La Norvegia, seguendo l’esempio di Danimarca e Paesi Bassi, cederà alcuni suoi cacciabombardieri F-16 all’Ucraina. Lo ha affermato giovedì 24 agosto il primo ministro norvegese Jonas Gahr Stoere.
Come sappiamo, lo scorso venerdì i governi di Danimarca e Paesi Bassi hanno deciso di consegnare all’aviazione ucraina alcuni F-16 che dovrebbero cominciare ad arrivare all’inizio del 2024. I due Paesi hanno spinto durante questi mesi per addestrare i piloti ucraini a pilotare i caccia di fabbricazione statunitense e infine per consegnarli a Kiev, che li richiede da più di un anno.
Il governo di Oslo non ha fornito ulteriori dettagli in merito, affermando che numeri e tempi per la consegna saranno comunicati “a tempo debito”.
L’anno scorso l’aeronautica norvegese ha ritirato 57 F-16 dal servizio attivo e successivamente ha accettato di venderne 32 alla Romania, mentre altri 12 velivoli dovrebbero essere venduti a una società privata che fornisce addestramento all’aeronautica statunitense, anche se questo accordo deve ancora ricevere l’approvazione finale, e si pensa che i caccia da cedere all’Ucraina siano proprio questi ultimi. I 13 rimanenti, invece, risultano essere troppo costosi o difficili da riparare e potrebbero essere collocati in un museo, utilizzati per parti di ricambio o inviati alla rottamazione.
La decisione norvegese non deve stupire: risulta ormai chiaro che la Nato abbia puntato da tempo sugli F-16 come velivolo da combattimento da cedere all’Ucraina per tutta una serie di motivi.
Innanzitutto il caccia è stato il più diffuso all’interno dell’Alleanza Atlantica sino all’avvento dell’F-35: Italia, Norvegia, Grecia, Paesi Bassi, Belgio, Polonia, Portogallo, Romania e Turchia usano o hanno usato il velivolo.
In totale, il caccia è stato prodotto in più di 4600 esemplari da quando è stato immesso in servizio, nel lontano 1978. Inoltre, il velivolo è forse il più diffuso a livello globale avendo riscosso parecchio successo nelle esportazioni per via del costo contenuto e delle sue ottime prestazioni: sono 25 in totale le forze aeree, comprese quelle Nato, che ancora lo hanno in servizio, con quelle di Taiwan, Israele, Turchia ed Egitto che ne posseggono, ciascuna, più di 200, senza considerare gli Stati Uniti, dove il caccia è presente in più di 900 esemplari.
Una tale diffusione, con tali numeri, significa avere una catena di approvvigionamento di pezzi di ricambio solida e ben rodata, un elevatissimo numero di personale addestrato all’utilizzo e al mantenimento del velivolo – essenziale per addestrare gli ucraini in tempi brevi – e la possibilità, data anche dalle numerose versioni prodotte, di recuperare dai “magazzini” velivoli rapidamente riadattabili per essere consegnati a Kiev. Un altro fattore non insignificante sono i costi: l’opzione F-16 è praticamente a costo zero proprio per le motivazioni espresse sinora.
Il velivolo è tra i primi della quarta generazione e, nonostante la vetustà, le sue numerose varianti aggiornate offrono un vasto spettro di scelta per permettere all’aviazione di Kiev di avere un cacciabombardiere multiruolo abbastanza adatto al campo di battaglia.
Inoltre, proprio questa varietà di versioni, permette anche agli Stati Uniti di non correre il rischio di cedere all’aviazione ucraina “materiale sensibile” che potrebbe accidentalmente finire nelle mani russe qualora il relitto di un caccia abbattuto dovesse essere recuperato.
Riteniamo che il velivolo sia in grado di affrontare alla pari i Su-27 e 33 dell’aviazione russa – ma chiaramente occorrerà un addestramento adeguato per i piloti – mentre davanti a Su-35 e MiG-31 si troverebbe in difficoltà per le caratteristiche di questi caccia e per le relative tattiche di combattimento (per il MiG-31, ad esempio, lo scontro beyond visual range).
Proprio per evitare che componenti sensibili di avionica possano essere recuperati dai russi, è plausibile pensare che il Pentagono abbia posto il veto sulla cessione degli F-16 polacchi (o greci) che sono della versione Block 52+ e sono dotati, ad esempio, di un radar Aesa (Active Electronically Scanned Array) tipo AN/APG-68(V)9 che permette un aumento del 30% del raggio di rilevamento, di cinque volte della velocità di elaborazione, di dieci volte della memoria, nonché miglioramenti significativi in tutte le modalità e resistenza al jamming.
In concomitanza con la notizia della cessione degli F-16 danesi e olandesi all’Ucraina, siamo venuti a conoscenza dei colloqui tra Kiev e Stoccolma per cercare di ottenere i cacciabombardieri Jas-39 “Gripen”, che nonostante siano velivoli di generazione 4+ (tra i primi a essere prodotti) non rappresenterebbero una scelta sensata per l’aviazione ucraina.
Il problema, infatti, è avere una linea di volo differenziata con tutto quanto ne consegue per il caso specifico ucraino: due tipologie di velivoli diverse significherebbe raddoppiare la catena logistica e relativo apprendimento da parte del personale ucraino, significherebbe quindi anche addestrare i piloti su due macchine diverse, e l’aviazione di Kiev non ne ha tanti a disposizione, inoltre diventerebbe complicato sapere come usare i due caccia al meglio per i pianificatori di missione, che non si sono mai trovati ad avere a che fare con velivoli di tipo occidentale.