“Accogliere l’Ucraina nella Nato sarebbe una follia strategica per gli Stati Uniti e i loro alleati europei. Mosca ha chiarito in più occasioni che l’adesione dell’Ucraina alla Nato avrebbe oltrepassato una ‘linea rossa’ che nessun governo russo tollererà. Significherebbe molto probabilmente una guerra tra Russia e Nato, uno sviluppo che sarebbe catastrofico per tutti gli interessati”. A dirlo è il professor Ted Galen Carpenter, saggista e ricercatore presso il think-tank statunitense Cato Institute e collaboratore della prestigiosa rivista The National Interest. A InsideOver l’esperto di geopolitica spiega perché accogliere Kiev nella Nato rappresenterebbe un gravissimo errore strategico che potrebbe portare l’Alleanza Atlantica in guerra con Mosca e quali sono i possibili scenari alla luce delle tensioni fra i Paesi occidentali e la Federazione Russa delle ultime settimane. Per Carpenter occorre rivedere innanzitutto gli obiettivi della Nato: “È atteso da tempo un riesame degli obiettivi della Nato. I leader dell’occidente devono valutare se l’Alleanza Atlantica offre dei vantaggi in un sistema internazionale molto diverso da quello in cui è stata creata”. Un concetto, questo, approfondito di recente anche da Michael Kimmage in un fondamentale articolo pubblicato su Foreign Affairs, nel quale lo studioso spiega come l’Alleanza Atlantica sia profondamente “inadatta all’Europa del XXI secolo” e la sua continua espansione ad est un errore che provoca instabilità.

“Putin potrebbe invadere l’Ucraina senza le rassicurazioni dell’Occidente”

I negoziati fra Russia e Stati Uniti proseguono, ma la tensione rimane alle stelle. Come riportato dall’Ansa, l’incontro tra il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il suo omologo russo Serghei Lavrov a Ginevra (“franco e sostanziale”) c’è stato – non era scontato – ma ha certificato nuovamente la distanza tra le parti. Mosca si è presentata chiedendo il ritiro degli effettivi Nato da Bulgaria e Romania, come già esplicitato nelle bozze di trattato pubblicate a dicembre – proposte respinte con sdegno dai due stessi Paesi dell’alleanza, oltre che dalla stessa Nato. Lavrov ha preteso nuovamente “risposte scritte” e Blinken le ha promesse per la prossima settimana. Ma ha anche intimato al Cremlino di “fornire prove” che non sta preparando l’invasione dell’Ucraina. Ciò che molti analisti infatti si chiedono è: Putin invaderà l’Ucraina?



“Nato e Stati Uniti maggiormente responsabili delle tensioni con Mosca”

Secondo Ted Galen Carpenter, “se i leader occidentali non negoziano seriamente e non offrono concessioni che affrontano le reali preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza, Putin potrebbe benissimo intraprendere un’azione militare in Ucraina”. È più probabile che questa mossa, spiega l’esperto, “prenda la forma di limitate incursioni al confine per ampliare l’area controllata dai separatisti filo-russi che di un’invasione su vasta scala per conquistare l’intero Paese. Quest’ultima ipotesi non solo porterebbe a nuove, importanti sanzioni economiche occidentali, ma richiederebbe un’estesa occupazione militare”. Ma chi è maggiormente responsabile delle gravi tensioni delle ultime settimane? L’esperto del Cato Institute non ha dubbi in merito: “Gli Stati Uniti e la Nato hanno le maggiori responsabilità per la nuova Guerra fredda con la Russia. L’allargamento della Nato al confine con la Russia è stato estremamente provocatorio, così come il massiccio aumento delle esercitazioni militari della Nato  negli ultimi anni”. Le chiacchiere sul portare Ucraina e Georgia nell’Alleanza, spiega, “hanno intensificato la provocazione. Aiutare a rovesciare l’eletto presidente filo-russo dell’Ucraina nel 2014 ha fatto aumentare le tensioni, così come le vendite di armi da parte degli Stati Uniti e di altri paesi della Nato (soprattutto la Turchia) al governo rapidamente anti-russo di Kiev”.

“Atteggiamento russo frutto delle ingerenze dell’Occidente”

E ancora: “L’invasione della Crimea da parte della Russia nel 2014 è stata una risposta diretta all’ingerenza occidentale in Ucraina per creare un cliente politico, economico e militare ostile alla Russia. I leader russi temevano la perdita della fondamentale base navale di Sebastopoli. Anzi, temevano, a ragione, che in pochi anni potesse diventare una minacciosa base Nato”. Gli Stati Uniti e diversi paesi dell’Unione Europea, spiega Carpenter, “si sono intromessi spudoratamente per assistere i manifestanti determinati a spodestare Yanukovich. Potrebbe essere un’esagerazione definire la cosiddetta rivoluzione di Maidan un colpo di stato occidentale, ma si può capire perché Mosca possa aver visto gli eventi in quel modo”. Ma che cosa vuole la Russia per fermare una possibile escalation? Secondo l’esperto, “i leader russi stanno cercando una garanzia scritta dalle potenze occidentali che l’Ucraina non sarà mai ammessa alla Nato e che non ci sarà mai una presenza militare della NATO in Ucraina. Stanno anche cercando un impegno per porre fine alla vendita di armi a Kiev e cessare qualsiasi esercitazione militare congiunta tra le forze dell’Alleanza e l’Ucraina”.



Gli errori di Biden: “Politica goffa e inetta”

Il problema, secondo Carpenter, rimane sempre l’espansione della Nato a est, ai confini della Russia. Per questo motivo i leader occidentali non riescono a comprendere l’atteggiamento di Mosca: “I funzionari degli Stati Uniti e della Nato di solito non riescono a capire che l’espansione dell’Alleanza verso est dal 1998, la sua crescente presenza militare e le esercitazioni militari alle porte della Russia e il tentativo sconsiderato di fare dell’Ucraina un membro della Nato sono tutte mosse che minacciano profondamente il nucleo degli interessi di sicurezza di Mosca. Si può immaginare quale sarebbe la reazione degli Stati Uniti se una potente alleanza militare guidata dalla Russia cercasse di fare del Canada o del Messico un membro e un’area avanzata per la propria proiezione del potere. Probabilmente saremmo già stati in guerra”. La strategia dell’amministrazione Biden è parte del problema: “L’amministrazione Biden – spiega – sembra stia tentando di evitare una crisi militare. Tuttavia, ha contribuito a causare i problemi continuando a vendere armi all’Ucraina e rilasciando ripetute dichiarazioni indicando che gli Stati Uniti e la Nato avrebbero protetto la “sovranità” dell’Ucraina. Tali azioni probabilmente hanno portato il governo Zelensky a credere di avere il sostegno militare occidentale in caso di crisi. È stata una politica goffa e inetta da parte di Washington e potrebbe comunque portare a una tragica guerra”.