrarne i sistemi intorno alla capitale, in modo da poter avere più margine d’azione nei cieli in caso di una nuova offensiva ma anche perché, in questo modo, in caso di primo attacco ucraino le forze aeree russe potrebbero reagire in modo meno contrastato, opzione considerabile anche per la decisione dell’Occidente di inviare all’Ucraina missili aria-aria Aim-9 e Aim-7, che troverebbero impiego sui caccia di Kiev per cercare di abbattere gli assetti aerei avversari.

Abbiamo cercato, in queste ultime righe, di dare alcuni possibili scenari, ma come sempre la “nebbia di guerra” non ci permette di dare valutazioni predittive con un buon grado di certezza: quanto accadrà nelle prossime settimane, pertanto, dimostrerà la veridicità o meno di certe valutazioni.

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