L’F-16, soprannominato “Fighting Falcon“, o “Sufa” (Tempesta) come lo chiamano gli israeliani che lo impiegano assiduamente nelle loro ultime missioni, è un velivolo multiruolo in configurazione monoposto/biposto monomotore sviluppato nei distanti anni ’70 per l’aeronautica degli Stati Uniti, che allora cercava un velivolo da combattimento di nuova concezione. E il Falco, come capostipite di una nuova generazione di aerei da guerra, ha saputo dimostrare sono solo il suo valore come mezzo tattico, ma la sua indiscutibile longevità: consegnato nella sua prima versione all’Usaf nel 1978, sfiorerà le nuvole almeno fino al 2025. Oltre sessantacinque anni trascorsi nei cieli dei più differenti teatri di combattimento, in forza a 25 aeronautiche di altrettanti paesi, anche in lotta tra loro.

Quando lo Stato Maggiore dell’Aeronautica giunse alla conclusione che la “guerra aerea” era cambiata, e che non era più tempo di duelli e manovre quando già nei cieli del Vietnam tutto veniva deciso dai missili aria-aria e dalla velocità dei velivoli che li trasportavano, il Pentagono si rivolte alla General Dynamics Corporation (poi acquisita da quella che oggi è la Lockheed Martin) per sviluppare il nuovo aereo da combattimento che avrebbe dovuto servire l’Usaf e altre 12 forze aeree della Nato e di quel blocco di nazioni sparse per il mondo che erano alleate di Washington. L‘F-16 venne perciò formalmente ordinato nel distante 1972, quando il velivolo più simile in linea nell’Us Air Force era l’F-4 Phantom II: un velivolo che rappresentava appieno la cosiddetta “terza generazione” di aerei da guerra.

L’F-16, lungo 15 metri con un’apertura alare di 9,45 metri, fu sviluppato per alloggiare singolo motore turbofan Pratt & Whitney, capace di generare una spinta da 102 a 130 kilonewton, e raggiungere un’accellerazione che lo avrebbe portato a doppiare la velocità del suono. L’abitacolo avrebbe accolto tutte le più sofisticare strumentazioni sviluppate a quel tempo, e sui suoi piloni alari e quelli posti sotto la fusoliera, avrebbe trasportato già nell’anno del suo battesimo dell’aria una vasta gamma di bombe e missili. Dal comune munizionamento a caduta libera ai missili guidati tramite un innovativo telemetro laser per la soppressione delle difese antiaeree/radar e, per i dog-fight che aveva proprio spinto l’intelligence a commissionare all’industria bellica il falco, missili aria-aria di lungo, corto e medio raggio. Era stato mantenuto, per ogni evenienza, un cannone da 20 mm M61 Vulcan. L’F-16 è configurato per trasportare e lanciare munizionamento nucleare.

Appena pronto al combattimento, il Falcon entrò in forza negli Stati Uniti nei primi anni ’80 e a seguire nelle forze aeree di Egitto e Giordania – come in quelle di Israele – e poi in Pakistan, in Belgio, nei Paesi Bassi, in Turchia e Corea del Sud, a Singapore. L’Italia, ma solo del 2003, ne ricevette 34 velivoli da impiegare come intercettori. Il Giappone ne fece la base per sviluppare una sua propria versione: il Mitsubishi F-2. Attualmente si considerano 4.500 velivoli sviluppati nei vari “block” (da 1 a 70) su base e licenza del Falcon. Come velivolo da combattimento mostrò subito la sua efficacia, sia nel combattimento aereo e che nell’attacco al suolo, durante il israelo-siriano del 1982, e poi fu ampiamente impiegato nella Golfo Persico del 1990-1991. Proprio una formazione di F-16 “Sufa” dell’Aviazione israeliana fu protagonista nel 1981 dell’Operazione “Babilonia”: il raid sul reattore nucleare siriano di Osiraq.

Nel 1995 il primo F-16 dell’Usaf venne abbattuto nei cieli della Bosnia da un missile Sam. Un secondo F-16 americano venne abbattuta nei cieli della Serbia nel 1999, durante l’operazione “Allied Force”. Nonostante l’aereo fosse stato letteralmente tranciato in due dalle schegge, il pilota riuscì a lanciarsi e venne recuperato. Più recentemente invece, un F-16 della forza aerea israeliana è stato abbattuto da un missile S-200 sparato dai sistemi di difesa siriani. Il velivolo biposto era stato impiegato in uno dei raid che Israele continua a condurre imperterrito su obiettivi sciiti in tutto il Medio Oriente. L’aereo cadde in territorio israeliano e l’equipaggio riuscì a lanciarsi. L’F-16 fu anche protagonista, questa volta come velivolo abbattitore, del duello aereo che vide contrapposte Turchia e Russia durante ka crisi siriana, quando un Sukhoi Su-24 russo cadde preda di un missile aria-aria per via di uno “sconfinamento”.

Secondo i piani dell’Usaf, il Falcon servirà l’aeronautica americana per un altro quinquennio. Dopo di allora i 941 velivoli verranno radiati. Ad eccezione, forse, di quelli che vengono impiegati come “aggressori” nelle esercitazioni di duello aereo che addestrano i piloti al combattimento, e quella nella loro ultima versione a pilotaggio remoto. Una serie di velivoli “falcon”, i Qf-16, è stata infatti modificata per essere pilotata a distanza, come droni, e per essere impiegati come sofisticato “bersaglio” in diversi tipi d’esercitazione. Gli altri paesi, come Israele e Giordania, e come tutte le forze aeree orientali che spesso schierano questo velivolo come punta di diamante delle loro forze aeree, potrebbero concedere ancora molto carriera a questo longevo velivolo da combattimento che ha fatto senza dubbio epoca.





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